La neurostimolazione elettrica epidurale ha aperto nuove strade nella riabilitazione dei pazienti con lesioni midollari. Un caso esemplare arriva dall’Italia, dove un uomo di 33 anni ha ripreso a camminare dopo aver perso l’uso delle gambe per un incidente sportivo avvenuto 4 anni fa. Il successo è frutto di un lavoro multidisciplinare svolto da medici e ricercatori di università e ospedali italiani che hanno applicato questa tecnica innovativa per recuperare la deambulazione.
Il caso di andrea e l’incidente che ha causato la paraplegia
Andrea, 33 anni, ha subito 4 anni fa una lesione midollare severa a seguito di un incidente durante un’attività sportiva. Il trauma ha danneggiato la zona dorsale del midollo spinale, precisamente tra la vertebra T11 e T12, compromettendo l’uso delle gambe. Questo tipo di lesione rappresenta più della metà dei casi di danno midollare a livello toracico, ma per Andrea l’esito sembrava definitivo. Dopo anni di paralisi, la prospettiva di andare avanti senza poter camminare sembrava immutabile.
Un trial clinico multidisciplinare
Il punto di svolta è arrivato quando Andrea ha aderito a un trial clinico presso il MINE Lab dell’università Vita-Salute San Raffaele, in collaborazione con l’IRCCS Ospedale San Raffaele e la scuola superiore Sant’Anna di Pisa. La sua determinazione nel proseguire gli allenamenti e la capacità di affrontare un intervento ancora in fase di sperimentazione hanno contribuito al risultato ottenuto.
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La tecnica della neurostimolazione epidurale e il percorso di riabilitazione
La procedura sperimentale a cui Andrea è stato sottoposto è iniziata con l’impianto di un neurostimolatore elettrico nello spazio epidurale del midollo, che ha permesso di attivare e modulare i circuiti nervosi residui intorno alla zona lesionata. Questo dispositivo ha agito come un “interruttore” per riaccendere i segnali nervosi che erano stati interrotti dal trauma.
Una volta attivata la stimolazione, Andrea ha iniziato una riabilitazione specifica con esercizi accompagnati da realtà virtuale, molto diversa dai programmi tradizionali. La combinazione tra stimolazione elettrica e attività motoria ha facilitato la ripresa di movimenti articolari e il controllo posturale. In soli tre mesi si sono visti miglioramenti importanti: l’escursione dell’anca è aumentata e la mobilità delle gambe ha fatto progressi, tanto che Andrea ha potuto camminare inizialmente con tutori e un deambulatore.
I risultati raggiunti e le tappe del recupero motore
A pochi mesi dall’intervento, Andrea ha compiuto passi significativi verso il recupero della deambulazione. Alla dimissione dall’ospedale era in grado di percorrere 58 metri in sei minuti. A sei mesi di distanza, il suo cammino è migliorato fino a un chilometro, sempre con l’ausilio del deambulatore e di tutori. Questi progressi testimoniano l’efficacia della stimolazione elettrica epidurale applicata insieme a un programma intenso di riabilitazione.
Un approccio innovativo in italia
Questa storia è segno di un risultato medico che poche volte si è visto prima. La collaborazione tra neurochirurghi, ingegneri e terapisti ha prodotto un approccio che supera gli schemi abituali, unendo diverse specializzazioni in un lavoro di squadra senza precedenti in Italia.
Il valore della ricerca italiana e le prospettive future della terapia
A guidare il progetto è stato il professor Pietro Mortini, primario di neurochirurgia al San Raffaele e docente universitario, che ha sottolineato come il successo sia nato dalla collaborazione stretta tra discipline diverse, tutte italiane. Altre realtà internazionali hanno prestato poca attenzione a questa tecnica, ma nel nostro paese si è creato un gruppo capace di condividere le informazioni in modo diretto e operativo.
Il protocollo clinico è quasi concluso e le autorità sanitarie di Lombardia dovranno presto valutare se autorizzare la neurostimolazione epidurale come trattamento ordinario per lesioni midollari. Attualmente la tecnica è riservata a paraplegici di età compresa tra 18 e 55 anni senza problemi neurologici aggiuntivi e peso eccessivo. Il sogno futuro è ampliare l’uso anche a tetraplegici e ad altri pazienti con danni più estesi.
Una metafora per descrivere il potenziale
Un paragone evocativo spiega lo stato attuale: «Abbiamo inventato la ruota di legno, ma potremo arrivare al pneumatico della Ferrari» ha detto Mortini, indicandone il potenziale ancora tutto da svelare. Gli sviluppi successivi potrebbero rivoluzionare l’approccio medico-riabilitativo sui danni spinali.