L’evoluzione delle tariffe e della produzione industriale nel contesto economico italiano mostra segnali contrastanti. Paolo Pizzoli, senior economist di Ing Italia, ha condiviso alcune valutazioni durante la presentazione della piattaforma editoriale ‘Think‘, uno spazio dedicato all’analisi finanziaria e macroeconomica. Le sue osservazioni, emerse in un evento a Milano nel 2025, illustrano una situazione economica ancora incerta, con punti di domanda sulle tempistiche di una possibile ripresa.
Previsioni sulle tariffe: la cautela prevale sulle attese ottimistiche
Paolo Pizzoli ha definito «eccessivamente ottimistico» aspettarsi sorprese positive da parte delle tariffe a breve termine. Secondo l’economista, è improbabile che nei prossimi mesi si registrino cambiamenti sostanziali che possano dare una spinta significativa al mercato a fronte dell’imposizione tariffaria. La situazione, infatti, resta in fase di monitoraggio e non ci sono segnali concreti che indichino un’accelerazione positiva nel breve periodo.
La cautela nelle stime sulle tariffe riflette una fase economica segnata da molteplici fattori di incertezza, tra cui dinamiche geopolitiche e le ripercussioni dei costi energetici sui prezzi di produzione. Il mantenimento di questa prudenza nell’attesa di sviluppi più chiari segnala la complessità del quadro economico attuale, in cui ipotesi troppo ottimistiche rischiano di non tenere conto delle sfide ancora presenti.
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Stabilizzazione della produzione industriale
L’analisi di Pizzoli si concentra anche sulla situazione della produzione industriale in Italia. L’economista sottolinea che nonostante qualche segnale di miglioramento, la produzione tende più a stabilizzarsi che a mostrare una vera e propria ripresa. Questo significa che le imprese non stanno ancora aumentando significativamente la loro attività, ma stanno piuttosto cercando di mantenere livelli costanti dopo un periodo di difficoltà.
Un elemento importante è rappresentato dalla mancata ripresa del ciclo delle scorte. La gestione degli inventari è fondamentale per capire le prospettive di crescita: a oggi non si riscontrano variazioni nelle scorte che possano far pensare a un incremento degli ordini. Senza un aumento degli ordini, la produzione rimane su cifre stabili, senza slanci verso una nuova fase espansiva.
Questo dato evidenzia due aspetti: da una parte, l’attesa delle aziende per condizioni più favorevoli; dall’altra, l’incertezza su domanda e offerta che frena qualsiasi rilancio immediato.
Il ruolo del prezzo dell’energia nei costi di produzione e nelle prospettive economiche
Un punto sottolineato da Pizzoli riguarda il prezzo dell’energia, in particolare il calo del petrolio, che potrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno. Nel corso del 2025, il costo energetico ha mostrato una discesa, e si prevede che questa tendenza possa durare nella seconda metà dell’anno.
Questa riduzione può abbassare i costi di produzione per le imprese, con benefici sulla competitività e potenzialmente sull’offerta di beni e servizi. Un costo energetico più contenuto, infatti, riduce le spese operative, alleggerendo il peso che grava sulle aziende e sui consumatori.
Non è però un cambiamento che si tradurrà automaticamente in una ripresa immediata: si tratta piuttosto di un elemento positivo, ma inserito in un quadro più ampio di fragilità economica. Il calo del prezzo del petrolio non può, da solo, invertire una fase ancora complessa.
Una fase di transizione con vari angoli di incertezza sul futuro economico
Le parole di Paolo Pizzoli definiscono il presente come una “fase di transizione”. Questo passaggio può offrire qualche spunto positivo, ma resta caratterizzato da molte incognite. L’incertezza deriva da diversi fattori, quali le condizioni del mercato globale, i cambiamenti delle politiche economiche e la ripresa delle dinamiche produttive.
L’economia italiana si muove quindi in una zona grigia: non mostra segnali di forte peggioramento, ma neppure quelli di una ripresa solida. Gli attori economici sembrano attendere indicazioni più chiare per pianificare investimenti e produzioni.
Questo quadro pone un’importante sfida per le istituzioni e per le imprese: come muoversi in assenza di segnali forti e come prepararsi a scenari che potrebbero cambiare rapidamente, in base all’evoluzione dei prezzi dell’energia e delle condizioni globali.