Materie prime critiche, sicurezza e strategie in italia: la sfida del futuro per difesa e tecnologia

Materie prime critiche, sicurezza e strategie in italia: la sfida del futuro per difesa e tecnologia

Le materie prime critiche sono essenziali per la sicurezza nazionale, la difesa e la transizione verde in Italia e nell’Unione europea, con un ruolo strategico di Cina, Stati Uniti e potenzialità minerarie italiane ancora poco sfruttate.
Materie Prime Critiche2C Sicure Materie Prime Critiche2C Sicure
L'articolo evidenzia l'importanza strategica delle materie prime critiche per l'Italia e l'Europa, sottolineando la dipendenza dalle importazioni, il potenziale minerario italiano ancora poco sfruttato e il valore dei rifiuti estrattivi come risorsa per garantire sicurezza nazionale e sviluppo tecnologico. - Gaeta.it

Le materie prime critiche occupano un ruolo fondamentale nella sicurezza nazionale e nello sviluppo tecnologico, in particolare per la difesa e la transizione verde e digitale. La dipendenza dell’Italia e dell’Unione europea dall’importazione di queste risorse espone a rischi concreti, evidenziati nel recente rapporto presentato alla Camera dei deputati il 16 giugno 2025 alla presenza del presidente Sergio Mattarella e del ministro della Difesa Guido Crosetto. Questo testo evidenzia l’importanza di sviluppare una strategia mirata per garantire la disponibilità delle materie prime non energetiche e non agricole indispensabili all’industria e al settore militare.

La dipendenza europea dalle materie prime critiche e il ruolo della cina

L’Unione europea mostra da tempo una forte dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche. Nella maggior parte dei casi, i paesi dell’Unione non dispongono di risorse adeguate e sono quindi costretti a rivolgersi a fornitori esterni. È il caso del magnesio: il 97% di quello consumato in Europa arriva dalla Cina. Questo Paese riveste un ruolo centrale anche per la raffinazione delle terre rare pesanti, componenti imprescindibili di magneti permanenti utilizzati nelle turbine eoliche e nei veicoli elettrici. La Repubblica Democratica del Congo, poi, fornisce il 63% del cobalto mondiale, ma buona parte viene raffinata proprio in Cina, che ha siglato accordi con nazioni africane, asiatiche e latinoamericane per assicurarsi un ruolo di primo piano nella filiera di questi minerali.

Gli Stati Uniti hanno invece avviato un’intesa con l’Ucraina per assicurarsi terre rare sul territorio ucraino. Questa collaborazione si innesta sia nel quadro di negoziati di pace sia nell’ambito di supporto militare, sottolineando come le materie prime critiche siano un asset strategico anche per le alleanze e gli equilibri geopolitici.

Risorse minerarie e potenzialità italiane ancora poco sfruttate

L’Italia dispone di un patrimonio minerario che, sebbene sfruttato in misura ridotta, contiene risorse di materie prime critiche di rilievo. Secondo studi dell’Ispra, esistono 76 miniere ancora attive, 22 delle quali estraggono materiali presenti nella lista europea delle 34 materie prime critiche. Tra i minerali più estratti si annoverano il feldspato, fondamentale per l’industria ceramica, e la fluorite, con applicazioni nel settore dell’acciaio, dell’alluminio, del vetro e dell’elettronica.

La miniera di fluorite di Genna Tres Montis in Sardegna, attualmente in fase di ristrutturazione, tornerà a operare a pieno ritmo, diventando una delle più significative d’Europa. Storicamente, altre miniere di fluorite erano attive nel bergamasco, nel bresciano e in Trentino, regioni che potrebbero essere rivalutate viste le oscillazioni dei prezzi di mercato, che oggi risultano quadruplicati rispetto agli anni ’90.

Nel parco nazionale di Beigua, tra Genova e Savona, si trova quella che potrebbe essere la più grande riserva europea di titanio. In Piemonte, a Punta Corna, nel vallone di Arnas, sono stati individuati giacimenti contenenti cobalto. Feldspato e fluorite restano tuttavia le materie prime critiche di cui l’Italia ha attualmente un’estrazione significativa, ma i permessi di ricerca in corso e l’analisi di vecchie miniere suggeriscono la possibile presenza di altri minerali, come il litio, individuato in quantità rilevanti nei fluidi geotermici dell’area tosco-laziale-campana.

Minerali come rame, antimonio, manganese, titanio, stronzio, tungsteno, alluminio, gallio e germanio sono al centro delle ricerche, dati indispensabili per la produzione di tecnologie connesse alla transizione verde e digitale.

Rifiuti estrattivi, una risorsa da valorizzare nel sistema nazionale delle materie prime

Un’importante risorsa da non sottovalutare sono i depositi di rifiuti estrattivi, ovvero gli scarti delle passate attività minerarie. Questi materiali contengono residui di minerali preziosi, che in passato non venivano valorizzati. In Sardegna si stimano circa 80 milioni di metri cubi di rifiuti di questo tipo. Il loro recupero potrebbe contribuire a incrementare l’offerta interna di materie prime critiche.

Per questo motivo, l’Ispra è coinvolta in un progetto nell’ambito del Pnrr per la mappatura e la caratterizzazione di queste aree. Questo lavoro permetterà di quantificare con precisione la presenza di risorse minerarie ancora sfruttabili all’interno di queste discariche di rifiuti estrattivi, con prospettive concrete per incrementare l’autonomia nazionale e ridurre l’importazione. Poco conosciuta, la messa in sicurezza e la valorizzazione dei rifiuti estrattivi può trasformarsi in leva strategica per affrontare la carenza di materie prime critiche in Italia.

Il rapporto presentato alla Camera punta l’attenzione sulla necessità di una strategia nazionale volta ad affrontare queste criticità. Le materie prime critiche non rappresentano solo un elemento economico, ma anche un cardine della sicurezza e della sovranità tecnologica in vista delle sfide che attendono il Paese nei prossimi decenni.

Change privacy settings
×