Il 2024 ha segnato una svolta nel mercato globale del gas naturale, con un aumento dei consumi che ha toccato livelli record e un riequilibrio dei prezzi, specie in Europa e Asia. La dipendenza dagli import ha registrato segnali di riduzione in alcune aree, mentre la composizione delle fonti e dei fornitori si è trasformata notevolmente soprattutto per l’Unione europea e l’Italia. I dati ufficiali Arera e Commissione Europea disegnano un quadro dinamico, influenzato anche da fattori geopolitici e tecnologici.
Crescita globale e dinamiche di consumo in europa e asia pacifico
Nel 2024 la domanda mondiale di gas naturale è salita a 4.212 miliardi di metri cubi, con un incremento del 2,8% rispetto all’anno precedente che aveva registrato 4.095 miliardi. La spinta principale arriva dall’area Asia Pacifico, responsabile di oltre il 45% dell’aumento totale dei consumi, confermando il ruolo cruciale di questa regione nel mercato globale dell’energia.
All’interno dell’Unione europea i consumi sono cresciuti di uno 0,5%, sfiorando i 332 miliardi di metri cubi, ma restano ben lontani dai 412 miliardi del 2021. Questi numeri riflettono una fase di stabilizzazione dopo la contrazione del 7% nel 2023. Tuttavia, i comportamenti tra i Paesi europei sono divergenti. Germania, Italia e Paesi Bassi segnano incrementi nei consumi, rispettivamente del 1,6%, 0,6% e 1,3%. Al contrario, Francia e Spagna hanno ridotto la domanda di gas rispettivamente del 6,2% e 4,2%. Qui la quota di fonti alternative nel mix elettrico è cresciuta sensibilmente: la Francia ha puntato sul nucleare con un aumento del 12%, mentre in Spagna le rinnovabili sono cresciute dell’11%, mitigando l’uso del gas.
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Un panorama eterogeneo
L’andamento del gas in Europa non segue un’unica traiettoria; ogni Paese si muove in base alle proprie politiche energetiche e disponibilità di risorse alternative.
Produzione e forniture energetiche: il contributo di turchia e norvegia
La produzione globale di gas naturale nel 2024 ha toccato un incremento dell’1,4%, sostenuta soprattutto dalla crescita del gas non convenzionale che sfiora il 2%, contribuendo con il 32% del totale estratto. In Europa, la situazione registra dinamiche contrastanti. La Norvegia ha aumentato i volumi del 8%, colmando in parte i cali strutturali di Regno Unito e Paesi Bassi. Notevole anche l’attività in Turchia, grazie al giacimento di Sakarya che ha visto un’impennata del 178% nella produzione, un dato che evidenzia il potenziale emergente del paese come fornitore regionale.
Questi aumenti di produzione sono risultati fondamentali per compensare la riduzione delle estrazioni in alcune aree già mature e per garantire maggiori forniture al mercato europeo. Lo scenario conferma il ruolo centrale di Norvegia e Turchia nei rifornimenti continentali, con un calo progressivo di UK e Paesi Bassi nella capacità di estrazione.
Importazioni ue in calo, con norvegia e usa principali fornitori via gasdotto e gnl
Nel 2024, gli import di gas nell’Unione europea sono scesi del 6% rispetto al 2023, attestandosi a circa 275 miliardi di metri cubi. La quota maggiore è arrivata tramite gasdotto , mentre il Gnl rappresenta il 37%. Norvegia si è confermata nel ruolo di primo fornitore, coprendo il 33% degli approvvigionamenti totali generali e il 50% di quelli via tubo. La Russia mantiene il secondo posto con il 19%, seguita da Usa e dai Paesi del Nord Africa .
L’import di Gnl ha subito una riduzione del 16%, dovuta a diversi fattori: il ritorno alla normalità dei flussi via gasdotto ha ridotto la necessità di Gnl; le difficoltà di transito nel Mar Rosso hanno limitato la disponibilità; infine, i prezzi più alti in Asia hanno spinto molti carichi verso quei mercati piuttosto che verso l’Europa.
Questa diminuzione ha influito sul livello di riempimento degli stoccaggi europei: alla fine dell’inverno 2024/2025 gli accumuli erano al 34%, rispetto al 59% registrato un anno prima. In Italia però gli approvvigionamenti hanno permesso di raggiungere una capacità del 62%, un valore piuttosto significativo in ottica di sicurezza energetica.
Flussi e stoccaggi a confronto
Andamento dei prezzi e differenze tra mercati europei e asiatici
I prezzi del gas naturale nei mercati europei nel 2024 hanno evidenziato una tendenza al ribasso. Nel mercato olandese Ttf la media annua è stata di 34,4 euro per MWh, in calo del 15% rispetto al 2023 e del 72% rispetto al 2022. In Italia, il prezzo al Psv si è attestato a 36,7 euro per MWh, con un calo simile a quello olandese. Lo spread medio tra Psv e Ttf è stato di 2,3 euro per MWh, indicando una leggera differenza tra i due hub.
In Asia, il mercato Gnl ha visto prezzi medi annui in calo del 12% rispetto all’anno precedente e del 34% rispetto al 2022. Nel primo semestre 2024 le quotazioni asiatiche erano quasi costantemente più alte rispetto a quelle europee, ma nella seconda metà dell’anno si è registrata un’inversione, con prezzi europei più alti. Questo fenomeno ha spinto maggiori carichi di Gnl verso l’Europa, modificando gli equilibri commerciali dei due continenti.
Una tale variazione ha risentito di fattori tecnici e geopolitici, influenzando la direzione dei flussi commerciali e permettendo all’Europa di sfruttare prezzi più favorevoli per incrementare alcune importazioni.
Il calo della produzione e la riduzione della dipendenza estera in italia
Per quanto riguarda l’Italia, nel 2024 si è osservata una lieve ripresa dei consumi di gas naturale, che sono passati da 61,5 a 61,8 miliardi di metri cubi. La produzione nazionale però è calata del 4,1%, scendendo a poco meno di 2.600 milioni di metri cubi. Le importazioni nette hanno seguito un trend negativo, con una leggera riduzione dell’0,7% rispetto al 2023, attestandosi a 58,8 miliardi di metri cubi.
Il dato rilevante è la diminuzione della dipendenza dall’estero, scesa a 95,2% rispetto al 96,3% del 2023. Questo risultato si deve all’abbassamento delle importazioni nette e al calo delle esportazioni, ormai quasi azzerate. La compagnia Eni ha mantenuto il controllo sul 65% della produzione nazionale, incrementando leggermente la sua quota.
Le importazioni totali sono diminuite di 3,3%, tornando vicino ai livelli più bassi dell’ultimo decennio. Il calo più significativo si è avuto sulle forniture provenienti dal Nord Africa, con una riduzione di 3,6 miliardi di metri cubi, tra cui un taglio di 2,2 miliardi dall’Algeria, che comunque resta primo fornitore con 23,3 miliardi di metri cubi. Anche i trasferimenti dalla Libia si sono quasi dimezzati.
Il gas naturale liquefatto importato è sceso a 14,7 miliardi di metri cubi, in calo dell’11%, con i principali paesi di provenienza rappresentati da Qatar, Algeria e Stati Uniti, che coprono quasi tutto il fabbisogno di Gnl italiano.
Il mercato italiano del gas: importatori principali e nuove quote di mercato
Nel panorama italiano degli importatori di gas, Eni mantiene la posizione di leader, pur con una lieve contrazione della quota di mercato scesa al 30,9% rispetto al 32,3% del 2023. Segue Edison con il 17,6% e Azerbaijan Gas Supply Company con il 15,9%. Insieme i primi tre operatori si aggiudicano il 64,4% degli approvvigionamenti totali, un incremento rispetto al 63,8 dell’anno precedente.
Questi dati indicano una concentrazione piuttosto elevata del mercato, con pochi operatori principali capaci di gestire la maggior parte delle importazioni di gas in Italia. Il calo generalizzato delle importazioni pone però sfide per il mantenimento dell’offerta nel contesto di un mercato europeo in evoluzione. Nel frattempo, le dinamiche dei fornitori e le modifiche nella composizione dei volumi contribuiscono a rimodellare il settore energetico nazionale.