L’intervento della premier Giorgia Meloni all’assemblea di Confindustria a Bologna ha richiamato l’attenzione sulla necessità di abbattere le barriere commerciali interne all’Unione europea. Ha evidenziato come i dazi tra Stati membri rappresentino un ostacolo significativo, soprattutto in uno scenario di mercato internazionale instabile e complesso. I dati del Fondo monetario internazionale, citati da Meloni, mostrano differenze rilevanti tra le tariffe interne europee e quelle di altri grandi blocchi economici come gli Stati Uniti.
I dazi interni nell’unione europea: un fardello per le imprese
Secondo la premier, i dazi applicati tra i Paesi dell’Ue raggiungono livelli che difficilmente possono essere sostenuti nel lungo termine. Il costo medio per vendere beni fra Stati membri viene stimato attorno al 45%, una percentuale elevata se paragonata all’incirca 15% registrato per gli scambi interni negli Stati Uniti. Questi dati indicano barriere tariffarie che pesano sull’attività commerciale e sulle possibilità di crescita delle imprese europee. La presenza di questi dazi interna ostacola una libera circolazione dei beni e crea inefficienze difficili da colmare.
La situazione appare ancora più critica per i servizi, settore che già da anni richiede maggiore attenzione nelle politiche commerciali comunitarie. Il Fondo monetario internazionale valuta la tariffa media per i servizi all’interno degli Stati membri intorno al 110%, un livello che frena gli scambi e penalizza l’economia digitale e i settori ad alta specializzazione. Meloni ha richiamato la necessità di un ripensamento profondo sulle politiche tariffarie, per non compromettere la competitività europea nel contesto globale.
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Il contesto internazionale e la pressione sui mercati europei
L’intervento della premier arriva in un momento in cui i mercati mondiali mostrano segnali di instabilità e tensioni commerciali che rischiano di avere ripercussioni importanti sull’economia europea. I vincoli e gli oneri aggiuntivi interni all’Unione, già di per sé complessi, aggravano la posizione delle imprese export-oriented che affrontano una concorrenza agguerrita da parte di altre economie. Questo meccanismo limita la capacità dell’Europa di sfruttare appieno il proprio potenziale di mercato e di attrarre investimenti.
In effetti, l’Unione europea si trova di fronte a una doppia sfida: da un lato deve confrontarsi con competitori esterni sempre più aggressivi; dall’altro, non può permettersi divari legati alle proprie politiche interne che riducono la fluidità degli scambi. Eliminare questi dazi potrebbe agevolare il commercio e rafforzare la coesione economica tra Stati membri, offrendo al tempo stesso un segnale chiaro alle imprese e agli investitori su un mercato unito e accessibile.
Le richieste rivolte all’industria e alle istituzioni europee
Dal palco di Confindustria, Meloni ha rivolto un invito concreto a tutti gli attori economici europei e nazionali affinché si adoperino per superare le divisioni e abbattere i confini tariffari. Ha sottolineato che le misure adottate finora rischiano di ostacolare la ripresa economica e hanno un impatto negativo sulla competitività internazionale delle imprese italiane ed europee.
La premier ha suggerito che un’azione comune su questo fronte potrebbe rilanciare la crescita, favorire nuove opportunità di lavoro e migliorare l’efficienza delle catene produttive. Il messaggio mostrava la volontà di affrontare un problema radicato e poco visibile al grande pubblico, ma cruciale per la salute dell’economia continentale. Se l’Europa vuole mantenere un ruolo di rilievo nel commercio globale, dovrà gestire in modo più stretto questi ostacoli interni.
In tanto, iniziative di dialogo sulle riforme tariffarie potrebbero accompagnare una lunga fase di revisione delle politiche europee, con ricadute anche su altri settori come il digitale e i servizi. Diventa quindi fondamentale un confronto serrato tra istituzioni, imprese e stakeholder per individuare soluzioni efficaci, perché la semplificazione del mercato interno resta uno dei punti chiave per un’Europa più competitiva e integrata.