Negli ultimi giorni si sono registrati nuovi annunci di esuberi e uscite incentivate negli stabilimenti Stellantis in diverse città italiane. A Pratola Serra, Pomigliano d’Arco, Termoli e Melfi, centinaia di lavoratori sono coinvolti in programmi di uscita anticipata e aumento della cassa integrazione. Queste misure alimentano il timore di un progressivo svuotamento delle fabbriche e di un indebolimento del settore automotive nazionale. Le sigle sindacali chiedono risposte urgenti e un vero confronto con il governo per scongiurare ulteriori perdite occupazionali.
Nuovi esuberi confermati in stabilimenti chiave di stellantis
Nelle ultime settimane, le rappresentanze sindacali hanno ricevuto comunicazioni ufficiali da Stellantis riguardo a nuovi piani di esuberi distribuiti in vari impianti sul territorio italiano. A Pratola Serra sono stati proposti 50 lavoratori in uscita con incentivi, mentre a Pomigliano d’Arco il numero sale a 300. Più recente è la notizia che prevede 200 uscite a Termoli e 500 a Melfi, uno dei maggiori siti produttivi del gruppo. Questi interventi confermano una tendenza avviata da tempo, tesa a ridurre il numero degli addetti.
Dal 2015 a oggi, il gruppo ha perso oltre 16.000 posti di lavoro nelle sue fabbriche italiane, una riduzione che ha cambiato il volto del settore automotive nel nostro Paese. La gestione di Stellantis, secondo le organizzazioni sindacali, non ha saputo inserire nella sua strategia livelli di investimento adeguati per far fronte a questa crisi produttiva. In particolare, il ritardo nell’arrivo di nuovi modelli e la mancanza di prospettive concrete per gli impianti alimenta la preoccupazione tra i lavoratori.
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Lacune evidenti secondo i sindacati
“Il ritardo nell’introduzione di nuovi modelli e l’assenza di investimenti rappresentano un segnale chiaro della mancanza di attenzione verso il futuro degli stabilimenti italiani”, dichiarano i rappresentanti sindacali.
Lacune del piano italia e impatto sui lavoratori
Pochi giorni fa, il 17 dicembre, il ministero delle imprese e del Made in Italy ha presentato il cosiddetto Piano Italia destinato al rilancio di Stellantis. L’annuncio ha richiamato l’attenzione dei media e delle istituzioni ma non ha modificato la realtà sul campo. Le sigle sindacali evidenziano come questa serie di dichiarazioni rimanga per ora una sommaria raccolta di intenzioni senza un piano industriale dettagliato e reale.
I provvedimenti adottati in questi mesi mostrano invece un aumento significativo degli ammortizzatori sociali, con un incremento della cassa integrazione che continua da anni senza una svolta. Non si registrano novità sul progetto della gigafactory a Termoli, atteso da tempo ma ancora fermo. Nel frattempo, l’incertezza pesa sui salari e sulle condizioni di lavoro dei dipendenti, che vedono allontanarsi l’idea di una ripresa stabile dello stabilimento e di nuove assunzioni.
Il ruolo del ministero e le aspettative disattese
“Il piano annunciato dal ministero non ha ancora prodotto cambiamenti concreti sul terreno, lasciando i lavoratori in una situazione di crescente incertezza” è il commento delle organizzazioni sindacali.
Secondo i rappresentanti Fiom-Cgil, la mancanza di investimenti e il ritardo nell’introduzione di nuovi modelli compromettono il futuro del gruppo in Italia. Anche i volumi di produzione non sono destinati a raggiungere la saturazione degli impianti, aggravando ancora la situazione occupazionale e la sicurezza economica delle famiglie interessate.
Le richieste dei sindacati e la crisi del settore automotive
Le sigle sindacali Fiom-Cgil denunciano con forza la pressione che Stellantis sta esercitando sulle condizioni di lavoro e sulle prospettive di migliaia di dipendenti. Dopo anni di uso massiccio di ammortizzatori sociali, i salari sono sotto scacco e la perdita di posti di lavoro avviene senza un vero ricambio generazionale. I piani per uscire volontariamente incentivati non prevedono l’immessa di nuove forze, creando un vuoto difficile da colmare nel medio termine.
I rappresentanti chiedono un miglioramento dei trattamenti salariali per chi è già in cassa integrazione e insistono sull’urgenza di un confronto governativo diretto. Hanno chiesto di convocare una riunione a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio per affrontare il tema con un tavolo istituzionale dedicato.
Emergenza nazionale per il settore automotive
La situazione viene definita una vera emergenza a livello nazionale. Il rischio concreto è la perdita definitiva di un pezzo di industria strategica, con riflessi negativi non solo nelle fabbriche Stellantis ma anche nelle aziende della componentistica che ruotano intorno a questa filiera. Senza un piano chiaro e investimenti consistenti, la crisi rischia di amplificare le difficoltà occupazionali nel settore automotive.