Un neonato, arrivato al mondo con un peso di soli 1,9 kg, portava un tumore che superava gli 800 grammi, ossia oltre la metà del suo peso corporeo. Si tratta di un caso raro di teratoma sacro-coccigeo, una neoplasia che colpisce un bambino ogni 35.000-40.000 nascite. A Roma, grazie a un complesso lavoro medico, la bimba è sopravvissuta e ora è in condizioni stabili. La diagnosi precoce e gli interventi tempestivi hanno permesso di salvare la neonata prematura.
Gestione del tumore intrauterino e sua diagnosi
Il teratoma sacro-coccigeo risulta tra le neoplasie congenite più rare. In questo caso, la massa ha superato rapidamente le dimensioni, generando una situazione critica già in utero. Quando la gravidanza raggiungeva la 28ª settimana, la massa tumorale metteva a rischio la sopravvivenza della piccola. I medici dell’ospedale San Pietro Fatebenefratelli, con il supporto degli specialisti del Bambino Gesù, hanno effettuato una procedura di lasercoagulazione ecoguidata dei vasi sanguigni che alimentavano la massa. Questa tecnica ha ridotto il flusso di sangue verso il tumore rallentandone la crescita e aiutando a prolungare la gravidanza. L’intervento intraparto è stato determinato dal monitoraggio costante dello stato della gravidanza e delle condizioni fetali, in modo da bilanciare i rischi di prematurità con quelli legati alla massa tumorale.
Doppio intervento: intrauterino e postnatale
La gestione del caso si è basata su un doppio intervento: il primo è stato eseguito ancora in utero e il secondo subito dopo il parto. Coordinati da una squadra multidisciplinare, gli specialisti hanno pianificato con estrema precisione ogni fase. Il primo intervento, durante la 28ª settimana di gravidanza, ha stabilizzato la situazione rallentando la crescita del tumore ed evitando complicazioni immediate per il feto. Il parto è avvenuto alla 30ª settimana, prematuro ma programmato in modo da garantire il maggior grado di sicurezza possibile per la neonata. Subito dopo la nascita, l’équipe ha rimosso chirurgicamente il teratoma e ha proceduto con la ricostruzione anatomica della zona sacrale, mantenendo integre le funzioni vitali. Ogni fase è stata studiata per ridurre rischi e favorire la ripresa.
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Importanza del progetto nascita e lavoro multidisciplinare
La complessità del caso ha richiesto il coinvolgimento di diverse specialità mediche. Il “Progetto Nascita” dell’ospedale ha consentito di evitare una situazione delicata come il trasporto neonatale, mantenendo la madre e la bimba in una struttura che potesse offrire tutte le competenze necessarie. Questo approccio ha unito ostetrici, neonatologi, chirurghi pediatrici e anestesisti in un unico team, capace di affrontare ogni emergenza. La coordinazione ha rappresentato un elemento essenziale per arginare i rischi legati a un tumore così voluminoso in una neonata prematura. In effetti, questa modalità operativa rende più agevole gestire casi complessi con soluzioni immediate e su misura.
Stato attuale e prospettive della neonata
A distanza di poco tempo dagli interventi, la bambina mostra segni di buona salute e ha superato la fase critica. Il peso alla nascita inferiore ai 2 chili, unito alla massa tumorale di entità insolita, non ha impedito il recupero. I medici confermano che, una volta completati i controlli clinici e le terapie di supporto, la neonata potrà tornare a casa con la famiglia. La prognosi, al momento, appare favorevole anche grazie alla tempestività degli interventi. Il caso sottolinea l’importanza di monitorare attentamente le gravidanze a rischio e di intervenire in maniera mirata, sfruttando tecniche chirurgiche avanzate e la collaborazione tra specialisti.