Matteo d'amico compie 70 anni e celebra la musica tra poesia e teatro con eventi a roma e siena

Matteo d’amico compie 70 anni e celebra la musica tra poesia e teatro con eventi a roma e siena

Matteo d’amico celebra i 70 anni con eventi tra Roma e Siena, unendo musica, poesia e teatro in un percorso creativo riconosciuto a livello internazionale e segnato da collaborazioni prestigiose.
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Matteo d’amico, compositore romano nato nel 1955, celebra i suoi 70 anni con eventi che uniscono musica, poesia e teatro, riflettendo una carriera innovativa e riconosciuta a livello internazionale. - Gaeta.it

Matteo d’amico, compositore romano nato nel 1955, festeggia i suoi 70 anni con una serie di eventi dedicati in cui la musica si intreccia con la poesia e il teatro. La sua lunga carriera, segnata da collaborazioni importanti e riconoscimenti internazionali, evidenzia un approccio originale al rapporto tra musica, testo poetico e voce. Tra le tappe di questo compleanno, l’accademia Filarmonica di Roma ha organizzato una serata speciale nella sala Casella, con esecuzioni di brani ispirati a poeti come Pasolini e Auden.

Sfida creativa e nuovi orizzonti nella composizione di d’amico

Matteo d’amico ha raccontato di aver affrontato una crisi creativa verso la fine degli anni Novanta. Sentiva che il linguaggio musicale tradizionale, centrato su stile e forma, restava confinato a pochi addetti ai lavori. Così ha deciso di cercare nuove vie per comunicare, spinto da un desiderio di avvicinare il pubblico. L’incontro con Hans Werner Henze a Montepulciano è stato determinante: d’amico compose la sua prima opera, “Gli spiriti dell’aria”, iniziando a esplorare la scrittura per la voce, che sarebbe diventata centrale nel suo lavoro.

Una musica che si apre agli ascoltatori

Questo segna un cambio di rotta rispetto alla sua formazione classica sotto maestri come Donadoni, grazie anche allo stimolo di Henze che gli ha aperto nuove prospettive sul coinvolgimento emotivo degli ascoltatori. D’amico ha capito che la musica non poteva limitarsi a un esercizio intellettuale, ma doveva esplorare legami con altre arti e costruire un messaggio che fosse comunicativo e significativo. Solo così si poteva catturare il tempo e l’attenzione di chi ascolta, intrecciando musica e parole in una trama emozionale più profonda.

Formazione a roma e dialogo con letteratura e teatro

Roma è stata il centro della formazione di Matteo d’amico. Ha studiato al conservatorio Santa Cecilia, imparando da Barbara Giuranna, Guido Turchi e Irma Ravinale, perfezionandosi poi con Franco Donatoni. La sua scrittura si distingue per l’attenzione a dettagli ritmici e timbrici che creano contrasti netti, ma anche per un equilibrio tra ragione e passione musicale. Non a caso si è laureato in lettere con una tesi in storia del teatro ed ha collaborato con registi come Squarzina, Cobelli, Missiroli e Scaparro.

Doppia anima: compositore e studioso della scena teatrale

Questa doppia anima di compositore e studioso della scena teatrale ha fatto sì che d’amico guardasse alla musica non solo come pura astrazione sonora, ma come elemento vivo da mettere in relazione con la parola e la recitazione. Nel suo percorso, infatti, emerge la scelta di integrare poesia e musica, producendo opere che mettono in dialogo versi celebri con timbri vocali e strumenti, spaziando dal repertorio sacro a testi di Tasso, Auden, Marlowe e Brodsky.

Riconoscimenti internazionali e composizioni di respiro globale

Tra gli anni Ottanta e i primi duemila Matteo d’amico ha raccolto premi importanti. Nel 1985 ha vinto concorsi internazionali tra cui Martin Codax e Valentino Bucchi, mentre nel 1988 ha ricevuto il primo premio al Music Today World Contest di Tokyo con il brano “L’Azur” su testi di Mallarmé, un punto di svolta nel suo rapporto con la poesia.

Successivamente ha proseguito a cercare l’intesa tra musica e letteratura con opere come “Rime d’amore” , eseguite a Santa Cecilia, e “Auden cabaret” che arrivò finalista al Prix Italia nel 2006. Nel 2011 il debutto di “Veni veni Mephostophilis” affidato all’orchestra di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano, ha ulteriormente confermò la sua dimensione internazionale. L’anno dopo “Flight from Byzantium”, con brani da Brodsky, è stato presentato alla Royal Festival Hall di Londra.

Collaborazioni con artisti di voce

Questi risultati sottolineano come d’amico abbia costruito un repertorio che trae linfa da testi poetici di alto profilo, trovando valore anche in ambiti come la musica sacra. La sua esigenza di utilizzare la parola con la musica si è consolidata anche attraverso collaborazioni con artisti di voce come Chiara Osella e Greta Lobefaro.

Periodo storico e il ruolo di un compositore fra tradizione e innovazione

Matteo d’amico appartiene a una generazione che ha seguito le tracce di Darmstadt, centro nevralgico delle avanguardie musicali del dopoguerra. Tra nomi come Nono, Maderna, Boulez e Stockhausen, l’eredità del serialismo e della musica dodecafonica ha segnato la prima parte della sua formazione.

Ma con l’arrivo dei minimalisti americani e la rottura con le forme rigide operata da John Cage, anche in Italia molti compositori hanno iniziato a cercare nuovi modi di esprimersi, meno condizionati dai vincoli strutturali del passato. D’amico ha trovato in questo passaggio un terreno fertile per sviluppare un linguaggio meno autoreferenziale e più legato al pubblico.

Parola e drammaturgia nella musica contemporanea

Nel suo caso, questa transizione si accompagna al desiderio di incorporare la parola e la drammaturgia, tradizioni meno esplorate in quel contesto. Il suo percorso suggerisce la complessità dei cambiamenti avvenuti nella musica contemporanea negli ultimi decenni del Novecento.

Festeggiamenti e nuove produzioni nel 2025 tra roma e siena

Il compleanno di Matteo d’amico si celebra con un calendario fitto di eventi che mostrano la sua forza creativa a 70 anni. Il 27 giugno all’Accademia Filarmonica di Roma, nella sala Casella, tre brani ispirati a poesia di Pasolini e Auden, eseguiti da Greta Lobefaro al pianoforte e dalla voce di Chiara Osella, sono stati il cuore dell’omaggio.

Appuntamenti estivi e nuove produzioni

Il 12 luglio a Siena, in occasione del Festival della Chigiana, d’amico presenterà “Herodiade”, scena lirica su testi di Mallarmé per due soprani e ensemble, nuova prova del suo rapporto con la letteratura simbolista. A marzo, invece, aveva avuto luogo la prima esecuzione di “Les Nuages”, per coro misto e strumenti, ispirato a versi di Hugo, Baudelaire e ancora Mallarmé, a Santa Cecilia.

Questi appuntamenti, affiancati dall’uscita del Cd “Le creature di Ade”, edito da Stradivarius, rappresentano un ciclo intenso che mette in evidenza la sua attenzione verso il rapporto tra voce, testo e formazione orchestrale. L’orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, diretta da Carlo Boccadoro, ha registrato una selezione di brani, contribuendo a diffondere il suo lavoro al di fuori dai confini romani.

Attività accademica e ruolo nella musica italiana contemporanea

Matteo d’amico è stato docente di composizione al conservatorio Santa Cecilia fino al 2022, elemento importante nella sua attività di trasmissione del linguaggio musicale. Fra il 2000 e il 2002 ha diretto il Teatro comunale di Bologna, mostrando attenzione anche per la gestione culturale e artistica. Dal 2006 è membro dell’Accademia di Santa Cecilia e dell’Accademia Filarmonica Romana, segno del suo ruolo riconosciuto nella scena musicale italiana.

Figura di riferimento nel panorama culturale italiano

La sua carriera spaziosa, che unisce creazione, insegnamento e direzione, rispecchia la figura dell’artista impegnato dentro contesti di alto profilo culturale, capace di dialogare con le forme tradizionali della musica italiana e allo stesso tempo di spingersi verso nuove forme d’espressione legate alla parola e alla scena.

D’amico rappresenta così un punto d’incontro fra ricerca e comunicazione, fra musica contemporanea e arte letteraria, confermando la sua presenza attiva nella vita musicale e culturale del paese.

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