Martina Oppelli, 50 anni, è deceduta in Svizzera dopo aver ottenuto il suicidio medicalmente assistito. La donna, originaria di Trieste, conviveva da oltre un quarto di secolo con una forma grave di sclerosi multipla che l’ha resa completamente paralizzata. L’associazione Luca Coscioni ha confermato la notizia, sottolineando le difficoltà incontrate in Italia per accedere a questa procedura.
La battaglia di martina oppelli contro la sclerosi multipla e la paralisi totale
Martina Oppelli ha combattuto una lunga battaglia con la sclerosi multipla, malattia che ha progressivamente compromesso le sue capacità motorie e l’autonomia personale. Da più di venticinque anni la sua vita è stata segnata da una paralisi totale che ha richiesto assistenza continuativa. Negli ultimi mesi la situazione si era aggravata ulteriormente, rendendo ogni movimento completamente impossibile e costringendola a dipendere da presidi medici e da caregiver per le funzioni più elementari.
La sclerosi multipla ha colpito diverse aree del suo organismo al punto che, oltre alla paralisi, necessitava di farmaci specifici, catetere e la cosiddetta macchina della tosse per la respirazione assistita. Questi strumenti erano fondamentali per mantenere le funzioni vitali quotidiane e garantire una qualità di vita, per quanto limitata, accettabile.
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Il rifiuto da parte dell’azienda sanitaria locale e le motivazioni dell’asl
L’azienda sanitaria locale aveva respinto la richiesta di suicidio assistito avanzata da Oppelli per la terza volta consecutiva, il 4 giugno scorso. L’asl ha motivato la sua decisione sostenendo che la donna non poteva accedere alla procedura perché non era sottoposta a trattamenti di sostegno vitale. Questo nonostante la sua totale dipendenza da assistenza esterna e da dispositivi medici indispensabili per garantire le funzioni vitali.
Questa interpretazione restrittiva delle regole ha innescato un dibattito su quali condizioni rendano legittimo il diritto al suicidio medicalmente assistito in Italia. La diagnosi di Martina, la totale perdita di autonomia e la sofferenza provocata dalla malattia non hanno convinto l’azienda sanitaria a concederle il permesso per la procedura.
Il ricorso alla svizzera e il ruolo dell’associazione luca coscioni
Di fronte al diniego italiano, Martina Oppelli si è rivolta alla Svizzera, paese che consente il suicidio medicalmente assistito in determinate condizioni. Lì ha potuto ottenere l’intervento legale e medico che ha posto fine alla sua sofferenza. L’associazione Luca Coscioni ha seguito il caso e pubblicato la notizia, sottolineando la difficoltà per molti malati italiani di accedere a questo tipo di assistenza senza dover uscire dai confini nazionali.
La morte di martina oppelli e le conseguenze sulla legislazione italiana
La vicenda di Oppelli richiama l’attenzione sul dibattito legislativo ancora aperto in Italia attorno a temi delicati come il fine vita e il diritto di morire dignitosamente. Le limitazioni stabilite dalle autorità sanitarie hanno spinto numerosi pazienti a cercare aiuto all’estero quando la sofferenza diventa insopportabile e le possibilità di trattamento si esauriscono.
La morte di Martina Oppelli evidenzia come la legislazione e le prassi sanitarie sul suicidio assistito presentino ancora lacune che riguardano il riconoscimento dei bisogni dei malati più gravi. Le dinamiche di questo caso potrebbero portare a nuove discussioni nel corso del 2025, riguardo all’accesso e alle condizioni previste per il ricorso a queste procedure.
«Le difficoltà incontrate da Martina Oppelli rappresentano una ferita aperta nelle politiche sanitarie italiane sul fine vita», ha commentato l’associazione Luca Coscioni.