Muore in Alaska Riccardo Pozzobon, geologo padovano in missione sul ghiacciaio Mendenhall

Muore In Alaska Riccardo Pozzo

Riccardo Pozzobon, geologo padovano, trovato morto sul ghiacciaio Mendenhall in Alaska - Gaeta.it

Armando Proietti

6 Settembre 2025

Riccardo Pozzobon, 40 anni, esperto di geologia planetaria, è scomparso in Alaska durante una missione di ricerca sul ghiacciaio Mendenhall. Originario di Padova e noto per i suoi studi pubblicati su Nature, Pozzobon faceva parte di un progetto sostenuto dal National Geographic. L’incidente è avvenuto durante un’esplorazione sul campo, quando il ricercatore è stato risucchiato da un inghiottitoio nelle acque di fusione.

Chi era Riccardo Pozzobon e cosa studiava

Riccardo Pozzobon era un geologo planetario di fama internazionale. Nato a Padova, aveva 40 anni e lavorava come ricercatore a tempo determinato nel dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova. Si occupava di studiare le sottosuperfici planetarie e i tubi di lava, temi fondamentali per capire la geologia di corpi celesti e i processi vulcanici. Nel 2024 ha pubblicato su Nature diverse scoperte che hanno fatto discutere la comunità scientifica. Oltre alla ricerca, ha formato anche astronauti come Luca Parmitano, grazie alla sua esperienza nelle scienze planetarie applicate.

La sua vita professionale era strettamente legata a quella personale: viveva a Selvazzano, vicino Padova, con la compagna Claudia e il loro bambino piccolo. Per lui il lavoro sul campo era più di un dovere, una vera passione che lo portava spesso lontano dall’Italia, a studiare luoghi difficili e remoti come il ghiacciaio Mendenhall in Alaska.

La missione in Alaska e il tragico incidente

Il 26 agosto 2025 Pozzobon è partito dall’Italia con due colleghi per una spedizione scientifica finanziata dal National Geographic Grant Program. L’obiettivo era studiare il ghiacciaio Mendenhall, analizzando le acque di fusione e i processi legati ai cambiamenti ambientali. Il 2 settembre, intorno a mezzogiorno ora locale, mentre si stava preparando per il pranzo, il geologo è scivolato in un corso d’acqua di fusione nato dal ghiaccio. La corrente lo ha trascinato e lo ha risucchiato in un “inghiottitoio”, un foro che si forma spesso sotto i ghiacciai, dove l’acqua scorre molto forte e può essere estremamente pericolosa.

Le squadre di soccorso hanno lavorato senza sosta per ore e giorni, cercando il corpo. Alla fine, dopo due giorni, le autorità hanno deciso di sospendere le ricerche per motivi di sicurezza e per l’assenza di segnali utili. L’incidente ha lasciato un grande dolore, sia nella famiglia di Pozzobon sia nella comunità scientifica che lo conosceva per i suoi risultati e la passione che metteva nel lavoro sul campo.

Cordoglio e reazioni dalla comunità scientifica e dalle istituzioni

La notizia della scomparsa ha colpito profondamente in Italia e all’estero. La ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha espresso il suo cordoglio, ricordando il contributo di Pozzobon e l’impatto umano della perdita. Ha parlato del suo sorriso, della sua dedizione e della curiosità che animava ogni progetto. Le sue parole hanno sottolineato anche il forte legame tra famiglia, amici e colleghi, uniti dal dolore per questa scomparsa improvvisa.

Il caso ha messo in luce i rischi concreti delle ricerche in ambienti estremi, dove ogni missione può trasformarsi in una sfida per la vita. Pozzobon era un punto di riferimento nel suo campo e la sua morte ha lasciato un vuoto non solo nella geologia planetaria, ma anche tra chi ha condiviso con lui esperienze di campo e obiettivi scientifici.

I dettagli del suo lavoro e della tragedia sul ghiacciaio ricordano quanto sia delicato e pericoloso affrontare ambienti naturali così estremi, anche quando si è preparati e si lavora in team esperti. La sua scomparsa segna una ferita profonda nella comunità internazionale della geologia planetaria e rimarrà tra le cronache scientifiche del 2025.