L’inchiesta sulla gestione urbanistica di Milano si è allargata e ora tocca accuse molto più pesanti: corruzione, depistaggio, induzione indebita. Dopo l’arresto ai domiciliari dell’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni, il 16 luglio i pm hanno chiesto sei nuovi arresti, coinvolgendo anche membri della Commissione paesaggio e assessori. Al centro, permessi edilizi e piani urbanistici, con un’ombra che arriva fino al sindaco Sala.
Da abusi edilizi a sospetti di corruzione: come si è trasformata l’indagine
All’inizio l’indagine riguardava abusi edilizi, lottizzazioni abusive e falso. C’era anche l’abuso d’ufficio, poi tolto come reato. Ma la magistratura ha spostato l’attenzione verso fatti più gravi: corruzione legata alla gestione urbanistica della città. A marzo, Oggioni è finito agli arresti domiciliari per depistaggio, falso e corruzione, un segnale chiaro della serietà dell’inchiesta.
Il 16 luglio i pm hanno formalizzato nuove accuse e chiesto sei arresti. Tra i reati contestati spiccano corruzione, falsità e induzione indebita, oltre a false dichiarazioni su conflitti d’interesse nella Commissione paesaggio. È un salto di qualità nell’indagine, che coinvolge pezzi importanti della governance cittadina e i meccanismi decisionali sulle opere edilizie.
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Tra gli indagati ci sono Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione paesaggio fino ad aprile, e Giancarlo Tancredi, ex assessore alla Rigenerazione urbana. Marinoni era stato nominato nel 2021 e confermato fino al 2024, ma secondo i pm non avrebbe dichiarato conflitti di interesse con progettisti e imprese coinvolti nei progetti. Quei conflitti, nascosti, avrebbero permesso di creare un “Pgt ombra”, un piano parallelo fuori dai riflettori.
Tancredi, a conoscenza di tutto, avrebbe fatto in modo che il sindaco Sala confermasse la nomina di Marinoni nonostante i sospetti. Anche Sala è indagato insieme a loro. Poi c’è Alessandro Scandurra, membro della Commissione, accusato di false dichiarazioni sulle sue qualifiche personali e professionali.
Dopo lo scoppio dello scandalo, Marinoni e altri componenti della Commissione si sono dimessi, segno della pressione che sta montando sulla gestione urbanistica. La vicenda ha messo in luce i rischi di interferenze nei processi decisionali per le grandi opere edilizie a Milano.
Corruzione al centro dell’inchiesta: i dettagli delle accuse
Le accuse di corruzione sono il cuore delle richieste di arresto. Otto episodi coinvolgono diverse persone. Secondo i pm, Marinoni avrebbe stretto un accordo corruttivo con Federico Pella, ex manager della società di ingegneria J+S, con la mediazione di Tancredi. Il patto prevedeva pagamenti camuffati da contratti di collaborazione per influenzare i pareri della Commissione su progetti importanti come Goccia-Bovisa.
Le somme in gioco sfiorerebbero i 370mila euro, versate per orientare le decisioni edilizie. Marinoni è accusato anche di altri casi simili con imprenditori e progettisti, su interventi come i Bastioni di Porta Nuova e i Portali di Gioia. In queste vicende è coinvolto anche Scandurra, che avrebbe ricevuto circa 138mila euro da Manfredi Catella, Ceo di Coima, per progetti come Pirellino-Torre Botanica e Scalo Romana-Villaggio Olimpico.
Scandurra risulta legato anche ad altri rapporti con imprenditori, tra cui Andrea Bezziccheri di Bluestone, da cui avrebbe incassato oltre 3 milioni di euro, di cui 2,5 milioni per due progetti specifici. L’inchiesta dipinge un sistema diffuso di corruzione, con soldi che girano per condizionare le commissioni decisionali della città.
Induzione indebita e il ruolo di personaggi chiave del settore urbanistico
C’è poi un filone che riguarda l’induzione indebita a dare o promettere utilità. Tra marzo e ottobre 2023, Tancredi avrebbe agito su richiesta di Manfredi Catella e dell’architetto Stefano Boeri per spingere la Commissione paesaggio a dare pareri favorevoli su interventi precisi, come l’area P39-Pirellino e Torre Botanica, con vantaggi economici per Catella e Boeri.
Anche il sindaco Sala è indagato in concorso con gli altri. Ma il giudice per le indagini preliminari, Mattia Fiorentini, ha respinto l’accusa di induzione indebita per tutti, bocciando quella parte della richiesta dei pm. Restano invece le accuse di corruzione, falso e conflitti di interesse.
Questa vicenda ha acceso i riflettori sugli intrecci tra enti pubblici, società private e professionisti che ruotano intorno alle grandi trasformazioni edilizie di Milano.
Oggioni cambia misura cautelare: pesa il peso dell’inchiesta sulla città
Giovanni Oggioni, arrestato a marzo per corruzione, ha visto modificata la sua misura cautelare: dagli arresti domiciliari è passato al divieto di dimora a Milano. Ora vive tra la Valsassina e una località sul mare. Non ha mai chiesto di essere sentito dai pm, una scelta che fa parte della sua strategia difensiva.
Le accuse che gravano su Oggioni e sugli altri indagati pesano molto sulla gestione urbanistica della città e sul funzionamento degli organismi chiamati a valutare i progetti edilizi. Le indagini continuano e si attendono sviluppi, mentre Milano segue da vicino le ricadute che questa maxi-inchiesta potrà avere sulla trasparenza e sull’equità delle decisioni urbanistiche.
Le nuove richieste di arresti e le rivelazioni contenute negli atti mostrano un intreccio complicato di interessi privati e pubblici, che mette in discussione molti passaggi autorizzativi fondamentali per la trasformazione del volto di Milano.