In un momento segnato da conflitti e violenze tragicamenti radicati, nuove voci emergono per narrare il dramma che attraversa il Medio Oriente. Scandar Copti, regista palestinese con cittadinanza israeliana, porta alla luce con il suo film “Happy Holidays” aspetti poco esplorati delle vite intrecciate di israeliani e palestinesi. Il progetto, presentato in anteprima e accompagnato da una serata benefica, sfida il dolore del presente con una testimonianza visiva che interpella lo spettatore sull’eredità di oppressione e resistenza.
Scandar copti e il contesto della sua opera
Scandar Copti, nato nel 1975, ha costruito la sua carriera come una voce originale nel cinema del Medio Oriente. Candidato all’Oscar per “Ajami” nel 2010 – un film che ha segnato un punto di svolta nel raccontare le complessità delle società israeliana e palestinese – oggi ritorna con un’opera che esplora in modo profondo le tensioni sociali e familiari di due popoli coesistenti con difficoltà. Copti sottolinea come, malgrado la disperazione generata dagli eventi di Gaza e dalla situazione in Cisgiordania, la speranza non debba essere cancellata.
Una storia di dominazioni e resistenza
Il regista parla di una lunga storia di dominazioni e oppressioni che non durano per sempre. Da imperi come quello romano e ottomano, fino alle modalità di controllo britannico in Irlanda o il regime di apartheid, ogni sistema alla fine soccombe. Questo messaggio storico trova posto nella sua visione personale di necessità di resistenza, anche attraverso la cultura. La scelta di presentare “Happy Holidays” in Italia, in una serata introdotta da Nanni Moretti e con i proventi a favore di Emergency, dimostra l’impegno civile di Copti oltre al valore artistico.
Leggi anche:
Trama e personaggi di happy holidays tra due culture
“Happy Holidays” concentra la sua narrazione su quattro vicende che si intrecciano attraverso le figure femminili di due generazioni, provenienti da una famiglia israeliana e una palestinese, entrambe residenti ad Haifa. Il film utilizza attori non professionisti per mantenere una resa autentica e realistica delle esperienze raccontate. Le storie si sviluppano intorno a dinamiche di condizionamento, violenza fisica ed emotiva, e tensioni sociali profonde.
Violenza e oppressione interiorizzate
Attraverso queste donne, si mettono in evidenza le conseguenze di sistemi oppressivi differenti che però si riflettono l’uno nell’altro: un patriarcato radicato e un sistema militare che imprigiona sia l’oppresso che l’oppressore. Ciò che emerge è un quadro familiare in cui le violenze non sono solo esterne ma anche interiorizzate dalle madri, che spesso normalizzano l’oppressione come unica maniera di adattarsi e sopravvivere. La complessità del racconto non si ferma alla politica ma scava nei rapporti personali, nei pregiudizi quotidiani e nelle limitazioni imposte da un clima di conflitto.
Il film come specchio di tensioni reali e contemporanee
Le riprese di “Happy Holidays” si sono svolte tra il 2020 e il 2022, prima degli eventi dell’ottobre 2023 che hanno aggravato la crisi in Medio Oriente con gli attacchi di Hamas e la successiva guerra a Gaza. Eppure il film sembra anticipare quella escalation di tensioni. Copti racconta che molti spettatori hanno notato in questa narrazione una sorta di previsione del clima di rottura e violenza imminente.
Un meccanismo ripetuto di sofferenza
Il regista attribuisce questa capacità alla rappresentazione di sistemi oppressivi che bloccano sia chi subisce la violenza sia chi la esercita. Le madri che normalizzano la sofferenza diventano simbolo di un meccanismo ripetuto nel tempo, dove la sopravvivenza richiede di accettare costrizioni profonde e quasi invisibili. “Happy Holidays” diventa allora uno specchio in cui riflettersi per comprendere come il trauma, la paura e la repressione coesistano e alimentino una spirale di dolore che coinvolge elementi privati e pubblici.
La serata di presentazione e l’impegno sociale
Il 3 luglio, con l’uscita nelle sale italiane, “Happy Holidays” ha avuto un primo momento di visibilità importante al Nuovo Sacher di Roma. La serata è stata introdotta da Nanni Moretti, figura di spicco del cinema italiano, e l’intero incasso è stato devoluto a Emergency, l’organizzazione umanitaria attiva nell’assistenza alle vittime di guerra e povertà.
Arte e responsabilità civile
Questo evento sottolinea il legame centrale del film tra arte e impegno civile. Copti sottolinea la sua esperienza e la necessità di usare il cinema come forma di resistenza. Presentare un’opera che racconta storie difficili e delicate diventa, infatti, un atto politico in un momento di grande sofferenza civile. La scelta di coinvolgere il pubblico italiano contribuisce a diffondere una narrazione spesso marginalizzata e a costruire una memoria collettiva condivisa.
Con “Happy Holidays”, Scandar Copti consegna quindi un racconto intimo e potente, capace di illuminare un angolo oscuro del conflitto tra israeliani e palestinesi, attraverso le vite di chi abita quei territori e porta con sé ferite antiche e nuove.