Il ruolo pubblico per guidare la tecnologia deve essere centrale per assicurare che il progresso digitale porti vantaggi diffusi e non solo pochi privilegiati. Questo è quanto emerso dall’intervento di Maurizio Fabbri, presidente dell’assemblea legislativa della regione Emilia-Romagna, durante l’evento finale del progetto girls code it better, che ha visto una partecipazione massiccia di giovani dai 11 ai 19 anni a Bologna. La discussione si è focalizzata sull’importanza di collegare sviluppo tecnologico, etica e politica per affrontare le sfide contemporanee legate all’intelligenza artificiale e altre innovazioni digitali.
Il valore del controllo pubblico sull’innovazione tecnologica
L’innovazione non può progredire senza un quadro chiaro che orienti la crescita tecnologica verso benefici collettivi. Maurizio Fabbri ha sottolineato come una guida pubblica e trasparente sia fondamentale per evitare rischi legati all’intelligenza artificiale, come la perdita di posti di lavoro per figure non qualificate, la gestione poco chiara dei dati personali, e l’aumento delle disuguaglianze digitali.
Secondo Fabbri, senza un controllo democratico forte, queste tecnologie rischiano di accentuare iniquità già presenti. La regolamentazione deve garantire diritti, sicurezza e trasparenza nell’uso di sistemi complessi, in modo da assicurare che i benefici dell’innovazione’ siano condivisi da tutti i cittadini.
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L’intervento ha evidenziato inoltre la necessità di affrontare la crisi climatica avvalendosi delle possibilità offerte dall’innovazione digitale per migliorare servizi pubblici e ridurre la spesa statale.
Giovani e digitale: opportunità di lavoro e crescita personale
Durante la manifestazione girls code it better, dedicata soprattutto a ragazze e giovani adolescenti, il presidente Fabbri ha rimarcato il ruolo attivo che le nuove generazioni devono assumere nel mondo digitale. Ha ricordato che questi strumenti tecnologici sono ormai un’estensione della vita quotidiana e offrono chance concrete non solo a professionisti altamente specializzati, ma a persone con profili diversi e competenze in crescita.
L’impegno delle ragazze e dei ragazzi nel settore tecnologico è visto come un elemento essenziale per costruire un presente e futuro più equo. La loro naturale predisposizione a imparare e sperimentare deve essere valorizzata per sviluppare carriere nel digitale o per avviare nuove imprese.
Il messaggio rivolto ai giovani è chiaro: la tecnologia può rappresentare un trampolino di lancio per affrontare sfide sociali e ambientali, ripensare i modelli tradizionali di lavoro e innovare contesti consolidati.
I mestieri digitali emergenti e le nuove competenze richieste
Fabbri ha spiegato come alcune professioni, fino a pochi anni fa inesistenti, siano oggi fra le più ricercate nel mercato del lavoro. L’intelligenza artificiale, la cybersecurity, la robotica e la realtà aumentata sono campi in rapida espansione che richiedono competenze specifiche e pratiche.
Ha insistito nel ricordare che queste nuove professionalità non sono riservate a pochi, perché il digitale si apre a diversi livelli di abilità e formazione, rendendo accessibile un numero maggiore di persone.
Le competenze digitali diventano così fondamentali non solo per un’occupazione stabile ma anche per favorire l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali. In particolare, l’uso consapevole e creativo della tecnologia permette di immaginare soluzioni a problemi complessi legati all’ambiente, alla società e all’economia.
Il ruolo attivo dei giovani nel plasmare il futuro tecnologico
L’intervento di Maurizio Fabbri si è concluso con un invito a considerare i giovani non come fruitori passivi ma come protagonisti del processo di innovazione digitale. Secondo lui, i valori e le idee di queste nuove generazioni potranno indirizzare la tecnologia verso modelli più giusti e sostenibili.
È proprio questa partecipazione attiva che può evitare derive negative, come esclusione sociale o sfruttamento eccessivo delle risorse.
Il futuro, delineato a Bologna nel 2025 davanti a centinaia di studenti, dipende anche dalla capacità dei giovani di inserirsi e influire nella politica tecnologica e nei processi decisionali. Solo così il progresso digitale potrà mantenere la promessa di migliorare la qualità della vita e non solo aumentare produttività o ricchezza concentrata.