La vicenda che ha portato alla morte di ezio cauda, tassista e musicista di torino, torna al centro dell’attenzione giudiziaria a quasi un anno dall’incidente. Il decesso, avvenuto nell’agosto del 2022 a pino torinese, è stato causato dalla caduta di un albero sul taxi guidato da Cauda. Ora cinque persone sono imputate per omicidio colposo, con accuse legate a presunte omissioni nella gestione del verde lungo quella strada. L’episodio mette in luce questioni di sicurezza stradale e responsabilità nella manutenzione del territorio.
Il fatto del 21 agosto 2022 a pino torinese, dinamica e conseguenze
Il 21 agosto 2022 ezio cauda stava guidando il suo taxi in via traforo, a pino torinese, mentre in città erano presenti condizioni meteo avverse, con un violento acquazzone. A bordo del veicolo c’era anche una cliente, che avrebbe potuto subire conseguenze ben più gravi. Inaspettatamente, un albero si è staccato e caduto sulla vettura, colpendo esattamente il lato guida. Questo evento improvviso ha bloccato ogni possibilità di reazione da parte del tassista.
La passeggera ha riportato solo ferite lievi, fortunatamente non gravi come quelle di Cauda. L’episodio ha destato grande attenzione anche tra gli abitanti della zona, preoccupati per la sicurezza delle strade e delle aree verdi vicine. La scena dell’incidente ha mostrato un’auto schiacciata da un tronco molto pesante, la cui caduta sembra essere stata favorita dallo stato di instabilità dell’albero.
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La morte di ezio cauda ha fatto scattare un’indagine che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di cinque persone per omicidio colposo. Tra loro ci sono le due proprietarie del terreno su cui si trovava l’albero. A questa accusa si aggiungono tre funzionari dell’anas, l’ente pubblico responsabile del tratto stradale di via traforo. Secondo l’accusa, l’albero appariva chiaramente inclinato verso la carreggiata, eppure nessuno degli imputati ha preso provvedimenti per monitorarlo o rimuoverlo.
La procura contesta la mancata adozione di misure preventive che avrebbero potuto evitare la tragedia, evidenziando una responsabilità diretta nelle omissioni. Il fascicolo punta a dimostrare che il rischio era noto o almeno prevedibile, e che l’assenza di interventi ha consentito la caduta fatale. Il procedimento si concentra sulle azioni o l’assenza di esse che hanno preceduto la caduta, con l’obiettivo di stabilire se si potessero realmente evitare danni.
Le cause del decesso: esclusa la cintura di sicurezza
Durante l’udienza in tribunale a torino, il medico legale roberto testi ha fornito dettagli precisi sul motivo del decesso di ezio cauda. La vittima è morta a causa di un trauma cranico molto grave, provocato dalla pressione esercitata verticalmente dall’albero che è caduto sul taxi. Testi ha sottolineato che, nonostante Cauda non indossasse la cintura di sicurezza, questa circostanza non ha influito sul tragico esito. “L’urto, infatti, è stato talmente violento e proveniente dall’alto da causare un’emorragia fatale immediata.”
L’analisi del medico legale ha escluso la possibilità che un corretto uso della cintura avrebbe potuto salvare la vita di Cauda. Questo dettaglio ha un peso importante nel chiarire le dinamiche dell’incidente, spostando il focus dalle condizioni di guida a problemi più ampi sulla sicurezza e manutenzione del luogo in cui è avvenuto. Il colpo subito è stato diretto e concentrato sul lato del conducente, motivo per cui anche la passeggera è riuscita a salvarsi riportando solo danni lievi.
Ruolo della famiglia cauda e delle parti coinvolte nel processo
La famiglia di ezio cauda ha deciso di costituirsi parte civile nel processo per ottenere giustizia. È assistita dall’avvocato fabio ghiberti. All’udienza ha preso parte anche l’Inail, mentre l’anas figura come responsabile civile, quindi con obblighi economici in caso di condanna o accordi risarcitori. Le due proprietarie del terreno sono difese dagli avvocati matteo bonatti e paolo ciccarelli. I funzionari dell’Anas, invece, sono assistiti dagli avvocati enrico girardi, maria grazia pellerino e giulio calosso.
Il coinvolgimento diretto di questi soggetti riflette la complessità delle responsabilità attribuite, a partire dalla proprietà privata fino al controllo pubblico della sicurezza lungo la strada. Ogni parte prova a dimostrare la propria posizione, mentre il pubblico ministero cerca di ricostruire una catena di responsabilità collegata alla tragedia del 2022. La presenza di più avvocati e difese rende la fase processuale articolata e attenta ai dettagli.
Testimonianze e ruolo del comune di pino torinese
Il comune di pino torinese, pur essendo proprietario dell’area vicina, sostiene di non essere responsabile della manutenzione del tratto di via traforo dove è avvenuto l’incidente. Durante l’udienza è intervenuto un dipendente comunale che ha dichiarato di “non aver mai ricevuto segnalazioni relative al rischio rappresentato dagli alberi situati lungo la strada.” Secondo quanto riferito, dopo la tragedia è stato avviato un intervento straordinario per eliminare altre piante giudicate pericolanti o instabili.
Questa testimonianza evidenzia una comunicazione limitata prima dell’incidente tra residenti, enti e responsabili della sicurezza. Il comune si è presentato come testimone, sottolineando la mancanza di segnalazioni e di preavviso su possibili rischi. Solo con la morte di Cauda si è deciso di intervenire per ispezionare e tagliare parti di vegetazione a rischio. La vicenda mostra un ritardo nell’identificazione e gestione del problema, con effetti tragici e ora oggetto di approfondimento nel processo penale.