Un film che intreccia angoscia e delicatezza, raccontando non la fine del mondo, ma di un’esistenza qualsiasi. “Life of Chuck“, diretto da Mike Flanagan, arriva nelle sale italiane dal 18 settembre 2025 grazie a Eagle Pictures. Dopo il successo al Toronto Film Festival 2024 e l’acquisizione da parte di Neon, distribuzione famosa per titoli come “Parasite“, questa pellicola offre un racconto inedito di Stephen King, lontano dal suo abituale horror.
La trama di Life Of Chuck: tre atti per ripercorrere una vita
Il film non segue una linea temporale classica, ma si sviluppa su tre momenti distinti, apparentemente scollegati, dell’esistenza di Charles Krantz, detto Chuck. L’inizio è segnato da una città che sprofonda nell’oscurità, con interruzioni nella comunicazione e il vuoto degli edifici, ma questa apparente apocalisse riguarda la vita di Chuck, non il mondo intero. Flanagan ha spiegato che la struttura a flashback riflette “affioramenti” di sentimenti e ricordi dentro ogni persona.
Questi segmenti mostrano aspetti diversi della vita di Chuck, tra persone e luoghi differenti. Il regista si distanzia dal suo abituale universo fatto di fantasmi e mostri per soffermarsi su qualcosa di più terreno: la vita umana nella sua fragilità, con le sue perdite e qualche stimolo di felicità, insomma la condizione stessa dell’esistenza.
La fonte narrativa è un racconto di King che mette in relazione la morte con la perdita di un universo personale, immaginato come una biblioteca che brucia. Dentro ogni persona si accumulano ricordi, esperienze, legami che formano la propria identità ; quando un individuo scompare, quel mondo va perso. Qui si coniugano la catastrofe e la dolcezza, il dolore apocalittico e l’empatia, creando un equilibrio sottile.
Tom Hiddleston Interpreta Chuck, un uomo che si affaccia alla fine senza dimenticare la vita
Charles Krantz è interpretato da Tom Hiddleston, noto per il ruolo di Loki nella Marvel. L’attore britannico si è espresso sulla sfida di vestire i panni di un uomo comune che vede la sua vita scorrere all’indietro, cogliendo dettagli intimi e umani in una fase di dissoluzione esistenziale.
Le riprese si sono svolte in modo intenso e concentrato, in soli cinque giorni. Hiddleston ha ricordato che una parte consistente delle scene lo vede impegnato in un ballo sulle strade dell’Alabama, che è diventato quasi una coreografia ripetuta fino allo sfinimento. Quel ballo non è un semplice gesto : rappresenta un momento importante della narrazione e della vita di Chuck.
La scena più lunga lo vede fermarsi a ballare con la musica di una batterista di strada. Mentre attorno si forma un gruppo di spettatori, una donna si unisce a lui. Hiddleston riflette su quel momento, sottolineando che il personaggio forse non sa che la fine è vicina, ma lui come attore sì. Qui la dolcezza si mescola al sentimento di nostalgia, e quel movimento di danza acquisisce significati più profondi, come stelle brillanti nei ricordi.
Un racconto sulla vita più che sulla morte, un invito alla gratitudine
Hiddleston ha considerato la sceneggiatura come una riflessione sulla consapevolezza dell’ignoto legato alla durata della vita. Nessuno conosce la data dell’ultimo giorno e per questo viviamo nell’incertezza tentando di fare del nostro meglio. Il riferimento a Voltaire riassume un pensiero centrale: la seconda vita comincia quando comprendiamo di averne una sola.
Il film, secondo l’attore, non parla di paura della morte ma di apprezzamento per ciò che la vita offre, nei suoi momenti quotidiani. Se anche un solo spettatore uscisse dalla sala con una diversa percezione dei piccoli attimi, allora la pellicola avrebbe raggiunto uno scopo autentico.
Mike Flanagan, già autore di serie horror di successo per Netflix, ha realizzato così la sua più personale storia: un ritratto intimo che si muove tra la tensione di un evento estremo e la poesia minimale della vita di un uomo qualunque.