Il discorso di Margherita Cassano alla Scuola Superiore della Magistratura di Scandicci ha acceso un dibattito importante sullo stato della magistratura italiana. L’ex primo presidente della Corte di Cassazione ha denunciato un disagio crescente nella funzione giudiziaria, segnalando un allontanamento dagli ideali originari a favore di un approccio sempre più burocratico, quasi da impiegati. Un rischio serio, perché così si perde il legame con la società e si svuota il senso profondo del ruolo del magistrato. L’intitolazione dell’aula multimediale a Valerio Onida è stata l’occasione per ribadire l’urgenza di una formazione etica più solida nella Scuola Superiore della Magistratura.
Magistratura in difficoltà: da giudici a impiegati
Cassano ha descritto un clima di malessere che si fa sempre più palpabile nella magistratura italiana. Il suo intervento, il 20 ottobre 2025, durante l’intitolazione dell’aula multimediale nella Scuola Superiore della Magistratura di Villa Castelpulci, a Scandicci, ha messo in luce come molti magistrati vivano il proprio ruolo con uno spirito sempre più burocratico, quasi da impiegati, lontano dall’idea originaria di giurisdizione. Non è solo un malcontento personale, ma un problema radicato che mette a rischio la qualità della giustizia.
Dietro a questo approccio “impiegatizio” ci sono carichi di lavoro pesanti, procedure soffocanti e una stanchezza che si fa sentire sia a livello mentale che fisico. Ma Cassano avverte: “la risposta non può essere anteporre le proprie difficoltà o aspettative personali al dovere verso la collettività.” Serve invece ritrovare un rapporto diretto con il ruolo fondamentale del magistrato, che deve garantire la dignità delle persone, e non limitarsi a un’esecuzione meccanica delle norme.
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Questa situazione è anche una sfida per la Scuola Superiore della Magistratura, chiamata a puntare non solo sulla tecnica, ma soprattutto sui valori etici. Cassano spera che la scuola dedichi più spazio a questi temi, per aiutare i magistrati a mantenere viva la motivazione e l’impegno nel rispondere alle esigenze di giustizia della società.
Formazione etica, la chiave per ritrovare senso e motivazione
L’intitolazione dell’aula multimediale ha avuto un forte valore simbolico, mettendo sotto i riflettori una dimensione spesso trascurata: la formazione etica e deontologica dei magistrati. Valerio Onida, cui è dedicato lo spazio, è stato un giurista di rilievo, sempre attento a sottolineare l’importanza della dignità umana nel diritto.
Durante l’evento, Cassano ha chiesto di inserire nella formazione un approfondimento chiaro sul vero significato del “Ius dicere” – il diritto di dire il diritto – che rischia di venire ridotto a una mera applicazione meccanica delle leggi, senza tener conto della responsabilità sociale e della ricerca di una giustizia sostanziale.
Da qui l’idea di creare nuovi percorsi formativi che aiutino i magistrati a ritrovare la propria identità, bilanciando le esigenze personali con quelle della collettività, mettendo queste ultime al primo posto. È un modo per combattere l’alienazione e la frustrazione che molti giudici stanno vivendo, offrendo strumenti per gestire le difficoltà interne al loro ruolo.
Nuova guida alla Cassazione, una sfida per rinnovare la giustizia
Il discorso di Cassano arriva in un momento di cambiamento ai vertici della magistratura. Ha lasciato la carica di primo presidente della Corte di Cassazione il 9 settembre 2025, dopo anni di mandato. Le sue parole critiche sul malessere nella magistratura segnalano un passaggio delicato per il sistema giudiziario italiano.
Il suo successore, Pasquale D’Ascola, ha preso il posto lo stesso giorno, dopo un voto molto combattuto nel Consiglio Superiore della Magistratura: 14 favorevoli contro 13 contrari. D’Ascola, noto per la sua esperienza nel diritto civile e per l’attenzione alla formazione, eredita una Corte che dovrà affrontare la sfida di rinnovarsi, puntando a difendere il diritto e a riconquistare la fiducia dei cittadini.
Questo cambio al vertice è un momento cruciale per affrontare le criticità messe in luce da Cassano, soprattutto per quanto riguarda la necessità di ricollegare il lavoro del giudice alle esigenze di una giustizia sostanziale. La Scuola Superiore della Magistratura avrà un ruolo centrale in questa fase, supportando i magistrati in un percorso che rimetta al centro la loro missione, con una formazione che dia più spazio ai valori etici e deontologici.