Il primo weekend di agosto segna il via di una serie di mostre d’arte in varie città italiane che mettono a confronto artisti storici e contemporanei, con esposizioni che spaziano dall’arte moderna a installazioni site-specific. Tra i protagonisti ci sono nomi come Pablo Picasso, Paul Klee e Marc Chagall, insieme a nuovi talenti e rivelazioni di artisti meno noti ma fondamentali per la cultura contemporanea. Gli appuntamenti si svolgono in luoghi di rilievo tra Piemonte, Campania, Calabria e Abruzzo, offrendo percorsi che interrogano la memoria storica, il rapporto con il territorio e le molteplici forme dell’espressione visiva.
La mostra “fuori dai confini della realtà” a domodossola ripercorre l’arte tra le due guerre e gli anni sessanta
A Domodossola, nei musei civici ‘Gian Giacomo Galletti‘, va in scena dal 1 agosto all’11 gennaio “Fuori dai confini della realtà. Tra Klee, Chagall e Picasso“, mostra che intende mettere a fuoco il periodo storico che va dagli anni tra le due guerre fino agli anni sessanta del Novecento. L’esposizione prende in esame dipinti e opere d’arte applicata, molti dei quali mai presentati precedentemente, che tentano di superare le rigidezze della razionalità per cercare nuove forme di spiritualità e libertà espressiva.
Artisti e curatori protagonisti della mostra
Nel percorso sono presenti opere di artisti di spicco come Pablo Picasso, Osvaldo Licini, Fausto Melotti, Paul Klee, Marc Chagall e Gastone Novelli. Curata da Antonio D’Amico con la collaborazione di Stefano Papetti e Federico Troletti, l’esposizione mira a mostrare come queste figure abbiano affrontato temi squisitamente interiori e metafisici, e come abbiano sfidato le convenzioni per approdare a un’arte che supera la semplice apparenza visiva, aprendo a una dimensione più intima.
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La selezione di lavori mette in luce gli intrecci tra pittura, scultura e arti applicate, evidenziando un momento storico di grande fermento culturale che si rifletteva in uno spostamento netto dalle forme tradizionali. L’obiettivo è mostrare la tensione verso nuovi linguaggi espressivi, tutti saldamente radicati in una ricerca di senso che va oltre l’oggettività, cercando di trasformare la visione estetica in esperienza cognitiva ed emotiva.
Un focus sulla continuità artistica e spirituale
Cerith wyn evans a boscoreale indaga la memoria con un progetto site-specific per l’antiquarium
A Boscoreale, nei luoghi archeologici dell’Antiquarium e di Villa Regina, fino all’11 gennaio si può visitare “Pompeii Threnody“, personale di Cerith Wyn Evans, artista gallese rappresentato da una serie di 12 opere concepite appositamente per questo spazio. La mostra fa parte del programma Pompeii Commitment Materie archeologiche e costituisce il primo progetto site-specific destinato in modo particolare a questi ambienti.
Curata da Andrea Viliani con Stella Bottai, Laura Mariano e Caterina Avataneo, l’installazione si concentra su temi come la memoria, il tempo e la trasformazione, tutte componenti fondamentali nel lavoro di Evans. Le sue opere si pongono in dialogo, in modo inconsapevole e involontario, con la storia di Pompei, evocando la vitalità di una città che continua a vivere attraverso ciò che è stato conservato e ciò che è rimasto impigliato nella memoria collettiva.
Le opere, in bilico tra scultura, luce e suono, stimolano la riflessione sull’eredità culturale e sul rapporto tra passato e presente. Il progetto provoca uno sguardo che attraversa i secoli, mettendo in discussione non solo il tempo storico ma anche quello personale e sensibile, rendendo visibile quell’eco che Pompei conserva da millenni.
Fotografia calabria festival a san lucido raccoglie talenti internazionali attorno al tema radici comuni
San Lucido, in provincia di Cosenza, ospita dal 1 agosto al 12 ottobre la quarta edizione del Fotografia Calabria Festival, manifestazione diretta da Anna Catalano e dedicata quest’anno al tema “Radici comuni: luoghi”. Il festival propone sedici mostre che mettono in relazione storie personali e collettive, legate al paesaggio, all’identità e alla memoria.
Il progetto “It Was Once My Universe” di Marie Tomanova descrive il ritorno della fotografa nella sua terra in Repubblica Ceca dopo molti anni trascorsi negli Stati Uniti, dando vita a un confronto tra passato e presente, la nostalgia e le trasformazioni interiori. Hashem Shakeri, con “Cast Out of Heaven“, presenta un racconto fotografico delle città satellite sorte attorno a Teheran, luoghi che mostrano isolamento e speranze deluse.
Artisti e opere di rilievo al festival
La collettiva comprende lavori di Paul Gambin, che combina immagine, suono e narrazione emotiva con ““, Jung Ui Lee che trasforma i segnali commerciali di Seoul in emblemi di memoria urbana in “Urban Tattoo – This is Beautiful“, e Ciro Battiloro con “Silence Is A Gift” che racconta attraverso immagini le relazioni familiari e comunitarie nei quartieri popolari del Sud Italia.
Questa selezione amplia lo sguardo sul concetto di radice, declinandolo nei diversi aspetti culturali, territoriali e sociali, e offre una varietà di linguaggi visivi articolati intorno al tema radici comuni.
Un percorso tra identità e paesaggio
La rassegna contemporanea a tagliacozzo riscopre concetta baldassarre e racconta storie di guerra dimenticate
Dal 3 agosto al 21 settembre Palazzo ducale Orsini Colonna a Tagliacozzo ospita la dodicesima edizione di Contemporanea, curata da Cesare Biasini Selvaggi e diretta da Emanuele Moretti. Il programma presenta due mostre personali: “Il ritratto svelato di una vita nell’arte” dedicata a Concetta Baldassarre e “Storie nascoste. Gli italiani d’Abruzzo e i soldati indiani nella Seconda guerra mondiale” di Annu Palakunnathu Matthew.
La retrospettiva su Baldassarre espone circa sessanta opere tra dipinti e disegni realizzati dall’artista nel corso della sua carriera nella seconda metà del Novecento. Allieva di Toti Scialoja, Baldassarre si è distinta per un percorso artistico molto personale che viene ora raccontato attraverso materiali inediti e poco conosciuti al grande pubblico.
Storie nascoste e memoria collettiva
La mostra di Annu Palakunnathu Matthew, fotografa e artista anglo-indiana, consiste in un’installazione che prende vita dal legame poco esplorato tra l’Abruzzo e i soldati indiani internati in un campo prigionia ad Avezzano durante la Seconda guerra mondiale. Questi soldati, che avevano combattuto con gli inglesi su vari fronti, rappresentano una pagina di storia insolita e rarefatta, in gran parte dimenticata. L’installazione invita a scoprire questo capitolo attraverso immagini e documenti che restituiscono un racconto di incontri e conflitti.
Le due esposizioni, combinate, ampliano lo sguardo dell’evento oltre l’arte contemporanea – includendo aspetti storici e personali – e offrono una narrativa ricca di spunti e riflessioni sulla memoria individuale e collettiva.