Milano e Roma al centro dello scontro sulle politiche urbanistiche del PD e le spinte immobiliari

Milano E Roma Al Centro Dello

Milano e Roma al centro del dibattito sulle politiche urbane del PD. - Gaeta.it

Laura Rossi

6 Settembre 2025

Le recenti discussioni sulle scelte urbanistiche di Milano e Roma hanno acceso un dibattito acceso dentro e fuori il Partito Democratico. Il nodo non riguarda solo il rispetto delle regole o i comportamenti individuali, ma più in generale le scelte politiche che incidono sul governo del territorio e sulla qualità della vita nelle città. Scenari complessi, con leggi ad hoc e spinte speculative che mettono in discussione decenni di conquiste urbanistiche. Sullo sfondo, la difficoltà di un partito tra visioni divergenti e il rischio di perdere il proprio ruolo nel definire politiche pubbliche attente alle esigenze dei cittadini.

Le polemiche milanesi e la legge “Salva Milano”: un salto nella deregulation edilizia

A Milano il dibattito si concentra sulle mosse della giunta e del sindaco Giuseppe Sala, ma non solo sulle questioni giudiziarie che coinvolgono alcuni amministratori. Il caso più emblematico è la cosiddetta legge “Salva Milano”, varata con interventi legislativi che hanno smantellato regole urbanistiche consolidate da decenni. In pratica, si è consentito di costruire palazzi fino a 25 piani in zone dove prima erano presenti edifici di 2 piani, semplicemente presentando una SCIA, cioè una dichiarazione di intervento edilizio molto semplificata.

Questa modifica ha aggirato le procedure di pianificazione pubblica, fondamentale per assicurare investimenti proporzionati nei servizi pubblici come scuole, trasporti e spazi verdi. Il tessuto urbano e sociale rischia di essere stravolto senza le garanzie di tutela ambientale, paesaggistica e del benessere collettivo. La legge è sembrata cucita su misura per favorire gli interessi privati e i costruttori, limitando il ruolo della pubblica amministrazione a semplice notaio di richieste già scritte da altri. Alcuni degli indagati, secondo le indagini, avrebbero contribuito direttamente alla stesura della normativa.

La cosiddetta “rigenerazione urbana” è stata interpretata in modo riduttivo e strumentale. Invece di promuovere un vero rinnovamento sociale e urbanistico, si è privilegiato un semplice rinnovamento edilizio centrato sui profitti immobiliari. Questa visione si allontana dalla tradizione delle battaglie del centrosinistra per il diritto alla città e la tutela dei più deboli, segnando un distacco significativo dalla storia di chi ha difeso l’interesse pubblico contro le speculazioni.

Il modello romano tra Giubileo, investimenti immobiliari e critica dalle associazioni

Anche a Roma le politiche urbanistiche della giunta guidata da sindaco Gualtieri hanno suscitato discussioni. Il Comune ha portato avanti alcuni progetti di riqualificazione di periferie come Tor Bella Monaca e Corviale, spesso finanziati con fondi europei del PNRR. Tuttavia, resta una prevalenza di scelte che spingono per attirare investimenti immobiliari, con scarsa partecipazione e ascolto delle comunità locali colpite dai cambiamenti imposti senza confronto.

Il “Modello Roma” si appoggia molto ai poteri speciali concessi per il Giubileo 2025, utilizzati anche per opere che superano nel tempo lo stesso evento giubilare. Il sindaco, nominato commissario per il Giubileo, ne rivendica i risultati e propone questa impostazione come base per riformare il governo della Capitale. In pratica, questo modello privilegia la valorizzazione del settore immobiliare e turistico, a discapito di una pianificazione urbana pubblica pensata per rispondere ai bisogni reali delle persone.

Diverse iniziative sono state criticate dall’associazione Carteinregola per la scarsa trasparenza e il coinvolgimento limitato ai rappresentanti delle imprese del mattone. Esempi concreti riguardano la variante privata per il porto turistico di Fiumicino, i progetti per gli stadi di Pietralata e Flaminio, e il termovalorizzatore. Anche le modifiche al Piano regolatore hanno lasciato margini di dubbio su chi davvero abbia voce in capitolo nel decidere il futuro della città.

Le tensioni interne al PD e il ruolo della segretaria Schlein tra il vecchio e il nuovo

La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha mostrato cautela nel prendere posizione sulle polemiche urbanistiche. Sul caso di Milano ha espresso fiducia nella magistratura e solidarietà al sindaco Sala. Roma invece non è stata oggetto di sue dichiarazioni nette. Questa prudenza rispecchia le difficoltà di guidare un partito spaccato tra due anime: quella degli elettori che chiedono un ritorno alle origini di sinistra, e quella di iscritti e amministratori attenti a non contrariare i poteri interni e le logiche di consenso consolidate.

Il voto alle primarie aveva messo in luce queste divisioni, con schieramenti ben distinti tra chi auspicava un cambiamento radicale e chi puntava a conservare la linea seguita negli ultimi anni. La segretaria si trova a gestire contrasti tra correnti e alleanze territoriali, come dimostra il patto recente in Campania, con accordi che rischiano di demotivare chi sperava in nuove direttrici per il partito.

Schlein deve affrontare questo doppio binario senza poter ignorare le evidenti tensioni causate dalle scelte urbanistiche comunali, spesso in netto disallineamento con la visione di un PD più attento ai bisogni pubblici e sociali. Il futuro del partito passa anche da come saprà affrontare questi nodi aperti.

Una sfida per la definizione di città pubbliche o privatizzate nel dibattito politico italiano

Il cuore della questione sta nella definizione di che città vogliamo: spazi collettivi aperti a tutti e pensati per la qualità della vita oppure semplici occasioni di investimento e profitto immobiliare? Le scelte adottate in città come Milano e Roma mostrano una prevalenza della seconda strada, con regole piegate agli interessi dei costruttori e la partecipazione dei cittadini spesso ridotta a un ruolo marginale.

L’urbanistica dovrebbe essere uno strumento per migliorare le condizioni di vita, garantire spazi verdi, accessibilità e servizi essenziali. Invece, negli ultimi anni, ha spesso seguito le logiche di mercato trasformandosi in un terreno di scontro tra interessi pubblici e privati. Questioni che richiedono un confronto ampio, a partire dal PD, per chiarire se puntare su politiche di rigenerazione autentica, basate su partecipazione e tutela ambientale, oppure proseguire con modelli centrati sulle rendite immobiliari e la privatizzazione degli spazi urbani.

In questa partita la politica locale e nazionale avrà un ruolo decisivo nel determinare il futuro delle città italiane, tra pressioni economiche forti e la domanda crescente di qualità e giustizia sociale. Gli esempi di Milano e Roma offrono uno spaccato importante, dove si gioca tanto sulla credibilità delle forze politiche quanto sulla capacità di mettere al centro l’interesse collettivo, smarcandosi da logiche di potere e profitto esclusivo.