Naufragio dell’adriana nel mar ionio, oltre 500 migranti dispersi e 17 membri della guardia costiera greca accusati

Naufragio dell’adriana nel mar ionio, oltre 500 migranti dispersi e 17 membri della guardia costiera greca accusati

Un peschereccio sovraccarico partito dalla Libia affonda nel mar Ionio causando oltre 80 morti e più di 500 dispersi; la guardia costiera greca e Frontex accusate di negligenza e omissione di soccorso.
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Un peschereccio sovraccarico di migranti è affondato nel Mar Ionio, causando oltre 80 morti e centinaia di dispersi. La Guardia Costiera greca è accusata di negligenza nel soccorso, mentre si riapre il dibattito sulle responsabilità e le inefficienze del sistema europeo di salvataggio in mare. - Gaeta.it

Un peschereccio sovraccarico di migranti partito dalla Libia è affondato nel mar ionio causando una delle peggiori stragi recenti nel Mediterraneo. La nave, chiamata Adriana, trasportava più di 700 persone quando è affondata durante la notte, lasciando 82 morti accertati, 104 superstiti e oltre 500 dispersi. Questo incidente ha riacceso il dibattito sulla gestione dei soccorsi in mare e sulle responsabilità delle autorità coinvolte, in particolare quella della guardia costiera greca.

I fatti della tragedia e il naufragio del peschereccio nel mar ionio

La Adriana, imbarcazione lunga circa 30 metri e in condizioni precarie, aveva lasciato la Libia con un carico umano oltre i limiti di sicurezza. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, la barca aveva iniziato a imbarcare acqua e la situazione era diventata critica già molte ore prima dell’affondamento. Più volte i migranti avevano chiesto aiuto, agitando panni bianchi e gridando a gran voce, senza ottenere risposta.

La nave è stata rilevata da Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, oltre 15 ore prima che il naufragio si verificasse. Nonostante ciò, le autorità greche non sono intervenute tempestivamente. Quando finalmente la guardia costiera si è avvicinata, ha tentato di trainare il peschereccio con una corda, manovra molto rischiosa che probabilmente ha causato il ribaltamento dell’imbarcazione, facendo precipitare centinaia di persone in mare.

Accuse contro la guardia costiera greca e gestione del soccorso

Le indagini condotte dal tribunale navale del Pireo hanno portato all’incriminazione di 17 membri della guardia costiera greca, tra cui comandanti e operatori della motovedetta intervenuta quella notte. Sono accusati di omissione di soccorso, negligenza grave e condotta pericolosa per non aver agito con la necessaria tempestività.

Durante l’inchiesta sono stati raccolti filmati, tracciamenti radar e testimonianze dirette. I dati evidenziano un lungo silenzio radio e l’assenza di una gestione coordinata del soccorso. Le accuse scaturiscono da una serie di decisioni contestate prese dagli ufficiali durante le ore cruciali. Il caso punta il riflettore su responsabilità precise e non solo su cause imprevedibili o fortuite.

Il contesto del mediterraneo e il ruolo di frontex nella tragedia

La strage della Adriana si inserisce in un contesto di crisi umanitaria che coinvolge tutto il Mediterraneo. Le rotte migratorie attraverso il mare sono frequenti e pericolose, e ormai le tragedie di questo tipo non sono un’eccezione. Frontex, l’agenzia europea incaricata di monitorare i confini marittimi, ha il compito di rilevare situazioni di difficoltà ma non interviene direttamente.

Nel caso della Adriana, Frontex ha segnalato la presenza del peschereccio in pericolo senza coordinare un soccorso efficace. Questo solleva interrogativi sulle capacità operative e sugli obblighi reali dell’agenzia nei confronti dei migranti in pericolo. Il sistema europeo di salvataggio appare frammentato e incapace di garantire interventi rapidi e solidali tra stati.

Responsabilità politiche e istituzionali dopo la tragedia

Oltre agli aspetti giudiziari, la vicenda ha riacceso tensioni politiche. La guardia costiera greca, da tempo sotto accusa per presunti respingimenti illegali, ora deve rispondere anche per la gestione disastrosa di questo soccorso. Le istituzioni nazionali ed europee sono chiamate a chiarire i fatti e ad assumersi le proprie responsabilità.

Organizzazioni umanitarie e parlamentari europei chiedono un’inchiesta indipendente e trasparente per accertare tutte le negligenze ma puntano anche a modifiche radicali delle procedure di gestione dei soccorsi in mare. La situazione ci ricorda che esiste un vuoto normativo attorno a chi dovrebbe agire immediatamente davanti a persone in pericolo.

Il dramma umano dei migranti e l’appello alle istituzioni europee

Le vittime del naufragio provenivano da Siria, Palestina, Pakistan ed Egitto; avevano pagato somme ingenti nella speranza di sfuggire a guerre e povertà. La maggior parte ha perso familiari tra le acque del mar ionio senza aver ricevuto aiuto. Le famiglie chiedono giustizia e verità, mentre i superstiti raccontano di aver vissuto momenti di terrore e abbandono.

Questo episodio rimette in discussione sia le politiche di controllo dei confini europei sia l’effettiva presenza di una missione permanente di salvataggio in mare. Ancora oggi migliaia di persone muoiono senza che il sistema europeo risponda con prontezza. Salvare vite in mare non è solo un obbligo morale, ma anche un dovere giuridico.

Le omissioni che hanno causato questa tragedia devono avere conseguenze anche legali. In questo caso, 17 membri della guardia costiera greca rischiano un processo per aver mancato il soccorso. Le istituzioni europee sono sollecitate a un cambio significativo nell’approccio alle emergenze migratorie in mare, per evitare che altre morti rimangano impunite.

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