Il sondaggio “Demografia, un patto tra generazioni” realizzato da Adnkronos Q&A fotografa la situazione demografica italiana mettendo al centro le paure e le difficoltà di quasi 5000 persone coinvolte. Il dibattito nato a Roma, con esponenti del governo, parti sociali e mondo accademico, ha messo in luce come l’invecchiamento e la denatalità siano ormai problemi concreti, che incidono sull’economia e sulle condizioni di vita delle famiglie. L’attenzione si è spostata sulle politiche necessarie per affrontare queste sfide, passando per lavoro, welfare, previdenza e sostegno alle famiglie.
Il declino demografico: tra timori per il futuro e cause della denatalità
Il sondaggio segnala che il 75% degli intervistati percepisce l’invecchiamento della popolazione come un problema serio per le generazioni future. Questo dato riflette la preoccupazione diffusa sulla tenuta sociale ed economica del paese. Solo il 13% vede la situazione come un’opportunità. Le ragioni dietro il calo di nascite sono varie. Il 43% attribuisce questa scelta alla paura di un futuro incerto, mentre il 29% indica l’instabilità lavorativa come ostacolo principale. Un altro 22% punta l’attenzione sui costi elevati legati all’allevamento e all’educazione di un bambino. Questi fattori, intrecciati tra loro, traducono un clima di sfiducia diffusa tra i giovani e le famiglie.
Questa situazione demografica compromette diversi aspetti della società. L’impoverimento generazionale, causato dall’aumento della popolazione anziana e dalla diminuzione dei più giovani, crea pressione sul sistema di welfare e ricadute sulle pensioni future. Le risposte delle persone coinvolte nel sondaggio mettono in luce la complessità del problema, radicato in cause economiche, sociali e culturali.
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Le risposte istituzionali: lavoro, retribuzioni e politiche per la famiglia
Il ministro del lavoro Marina Elvira Calderone, nel suo intervento registrato, ha evidenziato come la crisi demografica condiziona l’intero paese. Ha spiegato che bisogna rafforzare l’occupazione e migliorare le competenze, in particolare per donne e giovani. Ha richiamato le misure contenute nel Decreto Coesione, che punta a consolidare la contrattazione collettiva e adeguare le retribuzioni, per rendere il lavoro più attrattivo e redistribuire la crescita economica. Un altro passaggio importante riguarda la conciliazione tra lavoro e maternità, attraverso un patto che unisca welfare aziendale, territoriale e contrattuale. Questo dovrebbe offrire maggiore coraggio e supporto alle mamme di domani.
Maria Teresa Bellucci, viceministro del lavoro e politiche sociali, ha sottolineato l’importanza di un modello di welfare integrato che superi l’assistenzialismo. Ha parlato di un patto sociale che coinvolga istituzioni, imprese, terzo settore e mondo produttivo. Per sostenere le imprese ha menzionato strumenti come fringe benefit e premi di produttività. Inoltre, si è soffermata sulla valorizzazione del volontariato, finalmente riconosciuto e certificato, che può diventare un valore spendibile nei concorsi e nel mondo del lavoro.
A livello legislativo e sociale, queste dichiarazioni tracciano un percorso volto a offrire risposte concrete a un paese che invecchia e fa meno figli, con un’urgenza sempre più sentita.
Le incertezze sul futuro economico e il ruolo della previdenza complementare
Il sondaggio segnala anche un clima di forte pessimismo tra gli italiani sul loro futuro economico. Il 76% crede che la propria condizione tra vent’anni sarà peggiore; l’87% teme di non ricevere una pensione adeguata o addirittura di non averla affatto. Solo una piccola frazione, il 13%, si sente tranquilla. Questi dati fotografano l’insicurezza che grava sulle nuove generazioni e sulla tenuta futura del sistema previdenziale italiano.
Il sottosegretario Claudio Durigon ha evidenziato la necessità di rafforzare la previdenza complementare, vista come alternativa al sistema contributivo pubblico che rischia di garantire pensioni sempre più basse. Ha proposto di indirizzare culturalmente il Trattamento di Fine Rapporto verso forme di previdenza complementare, per dare un sostegno concreto ai pensionati futuri. Ha inoltre inserito in questo quadro la necessità di potenziare il Long Term Care, ossia l’assistenza a lungo termine per anziani o disabili. Durigon ha parlato anche di defiscalizzazione e obbligatorietà in alcuni casi, per incentivare un salto culturale e pratico su questo tema.
Si conferma così l’urgenza di nuove forme di tutela economica, in un momento di modernizzazione e adattamento alle mutate condizioni demografiche.
La crescita dell’educazione finanziaria e il ruolo dei caregiver familiari
Nel quadro di preoccupazione e trasformazione, cresce però l’interesse per la gestione del denaro. Il 60% degli intervistati vorrebbe imparare a gestire meglio le proprie risorse, con maggiore formazione soprattutto a scuola. Questo manifesta un bisogno di sicurezza economica e autonomia, che arriva da una popolazione consapevole delle difficoltà future.
Il sondaggio ha anche acceso i riflettori sul tema dei caregiver, ossia chi assiste familiari malati o anziani in casa. Un italiano su quattro si prende cura di un congiunto ma oltre la metà, il 58%, non riceve alcun tipo di supporto. Solo il 6% menziona un aiuto statale e appena il 2% quello da parte delle aziende. È un dato che sottolinea come questa forma di assistenza spesso resti invisibile e non adeguatamente sostenuta nel nostro paese.
La questione dei caregiver si colloca al centro delle sfide sociali, tra assistenza privata e sistemi pubblici ancora insufficienti. Questo problema incide sulla qualità della vita di molte famiglie e richiama politiche di welfare più adatte a un paese che cambia.
Il confronto tra istituzioni, parti sociali e mondo imprenditoriale su lavoro e welfare
L’evento di Roma ha visto un dialogo aperto tra rappresentanti del governo, sindacati e contributori del mondo economico e accademico. Figure come Paolo Ghezzi di InfoCamere, Daniela Barbaresi della Cgil, Sauro Rossi della Cisl, e altri, hanno ribadito il ruolo importante del lavoro stabile e di una rappresentanza sindacale forte per costruire un welfare che risponda meglio alle esigenze attuali.
Si è discusso molto anche dell’invecchiamento della popolazione e delle opportunità offerte dalla silver economy, cioè quel segmento economico legato ai bisogni degli anziani e nuove forme di consumo, sanità e servizi sociali. I contributi di Paola Ansuini della Banca d’Italia, Elisabetta Barbi dell’università La Sapienza, e esponenti di banche e industria hanno mostrato come questo settore possa diventare un ambito di crescita.
L’incontro ha riunito competenze diverse con l’obiettivo di studiare risposte articolate a un’emergenza che riguarda tutti i cittadini e che richiede interventi a più livelli.
Le strategie per sostenere natalità e famiglie: esperienze e strumenti concreti
Nel panel finale si è affrontato il tema del welfare aziendale e delle misure per sostenere la natalità. Sono intervenuti esperti come Rino Agostiniani della Società italiana di pediatria, rappresentanti del mondo del lavoro e aziende come Fater e Wind Tre. Il confronto ha portato in luce esperienze e modelli che puntano a supportare genitori e caregiver nella vita quotidiana.
Sono emerse alcune buone pratiche volte a migliorare la conciliazione tra lavoro e famiglia, con servizi specifici e iniziative di sostegno a chi cresce i figli o si prende cura di persone fragili. Questi interventi testimoniano la necessità di rafforzare reti di protezione per le famiglie e di offrire strumenti concreti per affrontare le difficoltà che riducono il desiderio o la possibilità di avere figli.
Il dibattito finale ha confermato che le politiche per la famiglia devono diventare centrali per affrontare i cambiamenti demografici e sociali in corso nel nostro paese.