L’escalation tra Israele e Hamas continua a tenere alta l’attenzione internazionale. Il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, ha ribadito con fermezza l’intenzione di assumere il controllo della Striscia di Gaza, anche se il gruppo palestinese ha accettato un accordo per una tregua. Le sue dichiarazioni, rilasciate a Sky News Australia, offrono un quadro chiaro delle posizioni ufficiali di Tel Aviv e delle condizioni per una possibile fine dei combattimenti.
La posizione netanyahu sulla tregua e il controllo di Gaza
Netanyahu ha chiarito che, nonostante Hamas abbia concordato una tregua, Israele non rinuncerà alla sua azione militare all’interno di Gaza. Ha affermato: “Lo faremo comunque. Non c’è mai stato dubbio che non lasceremo Hamas lì”. Con queste parole ha respinto ogni possibile fraintendimento, sottolineando che il cessate il fuoco non impedirà l’occupazione militare delle aree controllate dal movimento palestinese.
Il premier ha rimesso l’idea della tregua in termini pratici e condizionali. Ha spiegato che la guerra potrebbe interrompersi immediatamente nel caso in cui Hamas rilasci gli ostaggi ancora in suo possesso – circa cinquanta persone – e deponga le armi. Questa condizione è presentata come imprescindibile per qualunque passo verso la cessazione delle ostilità.
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Le dichiarazioni di Netanyahu indicano chiaramente che la tregua non rappresenta un punto di arrivo. L’accordo raggiunto da Hamas, quindi, è visto solo come un elemento temporaneo o strumentale, da verificare attraverso l’effettiva liberazione degli ostaggi. Questo impedisce a Israele di interrompere le operazioni militari nell’area, almeno fino a quando la sicurezza dei civili israeliani non sarà assicurata.
L’obiettivo dichiarato: liberare gaza dalla presenza di Hamas
Il primo ministro ha più volte precisato che l’obiettivo dell’operazione non è un’occupazione definitiva di Gaza, quanto anzitutto “liberarla dalla tirannia di Hamas”. Questa definizione mette l’accento sul profilo politico del conflitto, presentato come il superamento di un regime che, secondo Tel Aviv, continua a dominare la regione tramite la forza e l’oppressione.
Netanyahu ha insistito sulla necessità di estromettere Hamas dalle sue ultime roccaforti, indicando una fase finale dell’offensiva. Ha detto: “Penso che siamo vicini a riuscirci. Questo dovrà significare la conquista delle ultime roccaforti di Hamas”. In sostanza, Israele punta a una pulizia totale delle strutture politiche e militari del gruppo armato nella striscia.
Questa impostazione lascia intendere che la presenza sul territorio sarà temporanea e condizionata dall’eliminazione del controllo di Hamas sugli insediamenti e le infrastrutture. Non emergono ipotesi di modifiche territoriali permanenti, ma si evidenzia la volontà di una rimozione completa delle forze che hanno governato Gaza negli ultimi anni.
Contesto e implicazioni sul terreno dopo le dichiarazioni ufficiali
Le parole del premier evidenziano un momento delicato nel dialogo tra Israele e Hamas, con differenze nette sull’intento e la possibile durata della tregua. Sul campo, questo significa un’incertezza che continua a pesare sulla popolazione civile, stretta tra le operazioni militari israeliane e il controllo di Hamas.
La condizione posta da Netanyahu per la fine della guerra – il rilascio degli ostaggi e il disarmo – è un nodo cruciale nella gestione del conflitto. La pressione internazionale e le mediazioni diplomatiche cercheranno di monitorare questi sviluppi, ma, a oggi, la situazione resta complessa e instabile.
La strategia annunciata da Israele considera la presa di controllo di Gaza come parte di una più ampia azione militare destinata a sciogliere l’apparato di Hamas dalla sua base. Questo implica ulteriori scontri armati e possibili perdite sul terreno, con tutte le conseguenze umanitarie e politiche che ne derivano.
Netanyahu ha scelto parole nette per dichiarare la posizione di Israele senza mezzi termini, confermando così la determinazione a non lasciare spazio alla permanenza di Hamas, anche a fronte di accordi formali per una tregua.