Negli ultimi giorni la Val Susa è tornata a infiammarsi per le proteste No Tav contro il cantiere ferroviario. La sera del 6 settembre un gruppo di manifestanti si è scontrato di nuovo con le forze dell’ordine, in una tensione che va avanti da settimane. È l’ultimo episodio di una serie iniziata con l’assalto al cantiere di fine luglio e proseguita con diversi momenti di forte contestazione.
Protesta e scontri al presidio dei Mulini
Sabato notte, tra le 22 e la mezzanotte, poco più di trenta attivisti No Tav si sono radunati nell’area dei Mulini, già presidiata stabilmente da agenti del Reparto Mobile in tenuta antisommossa. All’inizio hanno colpito con forza le recinzioni del cantiere, danneggiando il filo spinato, un gesto ormai diventato simbolo nelle loro azioni di disturbo.
La situazione è degenerata quando i manifestanti hanno cominciato a lanciare pietre oltre le barriere protettive. A quel punto gli agenti hanno risposto subito con gli idranti per disperdere il gruppo e bloccarne l’avanzata. Con la tensione alle stelle, i No Tav si sono ritirati verso il campeggio allestito in zona, dove avevano organizzato una serie di iniziative durate sei giorni e che si sarebbero concluse proprio domenica 7 settembre.
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Scontri sempre più frequenti tra No Tav e polizia
L’episodio del 6 settembre si aggiunge a una serie di scontri ravvicinati. Tre giorni prima, il 3 settembre, un altro confronto violento era avvenuto nel cantiere di Traduerivi. Questi episodi riflettono la difficoltà di mantenere la calma intorno a un’opera che continua a dividere la popolazione e a mobilitare una parte molto attiva del movimento No Tav.
A questi si sommano i fatti di fine luglio, in particolare l’assalto del 27 luglio, quando i manifestanti avevano appiccato tre incendi nel cantiere. Nel tempo, le azioni del movimento sono diventate sempre più dure, mentre le forze dell’ordine si preparano con dispositivi antisommossa e strategie di controllo sul territorio per contenere la protesta.
Val Susa, terreno di scontri e proteste da settimane
Da settimane la Val Susa è un terreno di protesta contro il progetto della nuova linea ferroviaria ad alta velocità. Le tensioni si vedono non solo nelle manifestazioni, ma anche nel continuo presidio delle zone di cantiere da parte della polizia, impegnata a garantire la sicurezza.
Gli scontri recenti mostrano quanto sia difficile trovare un punto d’incontro e quanto sia alto il rischio di nuovi episodi. Le iniziative del movimento No Tav – raduni, campeggi, proteste diffuse – tengono alta l’attenzione pubblica e politica sulla vicenda.
Il ritiro dei manifestanti dopo l’uso degli idranti nella notte tra il 6 e il 7 settembre non ha spento la questione. La situazione resta tesa, con la possibilità che nelle prossime settimane si verifichino nuovi sviluppi.
La Val Susa resta quindi un nodo cruciale per le forze dell’ordine e per chi gestisce il progetto ferroviario. Le proteste non danno segni di rallentamento e le istituzioni dovranno confrontarsi con questa realtà per evitare che la tensione esploda ancora di più.