Mosca chiude il ponte di Crimea per esplosioni, tensioni tra russia e ucraina con attacchi aerei e posizioni diplomatiche incerte

Mosca chiude il ponte di Crimea per esplosioni, tensioni tra russia e ucraina con attacchi aerei e posizioni diplomatiche incerte

La crisi tra Russia e Ucraina si intensifica con attacchi aerei di droni, chiusura del ponte di Crimea dopo esplosioni a Kerch, e posizioni dure dei ministri Wadephul e Tajani sul cessate il fuoco.
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La crisi Russia-Ucraina si intensifica con attacchi aerei e droni, chiusura del ponte di Crimea e dure dichiarazioni dei ministri degli Esteri tedeschi e italiani, che esprimono scetticismo su un cessate il fuoco imminente. - Gaeta.it

La crisi tra Russia e Ucraina si conferma nelle ultime ore con nuovi attacchi aerei, chiusure di infrastrutture strategiche e dichiarazioni forti da parte di esponenti politici europei. Il ponte di Crimea, fondamentale collegamento tra Russia e penisola annessa, è stato chiuso dopo segnalazioni di esplosioni nella zona di Kerch. Nel contempo, l’Ucraina denuncia un massiccio attacco di droni russi, mentre Mosca risponde con contromisure aeree. Le tensioni diplomatiche si acuiscono con le parole del ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul e di Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, che esprimono scetticismo sulla ripresa del cessate il fuoco.

Attacchi aerei con droni su ampie zone dell’ucraina

Nelle ultime ore, l’Ucraina ha subito una serie di attacchi di droni a lungo raggio lanciati dalla Russia. Secondo quanto riportato dall’Aeronautica militare ucraina sul proprio canale Telegram, i droni in azione sono stati 107, in gran parte modelli kamikaze della serie Shahed, accompagnati da alcuni droni simulati per confondere le difese. Le regioni principali colpite sono state Donetsk e Kharkiv, due fronti dove i combattimenti sono già intensi da mesi.

L’Ucraina ha comunicato di aver neutralizzato 74 di questi droni prima che potessero raggiungere i loro obiettivi, segnalando al momento assenza di vittime o danni rilevanti. Le operazioni di difesa aerea sono risultate efficaci, ma la quantità e la tipologia di attacchi indicano che Mosca continua a sfruttare questa forma di guerra per mantenere pressione costante sui territori ucraini. Questi raid rappresentano un tentativo di destabilizzare le infrastrutture e di limitare la libertà di movimento delle forze di Kiev.

Da parte sua, il ministero della Difesa russo ha risposto con cifre proprie, affermando che nelle ultime ore le sue difese hanno abbattuto 15 droni partiti dalle forze ucraine e diretti verso aree russe. In particolare, 10 di questi sono stati intercettati nel distretto di Kursk, territorio russo a poca distanza dal confine ucraino, mentre altri 5 sono stati fermati sopra il Mar d’Azov. Questi dati indicano che entrambe le parti continuano a impiegare droni per compiere incursioni offensive e spiare movimenti avversari, trasformando il conflitto in un teatro di guerra tecnologico e sottile.

Chiusura del ponte di Crimea dopo esplosioni nella città di kerch

Nella serata di ieri, le autorità russe hanno deciso di chiudere temporaneamente il ponte di Crimea, infrastruttura cruciale che collega la penisola direttamente con il territorio russo. La decisione ha seguito una serie di segnalazioni di esplosioni e dell’attivazione della difesa aerea nella zona di Kerch, città posta sul lato crimeano del ponte.

Testimoni locali, raccolti dal quotidiano Kyiv Independent tramite il canale Crimean Wind, hanno riferito di aver udito scoppi multipli e di aver visto sistemi di difesa antiaerea in azione, con il ponte rimasto al buio a causa dello spegnimento dell’illuminazione. Questi eventi lasciano presupporre un attacco sabotatore o un tentativo di danneggiare una struttura strategica considerata fondamentale per il rifornimento e i movimenti militari russi verso la Crimea.

Il ponte è stato in passato bersaglio di incidenti e attacchi, e la sua sicurezza rappresenta un punto cruciale per Mosca, che considera la penisola come parte integrante del proprio territorio. La chiusura temporanea indica una situazione di allarme e suggerisce una ripresa delle azioni militari dirette anche sulle infrastrutture di rilevanza logistica, elemento che complica ulteriormente il quadro del conflitto. Al momento non si hanno conferme ufficiali circa danni strutturali ma la tensione rimane altissima.

La posizione del ministero degli esteri tedesco: wadephul accusa putin di volere la capitolazione dell’ucraina

Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha rilanciato un duro atto d’accusa nei confronti di Vladimir Putin, in visita a Kiev nelle ultime ore. Wadephul ha detto esplicitamente che il presidente russo mira alla “capitolazione” dell’Ucraina, mettendo in discussione l’ipotesi di trattative di pace fondate su compromessi. Secondo il ministro, Mosca persiste in richieste massimaliste che escludono qualsiasi forma di accordo negoziato.

La dichiarazione arriva in un momento in cui l’Ucraina ha mostrato apertura nei confronti di negoziati reali con la Russia, ma si scontra con un atteggiamento rigido e inflessibile da parte kremlina. Wadephul ha ribadito che Putin non accetta condizioni che non siano la resa incondizionata di Kiev, rendendo così la pace più difficile da raggiungere e prolungando le sofferenze sul campo. La posizione tedesca sottolinea una forte preoccupazione per le prospettive immediate del conflitto e la necessità di una vigilanza europea.

L’accento tedesco ha anche un’importanza strategica, visto il ruolo chiave di Berlino nell’Unione europea e nei rapporti con Mosca. Il ministro ha visitato Kiev per ribadire sostegno politico e testimoniare la volontà di mantenere il dialogo con le autorità ucraine, nonostante l’escalation. Le parole di Wadephul riflettono una linea dura verso la Russia, senza illudersi su passi avanti nel dialogo in tempi brevi.

Tajani non crede a un cessate il fuoco prima della fine dell’anno: l’opinione del ministro degli esteri italiano

Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani si è mostrato pessimista sulle possibilità di un cessate il fuoco nel conflitto tra Russia e Ucraina entro la fine del 2025. Intervenendo durante Morning News su Canale 5, ha spiegato che la Russia mantiene una posizione ferma, sostenuta da un esercito numeroso, ben equipaggiato e da un’economia con ampi settori riconvertiti alla produzione militare.

Tajani ha esaminato la situazione evidenziando che, nonostante quasi tre anni di guerre, Putin non è riuscito a raggiungere i propri obiettivi politici-militari. Il presidente russo preferisce continuare la guerra, spinto anche dalla motivazione di mantenere il sostegno interno e dall’organizzazione della macchina militare. Ha ricordato che l’esercito russo comprende circa un milione di soldati, che ricevono pagamenti superiori rispetto alla media di un operaio, e che molte fabbriche russe si sono concentrate sulla produzione di armamenti.

Sul versante delle sanzioni, Tajani ha indicato la necessità di intensificare le misure mirate, con una particolare attenzione agli strumenti finanziari che permettono a Mosca di finanziare l’azione militare. A suo avviso, solo costringendo Putin a problemi economici sarà possibile limitare la durata dello scontro. Ha inoltre ribadito il sostegno italiano alla mediazione americana, pur ammettendo la difficoltà concreta di arrivare a un accordo.

Infine, Tajani ha voluto sottolineare la resistenza del popolo ucraino, definendo in modo chiaro la differenza tra la motivazione delle truppe ucraine, che lottano per difendere le proprie case, e quella dei soldati russi, spesso reclutati da zone remote come la Siberia e privi di motivazioni morali. Questa disparità, secondo il ministro, influenza il morale e lo svolgimento delle operazioni sul campo.

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