La recente audizione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al Copasir ha riacceso il dibattito sulle operazioni finanziarie legate a mps e alla scalata di istituti bancari come mediobanca e generali. La posizione del governo sembra distaccata dalle decisioni di mercato, ma non mancano critiche serrate da parte dell’opposizione, che contesta il ruolo del ministero nel meccanismo delle offerte pubbliche di scambio. Scopriamo le dichiarazioni e le accuse che hanno coinvolto le principali figure del settore economico italiano nel 2025.
Il ministro Giorgetti sulla bce e l’operazione mps-mediobanca
Durante l’audizione al Copasir, Giancarlo Giorgetti ha affrontato il tema delle decisioni prese dalla Banca Centrale Europea riguardo all’operazione di offerta pubblica di scambio promossa da mps su mediobanca. Ha sottolineato che la BCE ha svolto il suo “mestiere”, assumendo le responsabilità che competono a un’autorità europea su questioni regolamentari e di mercato. Il ministro ha lasciato intendere che il governo, in questo contesto, mantiene un ruolo limitato, rimandando ogni decisione finale alle dinamiche di mercato e agli azionisti coinvolti.
Il ruolo del tesoro e la valutazione di lovaglio
Secondo Giorgetti, il Tesoro non si comporta da azionista invadente, ma rispetta le decisioni autonome del management bancario. In particolare ha lodato il lavoro di Lovaglio, amministratore delegato di mps, definito capace di aver guidato la banca negli ultimi interventi di salvataggio. Il ministro ha poi affermato che mps ha ripreso a generare utili e si trova a un livello di valorizzazione che si riflette positivamente anche sulle casse dello Stato. Nonostante ciò, ha espresso un certo scetticismo verso la natura delle operazioni lanciate dagli istituti bancari: “sono fatte di carta”, senza un impegno di liquidità tangibile, una circostanza che ha definito “abbastanza singolare” ma di cui prende atto.
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Le critiche di elisa pirro e il ruolo del mef nel risiko bancario
Le parole di Giorgetti hanno sollevato una dura replica da parte di Elisa Pirro, capogruppo del M5S in commissione bilancio del Senato. Pirro accusa il ministro di finta ignoranza sul coinvolgimento diretto del governo nel risiko bancario, definendo poco credibile la tesi che tutte le offerte di acquisto siano semplici scambi di carta senza soldi reali. Secondo lei, l’escalation di acquisizioni e scalate finanziarie è avvenuta grazie agli extraprofit accumulati dalle banche italiane, profitti che il governo precedente aveva promesso di tassare senza però intervenire realmente.
Trasparenza e conflitti d’interessi sotto accusa
Pirro evidenzia che queste ricchezze hanno permesso alle banche di affrontare le acquisizioni tra loro riducendo il contante speso. Inoltre, contesta la trasparenza del governo nella gestione della cessione del 15% del pacchetto azionario di mps, affidata a Banca Akros, una società controllata da Banco BPM. Lo stesso Banco BPM e altri gruppi come Anima sgr e Gruppo Caltagirone risultano beneficiari diretti di questa operazione, confermando secondo l’esponente del M5S un conflitto d’interessi e una rete di connivenze tra i soggetti coinvolti.
Tra l’altro, Pirro sottolinea che i beneficiari hanno presentato offerte simili, con un premio minimo sul valore di borsa, inferiore rispetto ai prezzi successivi sul mercato. Infine ricorda che sui vari passaggi di questo risiko sono stati presentati ben 54 esposti alla Consob e che la procura di Milano ha aperto un’inchiesta per indagare. Il suo giudizio complessivo è che il governo operi troppo a favore del mondo finanziario, delle banche e dei mercati, distogliendo l’attenzione dalla complessità e dai rischi di questa situazione.
Le implicazioni per il mercato bancario italiano nel 2025
Il confronto tra il ministro Giorgetti e l’opposizione mette in luce le tensioni che attraversano il sistema bancario italiano nel 2025. Da un lato c’è la volontà del governo di lasciare alla BCE e alle autorità di mercato il compito di regolamentare e decidere sulle strategie finanziarie delle banche. Dall’altro lato emergono dubbi sulla trasparenza di alcune operazioni, sulla presenza di interessi incrociati e sulla reale partecipazione di risorse liquide che garantiscano stabilità economica.
Il contesto economico e la fiducia degli investitori
In effetti, le offerte pubbliche di scambio e le acquisizioni valutate sul mercato non solo condizionano la proprietà delle banche, ma influenzano anche la fiducia degli investitori e dei risparmiatori in un momento storico in cui il contesto economico europeo è ancora segnato da incertezze. L’esame degli atti, i controlli della Consob e le indagini giudiziarie chiariranno ulteriori dettagli, mentre il governo continua a ribadire il proprio ruolo defilato.
Lo scenario attuale evidenzia un intreccio complesso tra politica, finanza e autorità di vigilanza, in cui ogni scelta può determinare conseguenze rilevanti per l’intero sistema bancario italiano. Il dibattito resta aperto e gli sviluppi prossimi definiranno l’assetto di una serie di istituti fondamentali per l’economia nazionale.