Decine di migliaia di persone si sono radunate a Tel Aviv per chiedere con urgenza il ritorno degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas a Gaza. Tra i manifestanti anche famiglie direttamente coinvolte, in una protesta settimanale che questa volta ha puntato il dito contro il governo di Israele dopo l’attacco in Qatar alla leadership di Hamas. Il corteo si è svolto in quella che ormai viene chiamata la piazza degli Ostaggi, dove si rinnova la pressione per sbloccare i negoziati e fermare il rischio crescente per la vita delle persone prigioniere.
La piazza degli ostaggi a Tel Aviv torna a riempirsi con una protesta più accesa
Ogni sabato a Tel Aviv si radunano famiglie e sostenitori degli ostaggi per mantenere alta l’attenzione sulle trattative di liberazione. Questa volta, la protesta ha assunto toni particolarmente duri dopo l’attacco mirato alla leadership di Hamas in Qatar, episodio che ha complicato i colloqui di scambio e un possibile cessate il fuoco. La folla, stimata in migliaia, ha chiesto con forza la ripresa immediata delle trattative per evitare ulteriori rischi sulla vita degli ostaggi.
Il punto di ritrovo, conosciuto come la piazza degli Ostaggi, è diventato un simbolo della battaglia delle famiglie per i loro cari ancora nelle mani di Hamas. Durante la manifestazione un oratore, riportato da Times of Israel, ha evidenziato come l’attacco in Qatar abbia di fatto bloccato ogni dialogo, facendo precipitare una situazione già molto delicata verso un impasse pericoloso.
Le accuse di ex ostaggi e famiglie contro il governo israeliano e Netanyahu
Tra i volti più noti presenti alla manifestazione c’era Sharon Alony Cunio, ex prigioniera di Hamas e moglie di uno degli ostaggi ancora detenuti, David Cunio. Sharon ha rivolto dure critiche a Israele, in particolare al premier Benyamin Netanyahu, accusato di essere l’ostacolo principale alla conclusione di un accordo per il rilascio degli ostaggi. Ha sottolineato come ogni rinvio nei negoziati equivalga a un rischio concreto e immediato per la vita degli uomini e delle donne ancora prigionieri.
Sharon Cunio ha ricordato che il marito è ancora vivo, ma il silenzio e i ritardi nella politica rischiano di trasformare quelle vite in un elenco di vittime. La donna ha denunciato che i colloqui sono stati ripetutamente interrotti e che l’ultimo episodio, con il raid e il fumo in Qatar, ha peggiorato ulteriormente la situazione. L’urgenza di un accordo viene messa in rilievo con parole molto nette: «Non voglio diventare un altro nome nella lista delle vittime dell’ottusità del governo».
L’impatto della crisi e la richiesta di un cessate il fuoco immediato
La manifestazione ha trasmesso un messaggio chiaro al governo israeliano e a Netanyahu: il continuo ritardo nei negoziati non solo mina le possibilità di salvare le persone ostaggio, ma rischia anche di aggravare il conflitto. Le famiglie chiedono con insistenza la ripresa delle trattative, la fine delle ostilità e un cessate il fuoco che possa consentire un accordo sicuro di scambio.
L’attacco in Qatar ha creato nuovi nodi diplomatici destinati a complicare la situazione sul campo. Quel raid ha interrotto un processo fragile già in bilico, lasciando aumentare l’angoscia di chi aspetta notizie di chi è stato catturato. Le famiglie sono tornate in piazza a ripetere che ogni giorno trascorso senza progresso mette a rischio vite umane e speranze di riconciliazione.