Morti di berta minore sulle spiagge di ladispoli e cerveteri, nuove ipotesi sulle cause

Morti di berta minore sulle spiagge di ladispoli e cerveteri, nuove ipotesi sulle cause

Un aumento di morti di berta minore sulle coste tra Ladispoli e Cerveteri è legato all’annegamento causato dalle reti da pesca verticali nel Mediterraneo, con oltre 300 esemplari persi quest’anno.
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Negli ultimi mesi, numerosi esemplari di berta minore sono stati trovati morti sulle coste tra Ladispoli e Cerveteri a causa dell’annegamento nelle reti da pesca verticali, evidenziando un grave problema di conservazione della specie nel Mediterraneo. - Gaeta.it

Negli ultimi giorni sono stati trovati diversi cadaveri di berta minore sulle spiagge tra ladispoli e cerveteri. Questa specie di uccello marino vive nel bacino del mediterraneo e negli ultimi mesi ha registrato un aumento preoccupante di decessi lungo le coste italiane. Il ritrovamento di queste carcasse ha riacceso l’attenzione sulle cause di questo fenomeno, spesso nascosto agli occhi del pubblico ma che ora mostra segnali più chiari.

Lo spiaggiamento di berta minore tra ladispoli e cerveteri: i fatti del ritrovamento

Ieri mattina, lungo la fascia costiera che si estende da palo a campo di mare, sono stati segnalati numerosi cadaveri di berta minore adagiati sulla sabbia. Non appena scoperti, i volontari della riserva naturale della palude di torre flavia sono intervenuti per documentare e comprendere le circostanze di queste morti. Il rapido intervento è stato fondamentale per avviare le analisi necessarie a individuare una possibile causa scatenante.

La berta minore è nota per la sua presenza stabile nel mediterraneo dove si riproduce e si sposta seguendo le correnti marine. Questi uccelli solcano l’aria e il mare affrontando lunghi viaggi, ma ora mostrano un tasso insolito di mortalità, soprattutto sulle coste del lazio e della campania. Il fenomeno di spiaggiamento non è isolato: già un mese fa a latina si erano verificati casi simili, indicando che qualcosa sta colpendo questa popolazione in modo serio e prolungato nel tempo.

Spiegazioni emerse dalle analisi dopo lo spiaggiamento a latina

Le carcasse recuperate a latina poche settimane fa avevano inizialmente alimentato ipotesi legate a malattie infettive o contaminazioni marine. Si pensava a un virus, all’aviaria o a tossine prodotte da alghe pericolose. Tuttavia i primi rilievi autoptici hanno scartato queste piste. Gli uccelli trovati erano in buono stato di salute, ben nutriti, senza segni di infezioni gravi.

Le analisi più approfondite hanno rilevato la presenza di acqua nei polmoni di molti esemplari. Questa scoperta ha indirizzato gli accertamenti verso una causa ben più concreta e legata all’interazione con l’attività umana: si tratta di annegamento. La zona mediterranea, ricca di reti da pesca verticali, rappresenta una trappola mortale per molte berte minori che si immergono per procurarsi il cibo.

Come le reti da pesca provocano la morte delle berte minori

Le berte minori si comportano come piccoli pinguini: si immergono spesso e nuotano sott’acqua per catturare pesci e calamari. Purtroppo le reti da pesca di tipo verticale, usate regolarmente dai pescatori della zona, possono intrappolarli accidentalmente. Una volta impigliati, gli uccelli non riescono più a emergere e finiscono per annegare lentamente.

È questa la spiegazione più accreditata anche per le morti recenti sulle spiagge di ladispoli e cerveteri. Corrado Battisti, naturalista e referente della riserva della palude di torre flavia, conferma quanto emerso dagli studi condotti a latina. Se molti animali sono arrivati già morti sulla riva con acqua nei polmoni, è probabile che siano rimasti impigliati e abbiano perso la vita in mare prima di essere trascinati a riva dalle correnti.

Precedenti eventi simili e difficoltà nel fermare il fenomeno

Non si tratta di un evento nuovo. Circa cinque o sei anni fa, un episodio simile ha colpito la località di passoscuro, causando un grande spiaggiamento di uccelli morti. In primavera, con i movimenti migratori che coinvolgono migliaia di berte minori, questi episodi tendono a ripetersi, provocando un impatto pesante sulla specie.

Le reti da pesca coinvolte rispettano le normative vigenti e il loro impiego durante periodi specifici è un’attività consolidata per l’economia locale. Questo rende complicato sospenderne l’uso nei periodi in cui transitano le berte. Nemmeno una nuova tecnologia in grado di tutelare gli uccelli ha trovato finora applicazioni concrete. Proporre limitazioni alla pesca in certi momenti dell’anno significherebbe affrontare problemi economici per i pescatori, di difficile risoluzione.

La situazione attuale e i possibili sviluppi

Il ritrovamento di nuovi cadaveri a ladispoli e cerveteri, unito ai dati emersi dalle analisi di latina, permette di identificare con maggiore precisione questo fenomeno. Le morti causate dall’annegamento dovuto alle reti da pesca rappresentano un’emergenza per la tutela della berta minore nel mediterraneo. L’entità delle perdite, con oltre 300 animali recuperati quest’anno sulle coste del lazio e della campania, richiede un’attenzione più accurata.

Anche se non esistono soluzioni immediate, il monitoraggio continuo e la raccolta di dati appaiono fondamentali per sviluppare strategie future. Interventi mirati potrebbero puntare a ridurre la mortalità, bilanciando la conservazione della specie con l’attività economica. Nel frattempo, volontari e ricercatori continuano a documentare visivamente e scientificamente il fenomeno, per portarlo all’attenzione degli enti preposti.

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