Lavoratori pastori pagati due euro l’ora e sfruttati in azienda agricola della marsica: scatta la sospensione

Lavoratori pastori pagati due euro l’ora e sfruttati in azienda agricola della marsica: scatta la sospensione

Un controllo della guardia di finanza e dell’ispettorato del lavoro nell’azienda agricola della Marsica ha scoperto sfruttamento di due pastori pagati due euro l’ora e costretti a lavorare 12 ore in condizioni abitative degradanti.
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Un controllo in un'azienda agricola della Marsica ha scoperto gravi violazioni sul lavoro, con due pastori pagati due euro l'ora e costretti a lavorare fino a 12 ore al giorno in condizioni precarie, portando alla sospensione dell'attività e a denunce per sfruttamento e irregolarità edilizie. - Gaeta.it

Un controllo regionale ha portato alla luce condizioni di lavoro sotto il minimo sindacale per due pastori impiegati in un’azienda agricola della marsica, dove venivano pagati appena due euro all’ora e costretti a lavorare fino a 12 ore al giorno. La scoperta è avvenuta durante un intervento congiunto della guardia di finanza di avezzano e dell’ispettorato territoriale del lavoro dell’aquila, che ha portato alla sospensione dell’attività a seguito di irregolarità gravi nella gestione del personale e nelle strutture.

Il contesto del controllo e il ruolo dei mediatori culturali

L’intervento si è svolto grazie alla collaborazione con mediatori culturali dell’organizzazione internazionale per le migrazioni , una presenza fondamentale per agevolare la comunicazione con i lavoratori, tra cui un richiedente protezione internazionale. Questo aspetto ha contribuito a individuare condizioni di sfruttamento difficili da rilevare senza un supporto linguistico e culturale adeguato. La presenza di mediatori ha permesso di raccogliere testimonianze precise e affidabili, focalizzando l’attenzione sulle ore di lavoro, la retribuzione e le condizioni abitative.

Irregolarità nel rapporto di lavoro

Le verifiche hanno confermato l’impiego irregolare: uno dei pastori era completamente “in nero”, senza alcun contratto regolare, mentre l’altro presentava situazioni irregolari, oltre a subire un salario al di sotto del minimo previsto dalle norme italiane. Questo ha innescato l’apertura di un procedimento per sfruttamento del lavoro e violazione delle leggi sulla sicurezza. La collaborazione con esperti di mediazione culturale emerge come elemento chiave nella lotta contro il lavoro irregolare, in particolare quando coinvolge migranti o persone in condizione di vulnerabilità.

Condizioni di lavoro e alloggio: paghe minime e vita in un magazzino fatiscente

I due pastori lavoravano su turni massacranti, fino a 12 ore consecutive, ricevendo un compenso di appena due euro l’ora. Questo valore è largamente inferiore al minimo legale previsto per il settore agricolo. Ma non è tutto: vivevano in un locale ricavato da una rimessa per mezzi, un ambiente poco più che precario, privo di adeguati servizi igienici e di condizioni minime d’igiene. Il soffitto era soppalcato e il luogo non era destinato ad abitazione, rendendo le condizioni degradanti e pericolose per la salute.

Gli inquirenti hanno sottolineato come questi fattori costituiscano una forma evidente di sfruttamento. Le leggi italiane stabiliscono valori salariali e norme igienico-sanitarie per chi lavora in agricoltura, norme che in questo caso venivano totalmente ignorate. Dai controlli è emerso un quadro drammatico: lavoro senza tutele, retribuzioni quasi simboliche e alloggi in condizioni di quasi emergenza. Situazioni del genere si riflettono anche sul benessere degli animali, nel caso specifico circa 400 capi di bestiame ospitati nella stalla sottoposta a controllo.

Violazioni edilizie e implicazioni legali: stalla costruita senza permessi

Al di là delle irregolarità nel trattamento dei lavoratori, la stalla dell’azienda risultava costruita senza alcuna autorizzazione edilizia, quindi in palese violazione del regolamento urbanistico locale. Questo dettaglio ha aggravato la posizione degli indagati, che ora devono rispondere anche di abusi nell’utilizzo del terreno e nella realizzazione di strutture non conformi alle norme.

Le autorità hanno sottolineato come il mancato rispetto dei permessi di costruzione influisca sia sulla sicurezza dei lavoratori sia sulla tutela del territorio. I controlli hanno evidenziato come, quando la regolarità urbanistica viene ignorata, aumentano i rischi per la salute pubblica e per i lavoratori impegnati quotidianamente all’interno di strutture non adeguate.

Denunce e quadro penale

Il legale rappresentante dell’azienda è stato denunciato alla procura di avezzano per sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita, secondo quanto previsto dall’articolo 603 bis del codice penale. Nel mirino anche la mancata applicazione del decreto legislativo 81/2008 relativo alla sicurezza sul lavoro, con possibili sanzioni amministrative e penali già al vaglio degli inquirenti.

Gli effetti del sequestro e le misure per contrastare lo sfruttamento sul lavoro

L’accertamento della posizione irregolare e la percentuale di lavoratori “in nero” superiore al 10% hanno portato alla sospensione immediata dell’attività agricola. Questo provvedimento è una misura prevista dalla normativa italiana per fermare sul nascere condizioni di sfruttamento e tutelare lavoratori in situazioni di vulnerabilità.

Il caso mette in evidenza la necessità di controlli costanti e il ruolo delle forze dell’ordine nella vigilanza sulle aziende agricole. È noto come il settore agricolo presenti specifiche criticità, soprattutto riguardo alla manodopera migrante, spesso esposta a condizioni di lavoro pesanti e poco regolamentate.

L’intervento congiunto tra guardia di finanza e ispettorato del lavoro, insieme al supporto di mediatori culturali, rappresenta una risposta concreta per evitare lo sfruttamento e garantire condizioni dignitose. Le verifiche continueranno per individuare eventuali ulteriori irregolarità e per assicurare che i lavoratori coinvolti ricevano la tutela prevista dalla legge.

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