l'impatto delle marche italiane su economia, lavoro e società nelle percezioni degli italiani nel 2025

l’impatto delle marche italiane su economia, lavoro e società nelle percezioni degli italiani nel 2025

Un sondaggio di Centromarca e SWG a Milano rivela come gli italiani riconoscano il ruolo economico e sociale delle marche, con differenze generazionali su sostenibilità, tradizione, lavoro e intelligenza artificiale.
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L'articolo analizza come gli italiani percepiscono il ruolo economico, sociale e culturale delle marche, evidenziando differenze generazionali nelle priorità di sostenibilità, tradizione e innovazione, oltre a esplorare le sfide nel lavoro e l'impatto dell'intelligenza artificiale. - Gaeta.it

La relazione tra marche e società continua a evolversi nel nostro paese, ponendo le imprese al centro di dinamiche economiche e sociali oggi più che mai evidenti. Un recente sondaggio condotto da Centromarca con SWG a Milano riflette come gli italiani vedano e vivano il ruolo delle marche, esplorando aspettative, valori e sfide legate a lavoro, digitalizzazione e innovazione.

Il ruolo economico e sociale delle marche riconosciuto dagli italiani

L’indagine ha raccolto opinioni di un vasto campione di cittadini italiani, mettendo in luce che l’81% attribuisce alle marche più conosciute un impatto positivo sull’economia nazionale. Queste aziende, secondo gli intervistati, rappresentano motori di sviluppo, occupazione e innovazione. Oltre a questo, il 71% crede che le marche abbiano un ruolo sociale concreto, capaci di contribuire in modo attivo al benessere collettivo, andando oltre la semplice funzione commerciale.

Questo dato conferma il ruolo strategico delle aziende di marca nel tessuto del Paese, dove non si limitano a offrire beni e servizi, ma partecipano direttamente alle dinamiche sociali. Molti italiani le percepiscono come attori responsabili, chiamati a prendere posizione su temi di responsabilità sociale e ambientale. La funzione sociale delle marche si riflette anche nella scelta dei consumatori di orientarsi verso brand che condividono valori e principi etici.

La percezione positiva si lega spesso anche all’idea di continuità e radicamento nella tradizione, insieme a una spinta verso l’internazionalizzazione. L’indagine ha fotografato questa complessità riconoscendo quattro valori essenziali nell’identità di marca molto presenti nelle preferenze degli italiani: impegno nella sostenibilità, investimenti nelle comunità locali, difesa della tradizione italiana e una visione rivolta oltre i confini nazionali.

Differenze generazionali nella percezione dei valori delle marche

La ricerca ha messo a fuoco come il rapporto con i brand muta a seconda dell’età e delle esperienze di chi si esprime. La generazione Z, i nati tra la fine degli anni ’90 e la metà dei 2000, manifesta un legame più forte con aziende che puntano sulla sostenibilità ambientale e offrono una prospettiva internazionale. I giovani privilegiano realtà che affrontano temi ambientali e sociali in modo concreto, incluse pratiche di produzione più responsabili e iniziative globali volte a un impatto positivo.

Al contrario, i Baby Boomers mostrano preferenze più legate a marchi che valorizzano la tradizione italiana, mantenendo salde radici nel territorio e sostenendo l’economia delle comunità in cui sono presenti. Per questa fascia di popolazione, le imprese che investono in iniziative sociali e nei valori locali mantengono un forte richiamo.

I temi che emergono dalla ricerca evidenziano come le aziende siano chiamate oggi a conciliare una molteplicità di valori per risultare attraenti sia ai consumatori che ai potenziali dipendenti. Impegno per la sostenibilità, senso di appartenenza territoriale, apertura al mercato mondiale sono strumenti che definiscono la reputazione e l’appeal dei brand.

La scelta del consumatore come atto di adesione a valori condivisi

Il legame con le marche, specialmente per le generazioni più giovani, va oltre il semplice acquisto. La metà degli italiani percepisce il consumo come una scelta che significa prendere posizione, ovvero sostenere marchi che rispettano standard non solo produttivi ma anche etici e valoriali. Più della metà della Gen Z e dei Millennials si riconosce in un ruolo attivo: acquistare un prodotto serve a partecipare a un progetto più ampio, una sorta di comunità virtuale che si forma attorno alla marca.

Questi gruppi non si limitano a consumare, ma seguono, condividono e vivono i valori comunicati dal brand, spesso attraverso i canali digitali. Il processo d’acquisto oggi si svolge in un contesto phygital: il 91% degli italiani usa strumenti online per informarsi, confrontare prezzi e leggere recensioni. Tuttavia, quasi un terzo preferisce finalizzare l’acquisto di persona, per toccare con mano. Questa doppia modalità richiede alle aziende di offrire esperienze significative sia nei negozi fisici che online.

Il successo delle marche passa quindi dalla capacità di costruire non solo prodotti, ma identità condivise. Il consumatore moderno chiede alle aziende di incarnare valori concreti e di trasmettere una storia coerente, inserendosi in rapporti di fiducia consolidati.

Le trasformazioni del lavoro tra aspirazioni e difficoltà nel reclutamento

Un altro tema centrale emerso riguarda l’attrattività lavorativa delle marche. Il sogno di mettersi in proprio ha perso appeal nell’ultimo decennio, scendendo dal 45% al 33%. Cresce invece la preferenza per il lavoro dipendente, con aspettative più concrete rispetto a sicurezza e stabilità. Questi dati indicano un cambiamento culturale anche nel modo in cui la popolazione immagina il lavoro nel futuro.

Nonostante ciò, molte aziende segnalano difficoltà nel trovare personale qualificato. Un’indagine parallela su industrie associate a Centromarca mostra che quasi il 20% delle imprese ha incontrato problemi frequenti a selezionare figure adeguate negli ultimi due anni; un 61% ha avuto difficoltà sporadiche. Solo una piccola parte, il 2,5%, riferisce di non aver mai affrontato questo problema.

La presenza di servizi aziendali a favore dei dipendenti è piuttosto diffusa. Metà dei lavoratori può godere di iniziative come rimborsi sanitari o convenzioni mediche. Quando chiamati a esprimere preferenze, i lavoratori indicano principalmente rimborsi medici , convenzioni sanitarie e opportunità di viaggi o soggiorni per il tempo libero .

L’intelligenza artificiale tra timori generazionali e aspettative professionali

Lo studio ha esplorato anche l’impatto percepito dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro italiano. Emerge un paradosso: la Gen Z, pur essendo cresciuta con la tecnologia, è la fascia che manifesta maggiore preoccupazione nei confronti dell’IA. Questo dato suggerisce come la familiarità digitale non coincida automaticamente con un approccio positivo verso le trasformazioni indotte dall’automazione.

Secondo le opinioni raccolte, il 42% degli italiani si aspetta che le competenze richieste sul lavoro aumentino, mentre un altro 42% ritiene che l’IA possa portare a una maggiore produttività. Di contro, il 41% teme un calo dei salari, e il 40% auspica che il ritmo e il carico di lavoro diminuiscano. Questi dati mostrano una percezione mista e variegata, con attese e timori che convivono e si intrecciano nella mente di chi si prepara ai cambiamenti futuri.

La riflessione sul futuro del lavoro con l’IA non è dunque univoca. Il confronto tra generazioni evidenzia tensioni e aspettative diverse, più che un consenso definito. Le imprese e le istituzioni sono chiamate a gestire questo equilibrio, ponendo attenzione alle esigenze formative e alla tutela dei lavoratori.

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