L’Orvieto doc si aggiorna con una svolta che cambia le regole tradizionali della denominazione. È la prima in Italia a permettere la produzione di vini con una gradazione alcolica minima di 10 gradi, una novità che arriva dopo l’adattamento del disciplinare. Questa modifica punta a rendere l’Orvieto più allineato alle richieste del pubblico e allo scenario climatico che influenza la viticoltura. I primi vini “leggeri” sono già in commercio dopo l’annata 2024.
La modifica del disciplinare e l’approvazione ministeriale
Il cambiamento normativo per l’Orvieto doc ha preso forma grazie all’aggiornamento del disciplinare di produzione, che ora consente una gradazione alcolica minima di 10 gradi. Questa novità è arrivata dopo il via libera da parte del ministero dell’Agricoltura e, al momento, attende l’approvazione a livello comunitario per avere piena efficacia ufficiale in tutta Europa. La pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale segna comunque una tappa formale rilevante per la denominazione.
Dal punto di vista legislativo, l’introduzione di una gradazione minima più bassa rappresenta un cambiamento importante, perché rende possibile la produzione di vini più leggeri entro il contesto ufficiale della doc. Già nell’annata 2024 aziende associate al consorzio hanno portato sul mercato i primi Orvieto con tenori alcolici tra 10 e 10,5 gradi, andando a soddisfare una fetta di consumatori che cerca freschezza e bevibilità senza rinunciare alla qualità garantita dalla denominazione.
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Il contesto climatico che ha spinto la svolta
La decisione di modificare il disciplinare è maturata a partire dall’esperienza della vendemmia 2024, che ha evidenziato come il cambiamento climatico influenzi le caratteristiche dell’uva e, di conseguenza, del vino. Le temperature più elevate anticipano la maturazione e aumentano il grado zuccherino naturale delle uve, portando a vini più alcolici. Per rispondere a questo scenario, il Consorzio tutela vini di Orvieto ha adottato una misura temporanea e poi ha scelto di rendere stabile la possibilità di produrre vini con gradazioni più basse.
Il presidente del consorzio, Vincenzo Cecci, ha spiegato come il cambiamento rifletta un adattamento che non significa abbandonare la tradizione, quanto piuttosto rispondere con flessibilità alle mutate condizioni ambientali e alle scelte di mercato. I nuovi vini leggeri cercano di mantenere il legame con il territorio, offrendo un prodotto che incontra esigenze diverse ma resta riconoscibile come Orvieto doc.
Il ruolo degli enologi e le fasi di produzione adattate
Per guidare questa trasformazione si sono affidati a tre esperti di spicco nel panorama enologico della denominazione: Pier Paolo Chiasso, Paolo Nardo e Massimiliano Pasquini, con il supporto di Enzo Barbi, voce storica dell’Orvieto doc. Il loro contributo è stato fondamentale nel definire le strategie tecniche necessarie per raggiungere un equilibrio tra gradazione più bassa e qualità gustativa.
La produzione di questi vini ha richiesto sperimentazioni approfondite: dalla selezione delle uve si è passati alla raccolta anticipata per ridurre il contenuto zuccherino. La vinificazione è stata curata con attenzione, impiegando lieviti selezionati e mantenendo basse temperature per preservare profumi freschi e integrità del risultato finale. L’intervento mirato su ogni fase ha permesso di ottenere un Orvieto doc dal corpo leggero ma con una struttura che non perde carattere né identità.
L’obiettivo di mercato e le nuove occasioni di consumo
I vini a bassa gradazione non nascono per sostituire le etichette classiche come Orvieto Classico o Superiore, ma per affiancarle con una possibilità in più. Sono pensati per consumatori che prediligono freschezza e leggerezza, occasioni informali come aperitivi estivi o incontri tra giovani. Questo segmento cerca prodotti più facili da bere ma con personalità, mantenendo il riferimento chiaro a una denominazione conosciuta.
I tecnici coinvolti hanno sottolineato che questa traiettoria risponde alle trasformazioni del mercato attuale, dove la richiesta di vini meno alcolici cresce, soprattutto per chi privilegia un consumo moderato ma qualitativo. L’Orvieto doc si prepara così a incontrare nuove abitudini, senza perdere il senso di appartenenza al territorio e alla sua storia enologica.
Il futuro del consorzio tra sostenibilità e ricerca scientifica
La novità dell’Orvieto doc si inserisce in un progetto più ampio, che guarda alle conseguenze del cambiamento climatico e alla necessità di innovare con metodo. Il Consorzio ha infatti presentato al Masaf una richiesta di sostegno per un programma di ricerca scientifica, in collaborazione con università e istituti specializzati. L’obiettivo è esplorare le potenzialità che questa denominazione può esprimere con vini leggeri ma identitari.
Attraverso studi approfonditi, si vuole definire meglio le tecniche migliori per mantenere qualità, tipicità e sostenibilità nel tempo. Questo impegno mira a consolidare l’Orvieto doc come laboratorio di sperimentazione, capace di affrontare le sfide climatiche con soluzioni che tengano conto anche delle aspettative specifiche dei consumatori di oggi e di domani.