Anche nel 2025 Milano ha voluto celebrare la memoria del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia 43 anni fa insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente della scorta Domenico Russo. La cerimonia in piazza Diaz ha visto la partecipazione di istituzioni, forze dell’ordine e della famiglia del generale, a testimonianza del legame forte che la città mantiene con il suo ricordo. Un momento che spinge a riflettere sulla lotta alla criminalità organizzata e sul metodo investigativo che Dalla Chiesa ha contribuito a mettere in campo.
Piazza Diaz, un ricordo condiviso da autorità e famiglia
Come ogni anno, la commemorazione si è svolta in piazza Diaz, un luogo che per Milano ha un valore simbolico importante. Qui sono state deposte corone d’alloro in memoria del generale e dei suoi compagni. Tra i presenti, autorità di primo piano: il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il prefetto Claudio Sgaraglia e il questore Bruno Megale. C’erano anche i figli di Dalla Chiesa, Nando e Rita, a rendere omaggio al padre.
Il sindaco Sala ha sottolineato quanto sia fondamentale esserci, ricordando l’impegno costante della famiglia Dalla Chiesa verso la città. Per Milano, questa cerimonia è un momento civile e istituzionale in cui si rinnova l’impegno a mantenere viva la memoria di chi ha lottato contro mafia e terrorismo.
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Al termine della cerimonia, Rita Dalla Chiesa ha condiviso un pensiero molto personale: «Per voi era il generale Dalla Chiesa, per me era mio padre, questa è la differenza». Ha espresso gratitudine verso Milano, che conserva viva la memoria di suo padre. La città ha un significato profondo per la famiglia, non solo per la loro storia, ma anche per l’impegno di Carlo Alberto contro le Brigate Rosse e il terrorismo. Il legame con Milano fa parte del loro patrimonio familiare, ed è per questo che hanno scelto di restare qui, anche in occasione della commemorazione nazionale.
Il generale Dalla Chiesa, un simbolo nella lotta a mafia e terrorismo
Carlo Alberto Dalla Chiesa ha segnato la storia italiana come una delle figure chiave nella lotta contro la criminalità organizzata e il terrorismo degli anni Settanta. La sua uccisione, avvenuta a Palermo nel 1982, è ancora una ferita aperta che ricorda quanto fossero pericolose le mafie e quanto fosse importante affrontarle con decisione.
La sua figura è legata anche a un modo nuovo di fare investigazioni. Prima di lui, le indagini erano spesso meno coordinate e meno efficaci. Dalla Chiesa ha introdotto un approccio basato sulla raccolta dettagliata di informazioni, sulla collaborazione tra diversi corpi investigativi e sull’analisi dei flussi di denaro delle organizzazioni criminali. Un metodo che ha rappresentato una vera svolta nella lotta alla mafia.
Il suo impegno non si è limitato alla Sicilia: a Milano si distinse per la sua battaglia contro il terrorismo delle Brigate Rosse, contribuendo a liberare la città da quella minaccia. La sua memoria si intreccia così con la storia di diversi territori italiani colpiti dalla violenza e dall’illegalità.
Il metodo Dalla Chiesa: un’eredità che guida ancora le indagini antimafia
Il generale Riccardo Galletta, comandante interregionale dei carabinieri ‘Pastrengo‘, riassume così l’eredità di Dalla Chiesa: ha inventato un modo di lavorare che oggi è uno standard nelle indagini contro la criminalità organizzata. Fondamentali sono stati i gruppi interforze, il passaggio da intuizioni a procedure precise e l’attenzione a seguire i soldi, vero punto di svolta nelle investigazioni.
Il famoso “follow the money” – cioè tracciare i flussi di denaro per arrivare ai vertici delle mafie – è un’intuizione di Dalla Chiesa. Poi magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno preso spunto da questo principio per costruire buona parte della lotta antimafia.
Il metodo che ha introdotto prevedeva una raccolta di informazioni più approfondita, collaborazione tra forze diverse e un lavoro investigativo più scientifico. Un cambio netto rispetto all’approccio tradizionale, che puntava soprattutto sulla repressione diretta. Questo ha rivoluzionato il modo di affrontare organizzazioni complesse e radicate, aprendo nuove strade per la giustizia.
Il ricordo di Dalla Chiesa non è solo simbolico: è legato anche a strumenti concreti che ancora oggi si usano nelle operazioni antimafia. La sua figura resta una fonte d’ispirazione per le forze dell’ordine e per chi ogni giorno combatte la criminalità, a tanti anni dall’assassinio.