L’Italia punta a produrre un milione di metri cubi di acqua dissalata al giorno entro il 2030

L’Italia punta a produrre un milione di metri cubi di acqua dissalata al giorno entro il 2030

L’Italia punta a incrementare la produzione di acqua dissalata a un milione di metri cubi al giorno entro il 2030, migliorando impianti obsoleti e ampliando l’uso potabile per fronteggiare la scarsità idrica.
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L'Italia punta a incrementare la produzione di acqua dissalata a un milione di metri cubi al giorno entro il 2030 per contrastare la scarsità idrica, migliorando infrastrutture e ampliando l'uso potabile, soprattutto nelle zone costiere e isole. - Gaeta.it

L’italia sta progettando un significativo incremento nella produzione di acqua dissalata per far fronte alla crescente scarsità idrica, soprattutto nelle zone costiere e nelle isole. L’obiettivo è arrivare a un milione di metri cubi al giorno entro il 2030, con un ritmo di crescita del 6% annuo rispetto ai livelli registrati nel 2010. Questi dati emergono dal Primo Simposio Nazionale sulla Dissalazione tenutosi a Palermo, a cura dell’università di Palermo, Aidara e l’Ordine degli Ingegneri di Palermo, con il supporto dell’istituto The European House – Ambrosetti.

Capacità attuale di produzione di acqua dissalata in italia e il confronto europeo

Al momento, l’italia occupa una posizione di rilievo nella produzione di acqua dissalata, figurando tra i primi trenta Paesi al mondo per volume prodotto. La capacità si aggira intorno ai 700.000 metri cubi giornalieri. In ambito europeo, l’italia è seconda solo alla Spagna, dove la produzione è più elevata, e contribuisce per circa l’8% alla disponibilità totale di acqua trattata dall’Unione Europea.

Questa risorsa assume un ruolo strategico crescente, considerando il degrado delle risorse idriche e il clima sempre più arido, soprattutto lungo le coste mediterranee e negli arcipelaghi italiani. La domanda di acqua sicura e stabile si fa sentire nelle popolazioni, ma anche nelle attività che richiedono grandi volumi d’acqua, come l’industria e l’agricoltura. La dissalazione si conferma quindi una soluzione concreta da ampliare.

Criticità legate all’infrastruttura e al parco impianti esistenti

Non mancano difficoltà nel settore dissalazione italiano. Molti impianti attivi sono ancora di dimensioni ridotte, spesso inferiori a 1.000 metri cubi al giorno, distribuiti in modo frammentato sul territorio. Circa la metà dei sistemi è stata realizzata prima del 2000 e necessita di interventi urgenti di ammodernamento o di sostituzione.

Questo mix di impianti datati e poco potenti limita la capacità complessiva e l’efficienza della produzione. La mancata uniformità nelle tecnologie adottate comporta inoltre maggiori costi di manutenzione e gestione e penalizza la sostenibilità energetica dell’intero processo. È chiaro che, per raggiungere l’obiettivo di aumento della capacità, serviranno progetti coordinati di ristrutturazione e ampliamento su scala nazionale.

Uso dell’acqua dissalata e potenzialità ancora da sviluppare

Attualmente, l’acqua dissalata in italia viene impiegata principalmente nei settori industriali, assorbendo circa il 68% della produzione. L’impiego per scopi potabili è invece molto limitato, nonostante la qualità del prodotto finale sia idonea anche per il consumo umano.

Questa differenza di utilizzo lascia intravedere un potenziale ancora da esprimere, specie in un Paese che ha da tempo criticità nell’approvvigionamento acquifero per fronteggiare i picchi di domanda. Puntare su un più ampio impiego potabile potrebbe rafforzare la sicurezza idrica delle città costiere e delle isole, riducendo la dipendenza da fonti esterne o da captazioni di falde sotterranee sotto pressione.

Con investimenti mirati e normative adeguate, la dissalazione potrebbe rappresentare un supporto stabile nel sistema idrico nazionale, capace di offrire acqua sicura e costante per ampie fasce della popolazione e dell’economia, contribuendo così alla gestione sostenibile delle risorse in un contesto di cambiamenti climatici.

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