L’università politecnica delle marche: dalla ricerca alla realtà virtuale che crea lavoro e cambia l’apprendimento

L’università politecnica delle marche: dalla ricerca alla realtà virtuale che crea lavoro e cambia l’apprendimento

L’università politecnica delle marche sviluppa applicazioni di realtà virtuale e intelligenza artificiale per migliorare l’apprendimento e creare opportunità occupazionali, con il supporto della startup deepreality.
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L’Università Politecnica delle Marche ha sviluppato applicazioni concrete di realtà virtuale e intelligenza artificiale per innovare l’apprendimento e creare opportunità occupazionali, grazie anche alla collaborazione con la startup Deepreality e all’impulso dato dalla pandemia. - Gaeta.it

L’università politecnica delle marche ha trasformato il valore della ricerca accademica in applicazioni concrete nel campo della realtà virtuale e dell’intelligenza artificiale. Uno sviluppo che ha visto una spinta decisiva durante gli anni della pandemia da Covid-19, con l’obiettivo di migliorare i metodi didattici e favorire nuove opportunità occupazionali. Il professor Roberto Pierdicca, docente di Geomatica e autore di un recente saggio sulle tecnologie immersive nell’educazione, illustra come questo fenomeno stia cambiando il volto dell’apprendimento e aprendo prospettive in diversi ambiti.

La realtà estesa al servizio dell’apprendimento: opportunità e sfide

Secondo il professor Roberto Pierdicca, la realtà estesa, che comprende realtà virtuale, aumentata e mista, non ha lo scopo di sostituire il pensiero umano, bensì di potenziarlo. Nel suo libro “Educare con le nuove tecnologie – La realtà estesa per l’apprendimento”, il docente esplora risultati concreti ottenuti nei percorsi didattici grazie a strumenti digitali immersivi. Il ricorso a queste tecnologie favorisce un coinvolgimento diverso degli studenti, offrendo percorsi di apprendimento che sfruttano più canali sensoriali e cognitive.

Benefici per studenti e insegnanti

Gli insegnanti, da parte loro, trovano questi supporti utili per rendere le lezioni più comprensibili e meno astratte. I benefici si riflettono non solo in una migliore assimilazione dei contenuti, ma anche in una più solida capacità di tradurre la teoria in pratica. Il professor Pierdicca sottolinea che questa metodologia consente di prevedere un ritorno positivo per la collettività, dal momento che i soggetti formati con strumenti immersivi potranno applicare le competenze acquisite in contesti lavorativi e sociali diversi.

In particolare, la quantificazione di questi vantaggi nell’apprendimento è oggetto di studio e sperimentazione, per capire in che misura la tecnologia contribuisce a migliorare le performance cognitive rispetto ai metodi tradizionali. Lo sviluppo delle nuove tecnologie, infatti, innesca un nuovo modo di pensare l’educazione, mettendo al centro l’esperienza diretta e il coinvolgimento attivo degli studenti.

La pandemia come punto di svolta per il metaverso e la realtà virtuale

Gli anni segnati dalla pandemia da Covid-19 hanno rappresentato un momento cruciale per l’espansione della realtà virtuale nell’ambito educativo e non solo. Il professor Pierdicca parla di un vero punto di rottura, durante il quale si è riconosciuto il valore del metaverso e degli spazi virtuali come strumenti di connessione, apprendimento e collaborazione. La necessità di mantenere relazioni e continuare attività formative ha spinto università e istituzioni a sperimentare nuove forme digitali.

Il metaverso da teoria a pratica

Il metaverso si è trasformato da concetto teorico a piattaforma concreta, aprendo la strada a pratiche innovative nei processi didattici e nella formazione professionale. L’impiego di ambienti virtuali condivisi ha permesso di superare barriere fisiche, mantenendo operativa una vasta gamma di attività. Questo fenomeno ha messo in luce quanto la tecnologia possa fungere da elemento aggregante, unendo utenti e operatori in spazi digitali che sono diventati sempre più realistici e complessi.

La pandemia, quindi, non solo ha accelerato l’uso della realtà estesa ma ha allargato l’orizzonte delle applicazioni di queste tecnologie. Le opportunità si sono spostate oltre l’ambito scolastico, investendo settori come la riabilitazione, la sicurezza e l’inclusione sociale. Questi sviluppi indicano un cambio di paradigma nell’uso delle tecnologie immersive, con ricadute importanti nella vita quotidiana e nelle dinamiche lavorative.

La sinergia tra università, imprese e startup innovativa deepreality

Un aspetto che emerge con forza dalla ricerca portata avanti all’università politecnica delle marche è la collaborazione tra mondo accademico ed economia reale. Grazie a finanziamenti europei, l’ateneo ha potuto sostenere progetti che vanno oltre la sperimentazione teorica, creando collegamenti diretti con le imprese. Il risultato più concreto si è tradotto nella nascita di deepreality, una startup innovativa che commercializza sistemi di realtà virtuale.

Deepreality e l’innovazione applicata

Deepreality ha sviluppato prodotti pensati per l’educazione formale e informale, rivolgendosi a scuole, università e centri di formazione. I suoi strumenti permettono di offrire esperienze immersive che facilitano tanto l’apprendimento quanto la pratica di tecniche specifiche. Questa impresa si è imposta anche in altri ambiti, come la riabilitazione di persone con difficoltà motorie o cognitive, e la simulazione di procedure di sicurezza in ambienti lavorativi a rischio.

Il lavoro di deepreality rappresenta un esempio di come una scoperta accademica possa trasformarsi in un motore economico, offrendo posti di lavoro e contribuendo all’innovazione tecnologica. Il dialogo tra ricercatori e imprenditori fa sì che le tecnologie sviluppate restino vicine alle esigenze reali degli utenti e possano essere costantemente migliorate. Al contempo, questa esperienza permette di mantenere viva la ricerca, alimentando un circolo virtuoso tra conoscenza teorica e applicazioni pratiche.

La realtà virtuale si conferma così una leva decisiva per il futuro dell’educazione e di altri settori. La sfida è ora estendere sempre più questi modelli, tenendo conto delle necessità di un pubblico ampio e variegato, e verificando l’impatto reale sull’occupazione e sulla qualità della formazione.

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