Il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha chiarito che qualsiasi ripresa dei colloqui sul programma nucleare potrà avvenire solo se tutte le parti raggiungeranno un accordo equo e bilanciato. I negoziati tra Teheran e Washington, avviati nell’aprile 2024, sono stati sospesi a giugno in seguito a raid militari americani e israeliani contro obiettivi iraniani. Araghchi ha attribuito agli Stati Uniti la responsabilità della rottura, sottolineando l’importanza di un dialogo basato sulla reciprocità tra i firmatari del jcpoa, il patto nucleare del 2015.
La posizione di Abbas Araghchi sui negoziati nucleari
Abbas Araghchi ha rilanciato la necessità che i colloqui si basino su un’intesa fatta di equità e benefici reciproci, prima di qualsiasi nuova apertura al tavolo con Washington. Nel suo messaggio diffuso su X, il ministro degli esteri iraniano ha evidenziato come la decisione degli Stati Uniti di interrompere i negoziati sia arrivata dopo le operazioni militari condotte a giugno, che hanno colpito obiettivi iraniani. Araghchi ha messo in chiaro che la scelta di interrompere il dialogo non è stata dell’Iran, ma di americani e israeliani.
Dialogo con i partner europei
Nello specifico, ha ricordato un colloquio telefonico con Kaja Kallas, alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, e i ministri degli esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna, tutti Paesi firmatari del jcpoa. Secondo Araghchi, il rilancio del dialogo passa da un mutamento reale nell’approccio dei firmatari, che deve abbandonare atteggiamenti basati su minacce e pressione.
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Il ritiro degli Stati uniti dal jcpoa e le conseguenze sulle sanzioni
Il messaggio del ministro sottolinea come nel 2018 gli Stati Uniti avessero ritirato la loro firma dall’accordo firmato a Vienna nel 2015, con la presidenza Trump. Questa decisione ha portato al ritorno delle sanzioni economiche contro l’Iran, non più sospese secondo il patto originario. Araghchi ha richiamato i Paesi europei a un ruolo più responsabile, invitandoli a non insistere su vecchie strategie di pressione, come il cosiddetto “snap-back”.
Impatto dello snap-back sulle trattative
Lo snap-back consente il reintrodursi delle sanzioni Onu revocate nel 2015, in caso di mancato raggiungimento di un’intesa entro agosto. Per l’Iran, questa minaccia mina la possibilità di un ritorno a un dialogo produttivo e rischia di peggiorare la situazione, anziché favorire una soluzione pacifica.
Lo stato attuale dei rapporti tra Iran, Stati uniti e partner europei
A metà 2025 il negoziato sul nucleare è congelato da diversi mesi, con un clima di forte tensione che ha portato anche a azioni militari dirette nel territorio iraniano. Washington ha intensificato la propria pressione tramite sanzioni economiche e rapporti diplomatici freddi. L’Europa, pur parte del gruppo di Paesi firmatari, appare divisa tra la volontà di mantenere il dialogo e la spinta americana verso misure più dure.
Posizione di teheran e prospettive future
Il governo di Teheran rimane fermo nel chiedere un riconoscimento del diritto nucleare civile e il rispetto integrale degli accordi firmati. Contro la minaccia del ritorno delle sanzioni internazionali, la Repubblica islamica chiede una gestione equilibrata, senza imposizioni unilaterali.
Questo stallo mostra come il futuro dei rapporti su questo dossier cruciale dipenda non solo da questioni tecniche, ma anche da scelte politiche, con il centros di gravità che resta in mano agli Usa e alle loro alleanze nell’area.