Murale di carlo galli coinvolge i detenuti nella casa di reclusione di opera per un progetto artistico

Murale di carlo galli coinvolge i detenuti nella casa di reclusione di opera per un progetto artistico

Nel carcere di Opera, Carlo Galli e i detenuti realizzano il murale “Superfici dell’immaginazione” con Artàmica APS e Pinacoteca di Brera, promuovendo arte, inclusione sociale e reinserimento.
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Nel carcere di Opera, l'artista Carlo Galli e detenuti hanno realizzato il murale "Superfici dell'immaginazione", un progetto di Artàmica APS sostenuto dalla Pinacoteca di Brera, che trasforma il muro da simbolo di divisione a segno di inclusione e riscatto sociale. - Gaeta.it

Nel carcere di Opera è stato completato il murale “Superfici dell’immaginazione“, realizzato dal visual artist Carlo Galli insieme a un gruppo di detenuti. Il progetto nasce dall’associazione Artàmica APS con il sostegno della Pinacoteca di Brera e mira a portare l’arte in spazi insoliti, offrendo un’occasione di espressione e confronto attraverso il linguaggio visivo. Quest’opera vuole essere uno stimolo a rileggere il significato del muro, trasformandolo da simbolo di divisione a segno di partecipazione e riscatto.

La collaborazione tra artista e detenuti per un percorso creativo dentro il carcere

L’intervento di Carlo Galli non si limita alla semplice decorazione, ma coinvolge attivamente i detenuti della casa di reclusione di Opera nella realizzazione del murale. I partecipanti, inseriti in Articolo 21, hanno ottenuto il permesso del Magistrato di Sorveglianza per uscire temporaneamente dalla struttura carceraria, con l’obbligo di rientro serale. In questo modo, hanno potuto lavorare su un’opera collettiva che rappresenta una forma di impegno civile e un’occasione concreta di inclusione sociale. La collaborazione ha inoltre incentivato il dialogo e la partecipazione, rendendo l’attività artistica strumento per superare l’isolamento e costruire nuove prospettive.

Un luogo di incontro tra storie e identità

Il murale si trova all’interno della struttura e si presenta come un luogo di incontro tra diverse storie e identità. L’arte entra così in un contesto normalmente legato alla privazione di libertà e lo trasforma in uno spazio di creatività. Il dialogo visivo promosso da questo progetto apre un canale di comunicazione tra detenuti, artisti e istituzioni, favorendo una riflessione sul significato di comunità e reinserimento.

Il ruolo di artàmica APS e il sostegno della pinacoteca di brera

Artàmica APS ha promosso questa iniziativa inserita in un programma più ampio che utilizza l’arte visiva come mezzo di trasformazione sociale. L’associazione punta a superare i confini tradizionali degli spazi artistici, scegliendo luoghi poco convenzionali come il carcere, per stimolare processi di inclusione. Il sostegno della Pinacoteca di Brera ha garantito un collegamento diretto con il mondo culturale milanese, rafforzando la valenza del progetto.

Il museo come spazio di inclusione

La Pinacoteca di Brera ha ospitato la presentazione ufficiale del murale, con i protagonisti dell’opera che hanno raccontato la loro esperienza. Questa collaborazione ha previsto anche visite della pinacoteca per gruppi di detenuti, favorendo un contatto diretto con l’arte e la cultura. Angelo Crespi, direttore di Brera, ha evidenziato l’impegno del museo per promuovere iniziative che coinvolgano fasce sociali fragili, riconoscendo il valore dell’arte come strumento di integrazione.

Artàmica APS lavora dunque per creare legami tra contesti sociali differenti, utilizzando la creatività per riscrivere storie personali e favorire il reinserimento. Il progetto conferma la funzione dell’arte come strumento di inclusione, capace di modificare la percezione degli spazi e delle persone che li vivono, anche in contesti complessi come il carcere.

Il valore simbolico del murale e l’impatto sul contesto penitenziario

Il murale prende forma su un muro che, solitamente, rappresenta barriera e separazione. Qui si trasforma in una superficie che racconta bellezza e possibilità di cambiamento. Alessandro Pellarin, presidente di Artàmica APS, ha sottolineato come l’opera inviti a guardare oltre le apparenze, riconoscendo l’umanità in luoghi che spesso non la mostrano. “Questo cambio di prospettiva si traduce in un messaggio visivo che sfida i pregiudizi e promuove il rispetto.”

Arte come strumento di dialogo e riflessione

Nel contesto della casa di reclusione di Opera, l’arte crea un’occasione di dialogo non solo per i detenuti coinvolti nella realizzazione ma anche per chi entra in contatto con il murale. L’opera diventa strumento per riflettere sul carcere, sulle persone che vi abitano e sulle possibilità che una società può offrire per favorire il reinserimento.

L’esperienza dimostra come la cultura possa aprire spazi di libertà mentale e offrire nuovi orizzonti, anche all’interno di ambienti rigidi. Il progetto “Superfici dell’immaginazione” rappresenta un tassello di un lavoro più ampio che mette al centro la persona, trasformando il concetto di pena in una sfida da affrontare con strumenti creativi e umani.

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