La situazione dei rifugiati nelle Marche, riconosciuti titolari di protezione internazionale, sta creando tensioni tra istituzioni e associazioni. Alcuni protocolli governativi hanno aperto la strada a un possibile abbandono di queste persone una volta abbandonati i centri di accoglienza straordinaria. Il rischio riguarda centinaia di migranti, senza un sistema chiaro di transizione nel programma di accoglienza e integrazione previsto dallo stato.
La circolare ministeriale e le sue conseguenze sul territorio marchigiano
Il 7 agosto 2023 il ministero dell’Interno ha diffuso una circolare che invita i prefetti a sospendere le procedure di accoglienza per chi ha ottenuto la protezione internazionale, ma non ha ancora il permesso di soggiorno né l’assegnazione al sistema di accoglienza e integrazione . Nella provincia di Pesaro-Urbino circa 100 giovani rifugiati risultano coinvolti direttamente da questa direttiva, mentre in tutta la regione Marche il numero sale a 500.
Questo provvedimento ha esposto molti rifugiati a una condizione di precarietà, con la prospettiva concreta di trovarsi senza un luogo dove stare, nemmeno temporaneamente. Non solo si bloccherebbe l’iter di accoglienza, ma si metterebbe in discussione il principio di continuità dell’assistenza garantita dallo Stato a chi ha ottenuto il riconoscimento di protezione.
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Le preoccupazioni di luana zanella e gianluca carrabs
Luana Zanella, capogruppo di AVS alla camera dei deputati, ha definito inaccettabile che lo Stato abbandoni chi ha ottenuto la protezione “per strada”, senza garantire alternative. Zanella ha partecipato alla conferenza stampa tenuta a Pesaro per mettere in luce questa criticità, denunciando l’effetto diretto della circolare ministeriale nel lasciare centinaia di rifugiati privi di assistenza.
Gianluca Carrabs, consigliere comunale di Urbino ed esponente nazionale di Europa Verde, ha affermato che le prefetture stanno predisponendo la fine dell’accoglienza per chi ha ricevuto lo status di rifugiato, ma attende ancora il permesso di soggiorno o il trasferimento al SAI. Carrabs ha segnalato che anche minorenni senza supporto rischiano di finire in ambienti pericolosi, con ripercussioni umanitarie e di sicurezza pubblica. Questi giovani spesso non hanno riferimenti familiari o comunitari nei territori in cui si trovano, aggravando la loro esposizione alla marginalità.
Le implicazioni per i comuni e la richiesta di intervento delle istituzioni locali
Adriana Fabbri, capogruppo AVS al comune di Pesaro, ha sottolineato che il governo scarica sui comuni le difficoltà legate a questa crisi. Senza un quadro chiaro di accoglienza, migliaia di persone rischiano di trovarsi senza protezione, aumentando così le tensioni sociali nei territori e generando costi aggiuntivi per gli enti locali.
Anche Luca Pandolfi, assessore al comune di Pesaro, ha commentato la situazione evidenziando che la nuova interpretazione del decreto legislativo numero 142 del 2015 crea un vuoto normativo. Questo vuoto lascia decine di rifugiati senza assistenza nel periodo tra il riconoscimento della protezione e l’inserimento nel programma SAI. Pandolfi ha definito questa situazione una lesione ai diritti civili, fonte di instabilità sociale e un peso eccessivo per i comuni, già sottoposti a pressioni amministrative e finanziarie.
L’assessore ha chiesto un intervento tempestivo delle istituzioni e dell’Anci per spingere verso una revisione della normativa. L’obiettivo è che lo Stato metta in atto una strategia precisa per evitare che chi ha ottenuto lo status di rifugiato venga lasciato privo di alloggio e strumenti per costruire una vita.
L’urgenza di un quadro di accoglienza completo e rispettoso dei diritti
La vicenda nelle Marche si inserisce in un contesto nazionale dove la gestione dei rifugiati con protezione internazionale si trova spesso in bilico tra disposizioni burocratiche e realtà sul campo. Il caso marchigiano mette in mostra i limiti del sistema di accoglienza, in particolare per i giovani rifugiati che necessitano di continuità e supporto.
La mancanza di un passaggio fluido tra il riconoscimento della protezione e l’ingresso nel SAI rischia di lasciare una fascia importante di persone ai margini, esponendole a rischi di esclusione sociale e vulnerabilità. Le richieste di revisione normativa e di confronto interistituzionale puntano a recuperare un equilibrio che garantisca assistenza senza soluzione di continuità.
L’attenzione resta alta sia nelle Marche sia a livello nazionale. Le difficoltà dei rifugiati e la pressione sulle amministrazioni locali richiedono soluzioni concrete e immediate per un sistema di accoglienza rispettoso dei diritti riconosciuti e capace di tutelare chi fugge da situazioni di pericolo.