Milano, le reazioni allo sgombero del Leonvallo: artisti e attivisti chiedono la riapertura e la tutela del centro sociale

Il Leonvallo Di Milano sgomberato dopo oltre 30 anni, tra appelli di artisti per la riapertura e tensioni politiche sul valore culturale e sociale del centro sociale storico
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Sgombero del Leonvallo a Milano, artisti e attivisti chiedono la riapertura. - Gaeta.it

Il centro sociale Leoncavallo di Milano, storico spazio dedicato alla cultura alternativa e alla street art, è stato sgomberato il 21 agosto 2025. Lo sgombero ha scatenato numerose reazioni nel mondo dell’arte e della musica, ma anche tra le istituzioni. Artisti come tvboy hanno lanciato appelli alla riapertura del Leoncavallo, sottolineando il suo valore artistico e culturale. Nel frattempo, il governo rivendica il gesto come un ripristino della legalità dopo oltre trent’anni di occupazione abusiva.

Tvboy e la difesa della street art al Leonvallo: un appello per salvare le opere e riaprire il centro

Tvboy, noto street artist con base a Barcellona, ha pubblicato un lungo messaggio su Instagram in difesa del Leoncavallo, denunciando lo sfratto e chiedendo apertamente la riapertura del centro. Ricorda di aver realizzato molte opere a fianco di artisti come Ivan, Pao, Bros e Sonda, nomi che hanno segnato la scena milanese della street art proprio grazie agli spazi offerti dal Leoncavallo. La sua posizione va oltre la difesa di un semplice spazio: definisce il centro sociale un laboratorio di creatività e un luogo dove l’arte era accessibile a tutti.

L’artista sottolinea la perdita che la città sta vivendo. Milano, spiega, avrebbe più bisogno che mai di spazi di aggregazione come questo, dove le idee si incontrano senza un fine di lucro. Tvboy si oppone a chi demonizza i giovani e le loro forme di aggregazione, e denuncia una politica che soffoca ciò che nasce dal basso. L’appello si concentra anche sulle opere d’arte dentro e intorno al Leoncavallo, che dovrebbero essere preservate come patrimonio collettivo. Vede il centro come un “museo vivente”, un luogo da tutelare e valorizzare per le generazioni future.

La testimonianza di Vittorio Sgarbi: la Cappella Sistina della street art a Milano

Il valore culturale del Leoncavallo è testimoniato anche da figure del mondo dell’arte come Vittorio Sgarbi, che nel 2007 lo definì “la Cappella Sistina della street art” durante una mostra al PAC di Milano. Questo riconoscimento sottolinea come il luogo avesse un ruolo che superava le ideologie di appartenenza politica o sociale. Il Leoncavallo parlava un linguaggio universale, quello dell’arte, che ha attratto generazioni di artisti e giovani milanesi.

Sgarbi, figura nota per posizioni spesso divergenti da quelle degli stessi artisti di strada, riconobbe il valore artistico del centro, evidenziando come i murales e le opere nate in questo spazio fossero un patrimonio condiviso dalla città. Il paragone con la Cappella Sistina non è casuale: sottolinea l’importanza delle opere e la potenza comunicativa di un’arte che si esprime fuori dai canoni tradizionali e istituzionali.

Il contesto dello sgombero: politica e reazioni in città

Lo sgombero del Leoncavallo si è svolto il 21 agosto 2025, con un blitz anticipato rispetto alla data prevista del 9 settembre, e ha fatto parte di una linea rigida adottata dal governo contro le occupazioni abusive. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha dichiarato che si trattava di un “ristabilimento della legalità” dopo oltre trent’anni di occupazione. Anche il vicepremier Matteo Salvini ha espresso soddisfazione, definendo la chiusura del centro la “fine di una stagione di illegalità”.

Dal lato delle istituzioni locali, il sindaco di Milano Giuseppe Sala si è detto critico verso la modalità dello sgombero, lamentando di non essere stato informato preventivamente. Sala ha ricordato il valore sociale del Leoncavallo e ha espresso preoccupazione per la perdita di spazi di aggregazione per i giovani. Il contrasto tra governo e amministrazione cittadina evidenzia una tensione sulle politiche urbane e la gestione degli spazi pubblici e condivisi.

Il Leonvallo come fulcro dell’arte, musica e cultura alternativa a Milano

Fondato nel 1975, il Leoncavallo è stato per decenni un punto di riferimento per tanti giovani, artisti e musicisti milanesi. Spazio di musica e laboratori, luogo di incontro per la cultura alternativa, ha ospitato numerosi eventi e performance che hanno segnato la scena underground della città. Lo sgombero rappresenta un duro colpo per questo tessuto culturale, che trova in queste aree un terreno fertile per la creatività e la socialità.

Il centro sociale ha ospitato artisti di strada, concerti, attività di educazione culturale e politica, offrendo a molti un rifugio e uno spazio per esprimersi liberamente. La sua chiusura rischia di interrompere relazioni, progetti e testimonianze culturali radicate da tempo, oltre a limitare l’accesso a spazi non commerciali e partecipativi. L’appello alla riapertura non riguarda solo la destinazione fisica, ma anche la possibilità di preservare un modello di socialità urbana basato sull’incontro e la libera espressione artistica.

Le reazioni attorno allo sgombero mostrano un’Italia divisa su temi di legalità, cultura urbana e politiche giovanili. Milano si trova al centro di un dibattito acceso sulla gestione degli spazi che da decenni rappresentano il cuore di una cultura viva e partecipata.