Nel porto commerciale di gaeta arriva petcoke per 35mila tonnellate, monta la polemica ambientale

Nel porto commerciale di gaeta arriva petcoke per 35mila tonnellate, monta la polemica ambientale

L’arrivo della nave Aruna Berk al porto commerciale di Gaeta con 35mila tonnellate di petcoke riapre il dibattito su rischi ambientali, gestione del materiale e criticità legate a Intergroup e trasporti nel basso Lazio.
Nel Porto Commerciale Di Gaeta Nel Porto Commerciale Di Gaeta
L’arrivo della nave Aruna Berk al porto di Gaeta con 35mila tonnellate di petcoke riapre il dibattito sulla gestione e i rischi ambientali di questo materiale, evidenziando criticità nelle pratiche di scarico e trasporto nel basso Lazio. - Gaeta.it

Il porto commerciale di Gaeta è tornato al centro dell’attenzione dopo l’arrivo della Aruna Berk, una nave che ha scaricato un carico di 35mila tonnellate di petcoke, sostanza altamente pericolosa per la salute e l’ambiente. Questa vicenda riapre il dibattito su come viene gestito il trasporto e lo stoccaggio di questo materiale nei porti italiani, con particolare riguardo alle pratiche adottate nel basso Lazio.

La nave aruna berk e il carico di petcoke nel porto di gaeta

Lunedì 28 luglio 2025 la nave Aruna Berk è approdata nel porto commerciale di Gaeta con un carico di petcoke, una materia derivata dai residui della raffinazione del petrolio. Quest’ultimo contiene sostanze cancerogene e particelle pulverulente che possono facilmente disperdersi nell’aria, rappresentando un rischio per la salute pubblica.

La quantità di 35mila tonnellate è particolarmente significativa. Per movimentare tutto il materiale, sono stati impiegati circa 1170 camion che, partendo dal porto, hanno attraversato la strada statale Flacca e il centro di Formia per raggiungere il deposito della Intergroup a Sessa Aurunca. La modalità di scarico a cielo aperto al porto è oggetto di forti critiche da parte di diversi esponenti locali, che evidenziano come questa pratica aumenti l’esposizione a polveri nocive.

In molte altre località italiane infatti il petcoke viene gestito in container chiusi o in aree dove le polveri non possono disperdersi nell’ambiente. Il sistema adottato a Gaeta risulta quindi anomalo e potenzialmente pericoloso, soprattutto per le comunità locali.

Il trasporto e la destinazione finale del petcoke da gaeta

Dopo lo scarico a Gaeta, parte del petcoke verrà trasportato nuovamente su camion verso il porto, per essere caricato su navi più piccole. Queste imbarcazioni poi condurranno il materiale alla cementeria Heidelberg, ex Italcementi, situata vicino a Palermo.

La situazione è peculiare se si considera che nei porti di Palermo e Termini Imerese lo sbarco del petcoke è vietato. Per aggirare questo divieto, la sostanza viene sbarcata a Porto Empedocle e da lì trasportata in camion fino alla cementeria siciliana.

Questo passaggio non solo allunga il percorso, ma aggiunge ulteriore traffico pesante su strade che attraversano diverse comunità. Le implicazioni ambientali e sanitarie di questi continui spostamenti sono motivo di polemica tra i residenti e alcune associazioni ambientaliste.

Le accuse rivolte a intergroup e le contraddizioni del terminal gaetano

Il terminal gestito dalla Intergroup a Gaeta viene descritto in modo critico dall’opposizione locale, in particolare da Paola Villa, consigliere comunale di Un’Altra Città-Movimento 5 Stelle. Villa ricorda che l’azienda si presenta con un’immagine “green & blue”, promotrice di iniziative legate alla salute del mare e sostenibilità.

Tuttavia, alla luce della movimentazione di materiali tossici come il petcoke e rifiuti maleodoranti, l’accusa è quella di creare un’immagine falsa, ripulita tramite sponsorizzazioni di eventi pubblici, campagne elettorali e anche rapporti con enti come l’ambasciata britannica, atteggiamenti che sembrano distogliere l’attenzione dalle problematiche reali legate alle attività del terminal.

Fondi pubblici e trasparenza

L’uso di fondi pubblici per lavori di ampliamento e miglioramento dei piazzali è infine citato come un elemento che contribuisce a mascherare la natura inquinante di molte operazioni svolte nel porto. La questione solleva interrogativi sulla trasparenza nella gestione del terminal e sui reali impatti ambientali delle merci movimentate.

L’arrivo della Aruna Berk evidenzia così quanto il tema del petcoke resti aperto e contestato, soprattutto nelle aree costiere come Gaeta e Formia, dove le attività portuali convivono con insediamenti urbani e ambienti delicati. Gli sviluppi delle prossime settimane saranno osservati con attenzione da amministratori, cittadini e organismi di controllo.

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