Il maltrattamento di bambini e adolescenti resta un’emergenza preoccupante in Italia. L’ultimo rapporto presentato a Roma offre una fotografia dettagliata di un fenomeno che coinvolge principalmente l’ambiente domestico, con cifre e dati che mettono in luce una realtà difficile da ignorare. La ricerca, realizzata da Terre des Hommes e Cismai per l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, analizza l’aumento e la natura degli abusi sui minorenni, offrendo numeri aggiornati al 2023.
La maggior parte dei maltrattamenti avviene tra le mura domestiche
L’indagine conferma un dato sconcertante: circa l’87% dei maltrattamenti subiti da minori e adolescenti si verifica all’interno della famiglia. Chi abusa non è uno zio fuori casa o una figura lontana, ma un parente stretto. Questo profilo invade lo spazio più intimo e dovrebbe far riflettere sul contesto in cui i minori vivono ogni giorno. La garante per l’infanzia e l’adolescenza, Marina Terragni, definisce questa situazione una “vera tragedia” e sottolinea la necessità di intervenire con forza per proteggere i più vulnerabili.
Le famiglie attraversano tensioni e difficoltà spesso invisibili, ma gli effetti si manifestano con violenza su chi meno può difendersi. Il fenomeno non riguarda solo casi isolati; al contrario è diffuso e strutturato, tanto da richiedere una strategia che includa investimenti mirati e formazione degli operatori. Questa realtà evidenzia come il pericolo non sia fuori dalla porta di casa ma proprio al suo interno, rendendo indispensabile un’attenzione specifica sugli ambienti familiari e sulle dinamiche che possono alimentare i maltrattamenti.
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Aumento significativo dei minori in carico ai servizi sociali
Tra il 2018 e il 2023, il numero di bambini e adolescenti gestiti dai servizi sociali italiani è cresciuto del 58%, passando a 374.310 soggetti. Di questi, 113.892 sono stati riconosciuti come vittime di maltrattamento, una percentuale che raggiunge il 30,4%, in netto aumento rispetto al 19,3% rilevato nella precedente analisi. Questi dati portano il totale dei minori maltrattati residenti in Italia da 9 a 13 ogni mille, segnalando un peggioramento concreto.
L’aumento più rilevante riguarda il Sud Italia, dove i casi sono raddoppiati in cinque anni. Attualmente sono 10 per mille i minorenni sottoposti a maltrattamenti, contro i 5 del 2018. Al Centro-Nord il fenomeno si è sviluppato comunque con una crescita del 45%. Le differenze geografiche indicano situazioni sociali e culturali diverse che influenzano la capacità di tutela e di intervento locale. Il contesto socioeconomico delle famiglie coinvolte gioca un ruolo cruciale nel definire la portata del problema e le strategie necessarie per contrastarlo.
Tipologie di maltrattamento e differenze di genere
L’indagine distingue le varie forme di abuso che i minori subiscono. Il tipo più frequente è il neglect, ovvero trascuratezza, che riguarda il 37% dei casi. Segue la violenza assistita, con il 34%. I maltrattamenti psicologici e fisici compaiono rispettivamente in circa il 12 e l’11% dei soggetti coinvolti. Più rari risultano l’abuso sessuale e la patologia delle cure, che interessa il 4% dei minori in valutazione.
Il report evidenzia anche differenze tra maschi e femmine. I bambini sono più spesso vittime di trascuratezza educativa, violenza assistita e patologie legate alla cura. Le bambine sono invece maggiormente esposte alla violenza psicologica e agli abusi sessuali. Questa divisione indica la necessità di interventi differenziati e specifici secondo il sesso del minore, considerando fattori culturali e sociali. La distribuzione per età mostra che la metà dei minori in carico per maltrattamenti ha tra gli 11 e i 17 anni, mentre il restante si divide tra i più piccoli di 0-5 anni e quelli dai 6 ai 10 anni.
Interventi e raccomandazioni dalla garante per l’infanzia e l’adolescenza
Marina Terragni ha richiamato l’attenzione sull’urgenza di monitorare la famiglia. I nuclei familiari soffrono di fragilità causate da situazioni complesse, dalle quali deriva la vulnerabilità dei minori. Il sostegno deve iniziare prima ancora della nascita del bambino, con interventi che accompagnino la gravidanza e proseguano nel primo periodo di vita, quando il piccolo torna a casa.
Per Terragni questi momenti sono fondamentali per prevenire condotte che possano tradursi in maltrattamenti. La raccomandazione generale è di attivare risorse e servizi capaci di cogliere i segnali di rischio tempestivamente. D’altra parte, Donatella Vergari, presidente di Terre des Hommes Italia, ha sottolineato come l’indagine sarebbe più utile se tenuta aggiornata e utilizzata con continuità da parte delle istituzioni. Una raccolta costante potrebbe evitare lacune e fornire rilevazioni più precise per strategie di contrasto.
Marianna Giordano, presidente del Cismai, vede nell’analisi un’ottima base per riconoscere tutte le declinazioni della violenza sui minori. Ha insistito sul fatto che Parlamento e Governo sono chiamati a prendere provvedimenti di portata nazionale, rispettando le autonomie regionali, per creare un sistema stabile e coordinato di risposta al fenomeno.
Le cifre e le parole emerse dalla presentazione di questa relazione sembrano indicare una strada obbligata: l’impegno pubblico deve diventare più intenso e capillare per arginare un problema che sempre più spesso si nasconde dove meno ce lo si aspetta.