Sulle montagne biellesi si accendono nuovamente le operazioni di soccorso dopo la sparizione di due persone in alta Valsessera. La vicenda arriva mentre le ricerche di Marino Rabolini, il 71enne di Legnano scomparso da più di una settimana, sono state sospese. Le aree impervie tra Biellese e Valsesia si confermano teatro di situazioni critiche dove la montagna impone i suoi limiti e mette alla prova chiunque si avventuri tra i sentieri.
La nuova scomparsa in alta valsessera: padre e figlio dati per dispersi
Due escursionisti, un padre e suo figlio, risultano ora dispersi in alta Valsessera, proprio al confine tra le province di Biella e Vercelli. I loro dati personali non sono stati resi noti, ma si sa che la moto di cui erano in possesso è stata trovata parcheggiata vicino a un alpeggio sul versante valsesiano, segno che il viaggio in moto si è concluso lì. I due avevano programmato di raggiungere il monte Bo, meta frequentata da appassionati di trekking ma particolarmente difficile da affrontare per il terreno. Da quel momento non hanno più dato notizie.
La zona è caratterizzata da boschi fitti e sentieri scoscesi: un ambiente che impone prudenza e richiede conoscenza approfondita del territorio. La sparizione in queste condizioni rende complicata ogni possibile comunicazione, e i telefoni cellulari non riescono a captare segnali utili, rendendo impossibile localizzare i dispersi tramite chiamate di emergenza o geolocalizzazione.
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Le operazioni di soccorso tra elicotteri e squadre a terra
Subito dopo l’allarme le squadre di soccorso si sono mobilitate. Sul posto stanno operando i vigili del fuoco con il supporto dell’elicottero Drago, un mezzo specializzato nelle missioni in montagna grazie alla sua capacità di raggiungere aree impervie in poco tempo. Accanto a loro, la guardia di finanza di Alagna con il suo soccorso alpino contribuisce con esperti addetti alla ricerca in quota.
Le operazioni sono rese complesse dal calare della notte e dalle condizioni del terreno che rallentano notevolmente la ricerca. La presenza di eventuali insidie come crepacci o precipitazioni recenti richiede un lavoro attento e coordinato, così da evitare rischi supplementari per i soccorritori stessi. L’assenza di segnali dai cellulari delle due persone rappresenta un ulteriore ostacolo per la localizzazione.
La sospensione delle ricerche di marino rabolini dopo giorni di ricerche senza esito
Mentre si susseguono le ricerche sul nuovo caso, sono state interrotte quelle per Marino Rabolini, il 71enne di Legnano scomparso dal sabato precedente in località Piedicavallo. L’uomo era uscito per un’escursione sulle montagne tra Valle Sessera e Valle Cervo, vicino a frazioni montane come Valle Mosso e Bioglio. La zona è dominata da sentieri selvaggi e boschi fitti che hanno richiesto un impiego massiccio di risorse.
Le ricerche, iniziate martedì, hanno impegnato squadre a terra, droni e mezzi aerei per scandagliare ogni possibile zona di passaggio o riparo, senza tuttavia portare a risultati concreti. I soccorritori hanno deciso di sospendere le attività in attesa di nuove indicazioni, concentrandosi su eventuali segnali che potrebbero emergere in futuro.
Marino rabolini, una figura nota tra appassionati e il club alpino italiano
Rabolini era conosciuto in città e tra gli escursionisti per il suo impegno nel mantenere la rete dei sentieri. Ex dirigente dei servizi sociali del comune di Legnano, collaborava con il club alpino italiano locale per tracciare percorsi sicuri e accessibili agli amanti della montagna. La sua esperienza e familiarità con il territorio escludono che si sia perso per incapacità o disattenzione.
Il fatto che un uomo di montagna come lui possa svanire senza lasciare traccia mette in evidenza la pericolosità di certe aree e la rapidità con cui la natura può rendere irraggiungibile chi si avventura anche con preparazione. La scomparsa di Rabolini sottolinea l’asprezza di questi luoghi e il rispetto che richiedono.
Una montagna difficile che impone rispetto in ogni stagione
La nuova emergenza che coinvolge padre e figlio ricorda quanto le montagne del Biellese e della Valsesia presentino un ambiente complesso. Sentieri nascosti, clima imprevedibile e territori aspri possono ingannare anche escursionisti esperti. L’assenza di segnali telefonici e la difficoltà di muoversi velocemente creano spesso situazioni di pericolo in caso di incidenti o smarrimenti.
Le ricerche in queste condizioni richiedono tempo e la partecipazione di squadre specializzate con mezzi adatti a lavorare su terreno difficile. Anche con tutto il supporto tecnico e umano, le operazioni sono lunghe e ostacolate da fattori naturali che non si possono controllare. La montagna resta quindi un ambiente in cui ogni passo va calcolato attentamente, soprattutto in alta quota e in zone remote.
La serie di eventi nelle Alpi biellesi evidenzia come il rispetto per il territorio e la prudenza siano fondamentali, e come l’intervento degli specialisti sia spesso indispensabile per risolvere situazioni critiche. Le autorità continuano a monitorare la situazione con la speranza di ritrovare i dispersi sani e salvi.