Il tribunale di Verbania ha riaperto il procedimento riguardante la tragedia della funivia del Mottarone, avvenuta il 23 maggio del 2021. Quel giorno persero la vita 14 persone, in seguito al cedimento della cabina durante la risalita. Dopo l’interruzione del primo processo preliminare, si è tornati a discutere del caso con una nuova udienza davanti al presidente del tribunale Gianni Macchioni.
Dettagli della nuova udienza preliminare
L’udienza ripresa questa mattina segna una fase cruciale per fare chiarezza sugli eventi che portarono all’incidente. Il crollo della cabina provocò una tragedia senza precedenti nella zona, suscitando richieste di giustizia da parte dei familiari delle vittime e dell’opinione pubblica.
Percorso giudiziario dopo la prima udienza preliminare
Il primo processo preliminare si era svolto tra gennaio e ottobre 2024. Al termine di quella fase, il fascicolo è stato restituito alla procura per approfondimenti. La causa di questa sospensione è stata un contrasto tra il giudice Rosa Maria Fornelli e i pubblici ministeri riguardo ai capi d’imputazione da contestare. Quel passaggio ha rallentato la chiusura dell’indagine e ha richiesto una nuova definizione delle accuse.
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Il ruolo del presidente del tribunale
L’udienza si svolge davanti al presidente del tribunale Gianni Macchioni, che guiderà il processo verso una definizione più chiara dei fatti.
Le accuse contro i cinque imputati coinvolti
Sono cinque le persone per cui la procura di Verbania ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio. Tra loro ci sono Luigi Nerini, considerato il titolare di Ferrovie del Mottarone, e Enrico Perocchio, direttore d’esercizio. Viene processato anche Gabriele Tadini, il caposervizio dell’impianto. A rappresentare la società altoatesina Leitner, incaricata della manutenzione, ci sono Martin Leitner, consigliere delegato, e Peter Rabanser, responsabile del customer service.
Le accuse spaziano dal disastro colposo all’omicidio plurimo colposo. Gli imputati dovranno rispondere anche di lesioni colpose, oltre che di reati legati alla sicurezza dei trasporti, con aggravanti per il disastro. Specificamente, Perocchio e Tadini devono rispondere di falso, perché avrebbero omesso di registrare episodi anomali sul funzionamento dell’impianto nelle settimane precedenti la tragedia.
Tra questi episodi, si segnala l’accavallamento della fune traente verificatosi due mesi prima dell’incidente. Inoltre, si sono ripetuti problemi di perdita di pressione nel circuito idraulico della cabina precipitata. Questi elementi saranno al centro delle indagini per capire se ci sono state negligenze o coperture.
Modifiche alle accuse e esclusioni dal procedimento
Con la seconda chiusura delle indagini a marzo 2025, la procura ha modificato l’impianto accusatorio. Sono stati esclusi dalla lista degli imputati il presidente del consiglio di amministrazione di Leitner, Anton Seeber, e le due società coinvolte, Leitner e Ferrovie del Mottarone.
In particolare, sono cadute le ipotesi di reato relative alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Anche le aggravanti legate a violazioni delle norme sulla sicurezza sul lavoro sono state dismesse. Di conseguenza, i pm hanno chiesto l’archiviazione degli illeciti amministrativi contestati alle società.
Questa decisione ha segnato un cambiamento importante nel processo, concentrando la responsabilità sui singoli soggetti e sui fatti specifici. L’attenzione del tribunale ora si focalizza sulle azioni e omissioni degli imputati diretti, senza coinvolgere le società come entità giuridiche.
Contesto della ripresa del processo e aspettative
L’apertura di un nuovo capitolo giudiziario sulla funivia del Mottarone si svolge in un momento molto atteso. Sono passati quasi quattro anni dalla tragedia che ha colpito la comunità locale e i tanti turisti. Si attende di chiarire i motivi tecnici e amministrativi che portarono al cedimento della cabina.
Il processo rappresenta un banco di prova sulla sicurezza degli impianti di trasporto simili in Italia. Dopo l’incidente si sono moltiplicate le richieste di controlli più rigorosi e manutenzioni più puntuali. Le autorità locali e nazionali hanno infatti sottolineato la necessità di garantire standard più severi.
Al tribunale di Verbania si decide ora quale responsabilità attribuire a chi gestiva e controllava l’impianto. La complessità delle accuse e le modifiche alle imputazioni fanno capire quanto la vicenda sia articolata e delicata, con conseguenze pesanti per gli imputati e per la credibilità delle procedure di sicurezza.