l’iran conferma il blocco di WhatsApp mentre Telegram potrà riattivarsi dopo gli attacchi israeliani

l’iran conferma il blocco di WhatsApp mentre Telegram potrà riattivarsi dopo gli attacchi israeliani

Il governo iraniano conferma il divieto su WhatsApp per motivi di sicurezza nazionale, mentre riattiva Telegram con controlli rigorosi dopo attacchi informatici attribuiti a Israele, limitando le comunicazioni digitali.
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Il governo iraniano mantiene il blocco su WhatsApp, accusata di spionaggio, mentre riattiva Telegram sotto stretto controllo, in un contesto di tensioni digitali legate a presunti attacchi informatici israeliani. - Gaeta.it

Il governo iraniano ha preso una decisione chiara sulle applicazioni di messaggistica usate nel Paese, mantenendo il divieto su WhatsApp e permettendo il riavvio di Telegram. La scelta arriva in un momento di tensione per le comunicazioni online, in seguito a presunti attacchi informatici attribuiti a Israele. Ecco come si è sviluppata la situazione e quali sono le ragioni dietro queste restrizioni.

Il blocco di whatsapp in iran resta confermato dopo gli attacchi

L’autorità per le telecomunicazioni iraniana ha ufficializzato che WhatsApp non sarà sbloccata nel territorio nazionale. La piattaforma di messaggistica, di proprietà del gruppo Meta guidato da Mark Zuckerberg, è stata definita un mezzo al servizio dello spionaggio esterno. In particolare, il governo iraniano ha puntato il dito contro presunti legami con attività di intelligence israeliane, accusando WhatsApp di collaborare con il cosiddetto “nemico sionista”. Questo ha motivato la continuazione delle limitazioni sull’app, che restano quindi in vigore anche dopo il cessato pericolo degli attacchi informatici.

Il divieto ha impatto diretto su milioni di utenti iraniani che, di fatto, si trovano senza accesso libero a uno degli strumenti di comunicazione più diffusi al mondo. Nonostante ciò, Teheran sostiene che la sicurezza nazionale prevale su qualsiasi esigenza di consumo digitale, mantenendo una stretta sorveglianza e controllo su tutte le piattaforme di messaggistica.

Telegram potrà riprendere a funzionare, ma con controlli precisi

Telegram, invece, avrà il via libera per ricominciare a funzionare in Iran dopo un periodo di sospensione legato alle misure precauzionali adottate durante gli attacchi attribuiti a Israele. La piattaforma, creata dal russo Pavel Durov, è la più popolare in Iran per lo scambio di messaggi, notizie e comunicazioni di vario tipo. La decisione di riattivare Telegram si basa sulla valutazione del governo iraniano che l’app sia rimasta “neutrale” e non sia stata strumentalizzata per scopi di spionaggio o propaganda esterna.

Il blocco temporaneo ha causato disagi fra i cittadini e gli utenti attivi, ma il ripristino suggerisce una tregua nelle tensioni digitali. Resta comunque chiaro che persisteranno controlli e monitoraggi sulla piattaforma, per evitare usi impropri o tentativi di interferenze straniere.

Il contesto delle restrizioni e la questione della sicurezza digitale

Le restrizioni sulle app di messaggistica in Iran assumono un significato più ampio, inserendosi dentro un quadro di confronto diplomatico e di sicurezza informatica con altri Paesi, Israele in primis. Gli attacchi informatici che hanno interessato il territorio iraniano hanno acceso i riflettori sulle vulnerabilità delle reti e sulle strategie di controllo del governo su Internet.

Telegram rappresenta per molti iraniani un canale essenziale di comunicazione indipendente, mentre WhatsApp è spesso percepita come una piattaforma più soggetta a influenze esterne. Questa differenza ha spinto Teheran a scegliere un approccio differenziato: mantenere il blocco di WhatsApp e permettere un utilizzo limitato, e sorvegliato, di Telegram.

L’episodio testimonia la crescente attenzione delle autorità iraniane verso la gestione delle informazioni digitali e i rischi legati a possibili interferenze straniere, specie in un clima di instabilità regionale. Lo scenario resta quindi in divenire, con possibili nuovi provvedimenti in caso di ulteriori emergenze o tensioni.

L’impatto sulle comunicazioni e la vita quotidiana degli iraniani

La decisione di bloccare WhatsApp mentre Telegram resta accessibile cambia il panorama delle comunicazioni personali e professionali in Iran. Molti utenti si sono abituati a usare principalmente Telegram, non solo per scambi privati ma anche per seguire notizie, eventi culturali e attività commerciali.

Il divieto di WhatsApp limita però la possibilità di connettersi con l’esterno, dove l’app è largamente diffusa. Alcuni settori, come quello degli affari e degli scambi internazionali, ne risentono direttamente, trovandosi a dover utilizzare canali meno familiari o altre soluzioni tecniche.

Dal punto di vista sociale, Telegram funge anche da spazio di dibattito pubblico controllato, dove alcune voci possono emergere. Il governo controlla le chat e i gruppi pubblici per evitare che si diffondano contenuti considerati pericolosi o contrari alle politiche ufficiali. Così, la piattaforma resta utilissima ma sotto osservazione continua.

Restano ancora molti interrogativi sul futuro di queste restrizioni e sulle possibili aperture o chiusure digitali che il governo iraniano deciderà nei prossimi mesi. Quel che è certo, è che le comunicazioni private e pubbliche in Iran passeranno sempre attraverso filtri molto rigidi.

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