Le isole baleari abbandonano gli influencer per contrastare l’overtourism e salvaguardare l’ambiente

Le isole baleari abbandonano gli influencer per contrastare l’overtourism e salvaguardare l’ambiente

L’overtourism nelle isole Baleari, causato dall’influenza di influencer su Instagram e TikTok, spinge il governo regionale a limitare l’afflusso turistico e promuovere un turismo più consapevole e sostenibile.
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L'overtourism nelle isole Baleari, alimentato dalla popolarità degli influencer, ha causato sovraffollamento e danni ambientali, spingendo il governo regionale a promuovere un turismo più consapevole e sostenibile, abbandonando le tradizionali campagne di influencer marketing. - Gaeta.it

L’overtourism continua a creare situazioni critiche in numerose località turistiche nel mondo, dalle spiagge alle montagne. Le isole baleari, una meta ambita nel Mediterraneo, affrontano questo fenomeno dopo anni di promozione tramite influencer sui social media. Ora, il governo regionale cambia strategia per proteggere luoghi delicati come caló des moro o il belvedere es vedrà, puntando su un turismo più consapevole e meno massificato.

L’impatto degli influencer sulla scelta delle destinazioni turistiche

Negli ultimi anni, influencer di Instagram e TikTok hanno acquisito un ruolo determinante nel settore turistico. Oltre il 60% degli utenti si affida ai consigli pubblicati sui social per decidere dove trascorrere le vacanze. Le campagne di influencer marketing nascono dalla collaborazione tra enti turistici e creator online, attività consolidate da tempo per spingere i viaggi verso specifiche mete.

Questa forma di promozione ha funzionato perché sfrutta il potere di coinvolgimento diretto degli influencer e la loro capacità di mostrare angoli suggestivi o esperienze autentiche. Eppure, la popolarità improvvisa di zone molto fragili ha portato a un’affluenza incontrollata, con problemi di sovraffollamento e danni ambientali difficili da gestire da parte delle amministrazioni locali.

Una doppia faccia del turismo mediatico

Nel complesso, gli influencer riescono a trasformare piccole località in vere attrazioni, attirando turismo di massa. Questo rappresenta un’arma a doppio taglio: porta benefici economici, ma spinge il territorio verso situazioni di crisi soprattutto quando manca un piano di gestione integrato che tenga conto dei limiti della natura e della comunità.

Caló des moro e altri esempi di sovraffollamento nelle baleari

Tra i casi emblematici delle baleari c’è la spiaggia di caló des moro, a Maiorca, diventata famosa grazie ai video e foto di influencer in visita. La sindaca di Santanyí, Maria Pons, ha riferito che ogni giorno la caletta riceve 4.000 visitatori e 1.200 autovetture. La pressione su un luogo così piccolo si traduce in rischi concreti per l’ambiente e la qualità della vita dei residenti.

Il comune si trova a dover sostenere costi crescenti per pulizia e controllo, spese che ricadono sui cittadini attraverso aumenti fiscali. La situazione simile si registra a Ibiza, con il belvedere es vedrà, meta simbolo resa popolare da contenuti virali e presenze di vip. Qui si sono manifestati disagi che hanno portato alla chiusura temporanea del sito per contenere i danni da eccessivo afflusso.

Conseguenze del turismo virale

Questi casi mostrano come la viralità digitale, benché rivolta alla promozione positiva, possa scatenare conseguenze difficili da gestire in contesti molto fragili e limitati nel ricevere grandi numeri di turisti. Il sovraffollamento provoca erosione del suolo, disturbo all’ecosistema e pressione sulle infrastrutture pubbliche.

Le nuove misure delle baleari contro l’overtourism e la fine dell’influencer marketing convenzionale

Di fronte ai numeri crescenti e agli effetti collaterali dell’overtourism, le autorità delle baleari hanno messo in atto interventi per limitare l’impatto turistico. L’arcipelago ha ospitato milioni di visitatori solamente nel 2024, soprattutto a Maiorca, Ibiza, Minorca e Formentera, creando un peso non sostenibile sull’ambiente e la comunità.

Il dipartimento del turismo, che per anni ha collaborato con influencer per distribuire meglio il turismo verso aree meno battute, ha constatato il fallimento di questa strategia. Le zone remote attratte dall’attenzione online sono diventate soggette a ingressi massicci senza un’adeguata preparazione.

Un cambio di rotta nella promozione

Per questo motivo, oggi si sceglie di abbandonare le campagne di influencer marketing tradizionali. La nuova linea richiede di differenziare l’approccio: non basta più attirare visitatori in senso quantitativo, serve che chi crea contenuti promuova con consapevolezza e respecte i limiti del territorio. Si cerca una comunicazione che induca turisti a scelte responsabili, preservando luoghi naturali e sostenendo le comunità locali nel tempo.

Questa svolta prova ad affrontare problemi complessi legati alla tutela ambientale e alla qualità della vita, riconoscendo i limiti della mera popolarità sui social come unico strumento di promozione turistica.

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