Medici prosciolti per la morte di daniele d'amato dopo udienza preliminare a novi ligure e genova

Medici prosciolti per la morte di daniele d’amato dopo udienza preliminare a novi ligure e genova

Il caso della morte di Daniele D’Amato si chiude con il proscioglimento dei medici di Novi Ligure e Genova, nonostante le carenze nella valutazione clinica evidenziate dalle perizie tecniche.
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Il caso della morte di Daniele D’Amato, dopo quattro accessi al pronto soccorso tra Novi Ligure e Genova, si è concluso con il proscioglimento dei due medici imputati per omicidio colposo, nonostante alcune lacune nella valutazione clinica. - Gaeta.it

Il caso della morte di daniele d’amato, uomo di 48 anni deceduto dopo quattro accessi al pronto soccorso tra novi ligure e genova, si è concluso con il proscioglimento dei due medici imputati. La decisione è arrivata dopo un lungo iter giudiziario, segnato da perizie e richieste della procura. La vicenda ha coinvolto diverse strutture ospedaliere e mette in luce problemi legati alla valutazione clinica nei casi di sintomi acuti.

La sentenza della giudice nutini e la richiesta della pm rombolà

Il giudice dell’udienza preliminare, angela nutini, ha disposto il proscioglimento dei due medici che lavoravano rispettivamente al pronto soccorso dell’ospedale di novi ligure e all’ospedale san martino di genova. L’accusa era di omicidio colposo in relazione alla morte di daniele d’amato, zio delle gemelle asia e alice, note nel mondo della ginnastica artistica.

La procura, guidata dalla pm francesca rombolà, aveva chiesto il proscioglimento basandosi sull’esito delle perizie tecniche. I consulenti incaricati dalla stessa giudice nutini hanno rilevato diverse lacune nella gestione clinica del paziente ma non hanno trovato prove sufficienti per affermare che queste carenze abbiano avuto un ruolo determinante nel decesso. Un primo parere quindi che ha fatto pendere la bilancia verso l’archiviazione del procedimento giudiziario.

Il quadro clinico e le criticità evidenziate durante la perizia

daniele d’amato aveva manifestato per la prima volta il mal di schiena in modo grave circa tre anni fa. Nel giro di tre giorni, si era presentato al pronto soccorso per ben quattro volte lamentando dolori acuti. Durante queste visite mediche, gli era stato prescritto un antidolorifico senza approfondimenti diagnostici rilevanti.

La perizia tecnica ha evidenziato “diverse carenze nella valutazione clinica” dei medici, sottolineando che gli accertamenti fatti non erano sufficienti per una diagnosi tempestiva. Quello che però è risultato decisivo per l’esito della sentenza è che, nonostante questi errori, non si può con sicurezza logica e scientifica attribuire il decesso direttamente alla mancata diagnosi o a eventuali omissioni mediche.

Solo al quinto giorno dal primo accesso in pronto soccorso, daniele d’amato ha eseguito una tac con contrasto, che ha rilevato una dissecazione aortica, una condizione potenzialmente letale. È stato operato con urgenza ma non è riuscito a sopravvivere. Gli esperti hanno quindi escluso un nesso causale certo tra i ritardi o errori clinici e la morte.

Sviluppi del procedimento e ruoli degli avvocati difensori

L’anno scorso, sulla base degli indizi raccolti, la pm rombolà aveva sostenuto l’accusa richiedendo il rinvio a giudizio per i due medici, difesi dagli avvocati gianluca franchi, salvatore leggio, antonio rubino e giuseppe caccamo. Le accuse si basavano su un’omissione colposa che avrebbe causato la morte di daniele d’amato.

Con la decisione del giudice nutini di prosciogliere gli imputati, il processo non si è aperto, ma si riserva la possibilità ai familiari di opporsi al verdetto. A quel punto potranno presentare appello, aprendo un nuovo capitolo nel caso.

Le vicende giudiziarie relative a questo episodio mostrano la complessità del rapporto tra responsabilità medica e fattori clinici difficili da interpretare tempestivamente. Lo scenario resta delicato, soprattutto per le implicazioni che questa vicenda ha avuto in ambito locale e sulla figura del paziente coinvolto.

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