L’alto Adige si prepara a riorganizzare la propria assistenza sanitaria territoriale, puntando su strutture più vicine ai cittadini e servizi organizzati per migliorare la qualità della cura. La giunta provinciale ha dato il via libera, il 10 giugno, alle linee guida per lo sviluppo di nuove strutture basate sul Piano nazionale di ripresa e resilienza . L’obiettivo è fornire un modello organizzativo capace di rispondere in modo più preciso ai bisogni della popolazione, soprattutto nelle aree rurali della provincia.
Il ruolo delle case della comunità nella nuova assistenza territoriale
Le case della comunità rappresentano un punto centrale in questa rinnovata rete di assistenza. Si tratta di strutture che riuniscono sotto il medesimo tetto servizi medici e sociali, offrendo un riferimento unico e facilmente accessibile per la popolazione. Ogni casa integra diverse figure professionali: medici di medicina generale, pediatri, infermieri, specialisti , operatori dell’assistenza domiciliare e servizi di prevenzione.
L’idea è superare il modello tradizionale dei distretti sanitari, includendo tecnologia moderna e una vasta gamma di interventi sanitari e sociali. La collaborazione tra i diversi operatori punta a una cura coordinata, più efficace e personalizzata. Questo sistema si focalizza in modo particolare sui pazienti cronici, i quali potranno accedere a percorsi di cura mirati che riducono il rischio di ricoveri inutili e la pressione sui pronto soccorso.
Leggi anche:
L’assessore provinciale Hubert Messner ha spiegato che “questa strategia avvicina l’assistenza alla popolazione, offrendo servizi più completi e riducendo la necessità di spostamenti frequenti.” Alcuni cantieri sono già in fase avanzata: le case della comunità di Bressanone, Chiusa, Naturno e San Candido sono complete, quella di Laives quasi terminata, mentre quelle di Brunico e Merano sono in costruzione. A breve partiranno i lavori per strutture a Bolzano, Merano e Vipiteno. L’apertura è prevista entro la fine del 2026 per tutte le dieci case programmate.
Le centrali operative territoriali e il supporto alla continuità assistenziale
Le cinque centrali operative territoriali già funzionanti, situate a Bolzano, Merano, Bressanone e Brunico, assumono il compito di gestire la continuità dell’assistenza per i pazienti in uscita dall’ospedale. Questi centri facilitano il passaggio da una degenza ospedaliera a cure domiciliari, a strutture di ricovero o a servizi intermedi, evitando interruzioni nelle cure.
Le centrali agiscono come un collegamento operativo tra ospedali e territorio, coordinando le risorse disponibili e i servizi necessari in modo tempestivo. In questo modo si riduce il rischio di complicazioni post-ricovero che spesso derivano da un’assistenza frammentata o inadeguata. Questa organizzazione promuove un accompagnamento più attento nei momenti più delicati della cura, contribuendo a un sistema sanitario più fluido e centrato sul paziente.
Ospedali di comunità: spazi dedicati alle cure intermedie
A Bolzano, Merano e Egna sono previsti tre nuovi ospedali di comunità, destinati a pazienti che non necessitano più del ricovero in ospedale ma richiedono ancora monitoraggio medico e infermieristico. Queste strutture offriranno posti letto per cure intermedie, gestite da medici di medicina generale e personale infermieristico.
Il modello si rivolge in particolare a chi necessita di assistenza dopo un ricovero acuto, per completare la fase di recupero in un ambiente meno ospedaliero ma comunque sotto controllo sanitario. Lotta contro i lunghi periodi di richiamo ospedaliero e segue i pazienti in un percorso più vicino al territorio di residenza.
La nuova rete di strutture ospedaliere di comunità si integra con case della comunità e centrali operative territoriali, formando un sistema in cui le varie esigenze di cura trovano uno spazio dedicato. Questo garantisce una miglior gestione delle risorse e un’assistenza più mirata, limitando sovraccarichi negli ospedali tradizionali.
Le modifiche approvate in provincia di alto Adige indicano una svolta nel modo di offrire l’assistenza sanitaria, privilegiando la prossimità e la personalizzazione. Le strutture distribuite sul territorio, unite a servizi coordinati e a percorsi dedicati, si candidano a soddisfare una domanda sanitaria che cambia, specie nelle aree più isolate della provincia. Lo sviluppo procede con tappe già decise e cantieri in corso, per portare entro pochi anni una rete più organizzata e vicina ai cittadini.