Nel territorio dei Campi flegrei, l’ostrica è da sempre un elemento legato alla tradizione e all’identità locale. Da ingrediente prestigioso e consumato soprattutto crudo nei banchetti imperiali, negli ultimi tempi ha preso forma un nuovo approccio al suo consumo. A Bacoli, Michele Grande, chef del ristorante “La Bifora“, propone l’ostrica fritta, un modo diverso per far conoscere questo prodotto e avvicinare anche chi di solito non lo gradisce.
L’ostrica nei campi flegrei: tradizione e cultura gastronomica
L’ostrica rappresenta un punto fermo nella cultura gastronomica dei Campi flegrei. Questo mollusco, in passato considerato una prelibatezza riservata ai banchetti aristocratici, è stato tramandato nelle cucine locali come segno distintivo della zona. Viene tradizionalmente servito crudo, per valorizzare il suo sapore naturale e la sua consistenza unica, aspetti molto apprezzati dai buongustai e dai residenti. Le acque ricche di nutrienti intorno a Bacoli favoriscono un ecosistema ideale per la crescita delle ostriche, rendendo il prodotto del territorio particolarmente gustoso e riconoscibile.
Tuttavia, la percezione dell’ostrica non è unanime. Molti consumatori trovano difficile apprezzarne la consistenza “scivolosa” e il sapore intenso. Questo ha limitato la diffusione del mollusco a un pubblico ristretto, perlopiù habitué delle cucine di mare o estimatori di piatti raffinati.
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Michele grande e l’idea dell’ostrica fritta: una sfida ai palati tradizionali
Michele Grande, chef nato e cresciuto a Bacoli, si è impegnato a rendere l’ostrica accessibile a più persone con una proposta innovativa. Il suo piatto principale è l’ostrica fritta, che si discosta dalla tradizione ma mantiene la qualità del prodotto. La frittura crea una crosta croccante all’esterno che elimina quella sensazione viscosa che spesso allontana chi non ama il mollusco. Allo stesso tempo, l’interno resta leggermente crudo, così il sapore tipico dell’ostrica resta intatto.
Il ristorante “La Bifora” ha quindi introdotto questa variante in menu a Bacoli, puntando su un’esperienza di gusto nuova, che unisce tradizione e modernità. L’idea non è solo culinaria, ma anche culturale, perché spinge a rompere i pregiudizi sul cibo del territorio e coinvolge un pubblico più ampio.
Il successo dell’ostrica fritta: sapori, accostamenti e riscontri
Il piatto di ostrica fritta di Michele Grande non è solo una novità estetica o di trattamento. È pensato per esaltare il sapore con accompagnamenti precisi. I friarielli, dal gusto amarognolo, bilanciano la dolcezza interna del mollusco. A completare il quadro gustativo c’è una salsa a base di pomodoro verde, che aggiunge una nota piccante e fresca. Questa combinazione fa emergere le caratteristiche dell’ostrica in un modo che conquista anche coloro che erano più diffidenti.
Il riscontro non si è fatto attendere. Il piatto ha guadagnato popolarità sui social network grazie a foto e recensioni di clienti, conquistando rapidamente un posto tra le proposte più richieste del ristorante. Anche in sala, l’ostrica fritta si è affermata come scelta preferita dai commensali che vogliono scoprire o riscoprire i sapori dei Campi flegrei in una versione diversa dal solito.
Offrire una preparazione che mantiene alla base il sapore originale, senza rinunciare a nuovi stimoli sensoriali, ha contribuito a rilanciare il mollusco in una chiave meno tradizionale, ma rispettosa della qualità.