L’importanza delle politiche a favore delle donne per contrastare la denatalità in italia

L’importanza delle politiche a favore delle donne per contrastare la denatalità in italia

Le difficoltà della denatalità in Italia emergono nel convegno “Generazioni in mutamento” a Scilla, con Linda Laura Sabbadini che evidenzia il divario tra figli desiderati e nati e la necessità di politiche efficaci per donne e famiglie.
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L’articolo analizza la denatalità in Italia, evidenziando il divario tra figli desiderati e nati e sottolineando la necessità di politiche efficaci a sostegno di donne e famiglie per invertire il trend negativo. - Gaeta.it

Le difficoltà legate alla denatalità in italia emergono con sempre maggiore urgenza tra studiosi e istituzioni. Nel convegno “Generazioni in mutamento”, tenutosi a Scilla, Linda Laura Sabbadini, esperta in statistica e già direttrice dell’istat, ha evidenziato il divario tra i figli desiderati e quelli effettivamente nati, sottolineando la necessità di interventi mirati. Le sue osservazioni offrono un quadro chiaro sulle cause della riduzione delle nascite e sulle lacune delle scelte politiche nazionali, con un’attenzione particolare al ruolo delle politiche per le donne e per le famiglie.

Il divario tra figli desiderati e figli nati in italia

Secondo Sabbadini, ogni famiglia italiana desidera in media due figli, ma in realtà ne vengono messi al mondo solo uno. Questo scarto significativo indica che molte coppie non riescono a realizzare le proprie intenzioni riproduttive. La situazione non si limita a un semplice dato demografico: rappresenta un segnale di problemi strutturali riguardanti il sostegno alle famiglie e soprattutto alle donne. Non sono stati sufficienti gli investimenti su politiche di agevolazione per genitori, inclusi i padri, che potrebbero svolgere un ruolo più attivo se fossero messi nelle condizioni di farlo.

La statistica segnala non solo i numeri, ma anche le conseguenze di scelte politiche insufficienti. I bisogni delle donne, in particolare quelli legati al coniugare lavoro e maternità, non sono stati presi abbastanza in considerazione. Si è trascurato l’impatto degli ostacoli alla genitorialità, come la scarsa disponibilità di servizi per l’infanzia o la mancanza di flessibilità lavorativa. Questo vuoto contribuisce alla decisione di posticipare o rinunciare a un figlio.

Confronto con la germania e politiche di condivisione

Sabbadini ha portato l’esempio della Germania, che in passato ha vissuto un calo della natalità simile a quello italiano. A un certo punto, ha maggiormente investito in politiche di sostegno alla famiglia e in strumenti per la condivisione dei compiti domestici e di cura tra genitori. La differenza sta nel fatto che il nostro Paese non ha neppure tentato un recupero in questo settore. La politica italiana mostra così uno stato di arretratezza, senza creare strumenti efficaci per favorire la partecipazione maschile nelle responsabilità familiari.

La condivisione dei carichi domestici potrebbe liberare risorse per le donne, stimolando la loro partecipazione al lavoro e al tempo stesso agevolando la scelta di diventare madri. Non a caso l’Italia risulta ultima in Europa per natalità. Un altro dato preoccupante è che circa la metà delle donne italiane tra l’età fertile non lavora, un elemento che amplifica il problema demografico. La mancanza di politiche attive e coordinate contribuisce a perpetuare questa condizione, senza offrire spazi di possibile miglioramento.

Le conseguenze della mancanza di interventi adeguati

Con l’assenza di misure efficaci, la diminuzione dei nati ha assunto un carattere cronico. Ogni anno la popolazione femminile in età fertile cala, insieme al numero complessivo delle nascite. Questa dinamica avrà effetti a lungo termine sulla struttura demografica e sociale del Paese. Sabbadini definisce questo fenomeno come un prezzo che si paga per non aver adottato politiche a favore delle donne in tempi utili.

Contesto di sostegno a maternità e paternità

La difficoltà principale resta la mancanza di un contesto che sostiene la maternità e la paternità. Senza un sistema di aiuti che renda compatibile lavoro e famiglia, tante donne rinunciano a diventare madri o scelgono di farlo molto più tardi. Questa scelta individuale, però, si riflette in dati collettivi che segnalano il rischio di crisi sociale dovuta all’invecchiamento della popolazione e alla diminuzione delle nuove generazioni.

Infine, la sfida resta aperta: trasformare le indicazioni statistiche e i dati demografici in politiche concrete che supportino realmente le famiglie italiane, dando alle donne le condizioni per affrontare la maternità senza dover rinunciare alle proprie aspirazioni professionali o personali.

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