La tavola rotonda “Sindacato dei manager e nuovo lavoro” ha raccolto a Milano esperti e rappresentanti di Manageritalia per discutere le trasformazioni in atto nel mondo del lavoro e il ruolo dei manager nel futuro. Al centro del confronto sono emersi i cambiamenti legati alla tecnologia, all’organizzazione e al lavoro agile, molto più di una modalità di presenza o assenza fisica, ma una vera rivoluzione culturale che ha modificato il rapporto tra tempo, spazio e attività lavorativa.
Le trasformazioni che ridefiniscono il lavoro in ogni settore
Marco Bentivogli, esperto di politiche industriali, ha posto l’accento su tre grandi mutamenti che stanno investendo l’intera economia italiana. Non si tratta solo di innovazione tecnologica, oggi dominata dall’intelligenza artificiale, ma anche di fattori demografici ed ambientali, aspetti spesso sottovalutati, in particolare il cambiamento demografico. Bentivogli ha descritto quest’ultimo come uno “tsunami”, riprendendo un’espressione del New York Times, che impatterà profondamente l’organizzazione delle imprese e il mercato del lavoro. In effetti, non esiste settore che sfugga a questi cambiamenti: dall’industria ai servizi, tutte le aree stanno vivendo un passaggio che richiede nuove competenze, adattamento e una visione diversa del lavoro e delle persone coinvolte.
L’importanza del tema demografico e ambientale
Il tema demografico riguarda l’invecchiamento della forza lavoro e il progressivo aumento delle persone over 60 attive o disponibili. Questa tendenza invita a riflettere sulle politiche di inclusione, salute e formazione continua. Le conseguenze ambientali coinvolgono invece i modelli produttivi, con un’attenzione crescente verso la sostenibilità e l’impatto sull’ecosistema. La trasformazione digitale non è più confinata a settori specifici, ma investe, come detto, ogni attività con strumenti come l’intelligenza artificiale, l’automazione e l’analisi dei dati. La pressione su lavoratori e manager cresce, perché serve ridefinire metodologie, ruoli e processi produttivi. Questi cambiamenti richiedono interventi coordinati e un dialogo tra parti sociali per evitare che i lavoratori rimangano esclusi dal progresso.
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Il lavoro agile come modello per il futuro delle aziende
Chiara Bisconti, consulente aziendale, ha fatto chiarezza su una confusione che ancora c’è intorno al termine “lavoro agile”. Non si tratta soltanto della possibilità di lavorare da casa o in ufficio, ma di un nuovo modo di riorganizzare il lavoro nel tempo e nello spazio. La legge del 2017 ha definito chiaramente il concetto, evidenziando la possibilità per i lavoratori di alternare luoghi e orari per svolgere le proprie mansioni in modo flessibile.
Bisconti ha sottolineato come il lavoro agile abbia cambiato profondamente il rapporto tra individuo, lavoro e organizzazione, ridefinendo il senso e lo scopo dell’attività lavorativa. Non è più un semplice luogo fisico, ma una visione che mette al centro la persona e le sue esigenze, consentendo un equilibrio tra vita privata e professionale. Questo modello apporta vantaggi ma anche sfide, quali il bisogno di stabilire regole chiare, mantenere lo spirito del gruppo e garantire la sicurezza dei dati. L’applicazione concreta del lavoro agile varia però significativamente a seconda delle aziende, dei settori e delle mansioni. Proprio per questo è essenziale un approccio dialogico che sia capace di evitare fraintendimenti e di costruire soluzioni condivise tra imprese e lavoratori.
Manageritalia e il ruolo della rappresentanza nella nuova realtà lavorativa
Monica Nolo, vicepresidente di Manageritalia, ha evidenziato come la rappresentanza dei manager deve basarsi su una reale comprensione di chi si rappresenta. Questo significa che la struttura sindacale deve aprirsi a temi ampi e diversificati, poiché i manager si trovano oggi a confrontarsi con questioni nuove e complesse. Nolo ha spiegato che in Manageritalia si sta lavorando su un ventaglio di quindici tematiche importanti per la categoria.
Temi chiave per la rappresentanza dei manager
Questi temi spaziano dalla definizione dei diritti dei manager alla formazione, dall’inserimento nell’organizzazione del lavoro post-pandemica fino alla tutela della salute e all’equilibrio tra vita privata e professionale. La rappresentanza manageriale non è più legata solo a profili tradizionali, ma si estende anche a nuove figure, richiedendo strumenti e forme di dialogo più flessibili. La capacità di ascolto delle esigenze reali dei manager è cruciale per costruire proposte concrete che rispecchino le trasformazioni in corso.
Comunicazione e radicamento territoriale nel sindacato manageriale
Simone Pizzoglio, vicepresidente di Manageritalia, ha richiamato l’attenzione sull’importanza di creare una comunicazione efficace, che non sia solo strategica, ma capace di ascoltare la base, cioè delegati e rappresentanti territoriali. Manageritalia conta infatti 14 associazioni aderenti ed è presente in tutto il territorio nazionale, un dato che testimonia la volontà di mantenere un contatto diretto e reale con i manager sul campo.
Questa presenza diffusa permette di cogliere le sfumature locali e di adattare l’azione sindacale in base a bisogni e opportunità specifiche. La comunicazione diventa così uno strumento che facilita il dialogo tra la struttura centrale del sindacato e le realtà aziendali. Uno degli obiettivi dichiarati è mantenere aggiornata la rappresentanza in modo che risponda a questioni concrete e variegate. La sfida resta quella di rendere visibile il sindacato dei manager in un contesto lavorativo segnato da cambiamenti rapidi e continui, capace di farsi punto di riferimento credibile per chi si trova a operare in questa nuova fase.