L’Italia mostra segnali di regressione su alcuni aspetti cruciali dello sviluppo sostenibile, in particolare sul fronte della tutela degli ecosistemi terrestri e marini. Nel 2025, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile ha evidenziato come, rispetto al 2010, il nostro Paese abbia perso terreno in diverse dimensioni ambientali, mettendo a rischio obiettivi europei e nazionali fondamentali. A Genova, durante il Festival dello sviluppo sostenibile, è stato presentato un documento con proposte concrete per affrontare questa emergenza.
Un’Italia in ritardo per lo sviluppo sostenibile
Enrico Giovannini, direttore di ASviS, ha illustrato un dato che preoccupa: su 17 aspetti che misurano lo sviluppo sostenibile, l’Italia ha fatto un passo indietro su 6. Tra questi, il più rilevante riguarda il degrado degli ecosistemi terrestri e marini. Secondo Giovannini, “questo risultato evidenzia l’urgenza di un’azione immediata e coordinata per il recupero ambientale”. A Genova è stato sottolineato come il nostro Paese non abbia ancora stanziato risorse adeguate per rispondere alle esigenze di tutela fissate dall’Unione europea, nonostante esista un nuovo regolamento comunitario sul ripristino della natura approvato nel 2024.
Il ruolo del regolamento comunitario
Il regolamento europeo impone a tutti i membri, compresa l’Italia, l’obbligo di intervenire concretamente sul fronte della biodiversità e dei territori degradati. Un tema che, se non affrontato subito con strumenti concreti, rischia di compromettere nel lungo termine il benessere ambientale e la qualità della vita. In particolare, la mancanza di una cabina di regia nazionale impedisce di mettere in campo un piano organico e coordinato per il ripristino degli ecosistemi.
Leggi anche:
Obiettivi del regolamento europeo sul ripristino della natura
Il Regolamento europeo approvato nel 2024 stabilisce obiettivi ambiziosi da centrare entro il 2030 e il 2050. Il primo traguardo chiede di recuperare almeno il 20% degli ecosistemi degradati nel continente entro la fine del decennio, salendo poi al 90% entro il 2050. Questi valori indicano una strategia a lungo termine, che comprende ambiti diversi: dall’ambiente marino a quello terrestre, passando per i fiumi, le aree urbane, agricole e forestali.
Tutela della posidonia oceanica e degli ecosistemi marini
La tutela della posidonia oceanica, ad esempio, è al centro del piano per gli ecosistemi marini. Il regolamento prevede che almeno il 30% degli ambienti marini venga protetto partendo proprio da questa pianta fondamentale per gli equilibri del Mediterraneo. Per i fiumi, è fissato l’obiettivo di ripristinare 25 mila chilometri di corsi d’acqua liberi in Europa, favorendo il ritorno della fauna e la qualità dell’habitat.
Ulteriori misure riguardano la salvaguardia degli insetti impollinatori e la creazione di aree verdi in città, elementi che rallentano la crisi della biodiversità. Non mancano indicazioni precise anche per gli ecosistemi legati all’agricoltura e alle foreste, fondamentali per mantenere l’equilibrio climatico e la produttività dei terreni.
L’impegno della regione liguria per la biodiversità e il mare
Il presidente della regione Liguria, Marco Bucci, ha ricordato come la regione si trovi in una posizione chiave per la tutela degli ecosistemi, dovendo gestire un territorio che affaccia sul mare e sulle aree terrestri. La Liguria ha proposto iniziative concrete per la protezione del mare, a partire dal 2023 con il decalogo di rispetto per gli oceani elaborato in occasione dell’Ocean race.
Decalogo per l’ocean race
Il documento, arrivato fin sotto l’attenzione delle Nazioni Unite, rappresenta un modello di riferimento per l’Italia e gli altri stati con territori affacciati sul Mediterraneo. Bucci ha spiegato che “si sta lavorando per far adottare quel decalogo anche dagli altri Paesi che condividono quei mari, affinché le regole di tutela diventino cooperative e più efficaci”.
Questo esempio locale evidenzia la necessità di un’azione comune e sinergica, particolarmente in un contesto dove l’equilibrio tra terra e mare risulta fragile e sempre più minacciato dall’inquinamento, dal traffico marino e dall’aumento delle temperature. La Liguria conferma così il suo ruolo attivo nella protezione della biodiversità e nella difesa degli ecosistemi marini su scala nazionale ed europea.