Lavoratori in presidio per licenziamento di un rappresentante sindacale dopo un errore sui permessi 104

Lavoratori in presidio per licenziamento di un rappresentante sindacale dopo un errore sui permessi 104

Un operaio Fiom del milanese licenziato per un errore sui permessi 104 ha ottenuto la revoca grazie a uno sciopero di 200 lavoratori e un accordo tra sindacato e azienda.
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Un operaio delegato Fiom è stato licenziato per un errore nei permessi 104, scatenando uno sciopero di 200 lavoratori che ha portato alla revoca del licenziamento e a un accordo sindacale con l’azienda. - Gaeta.it

Una vicenda di conflitto sindacale si è svolta in una fabbrica del milanese dove un operaio delegato Fiom era stato licenziato a causa di un errore burocratico legato ai permessi 104. L’episodio ha mobilitato circa 200 lavoratori che per quattro giorni hanno mantenuto uno sciopero a oltranza e un presidio davanti ai cancelli dello stabilimento. La protesta ha portato a un accordo tra sindacato e azienda, con la revoca del licenziamento in favore di un provvedimento disciplinare.

Il caso di fabio e la disputa sui permessi 104

Fabio, rappresentante dei lavoratori per la Fiom, era stato licenziato in seguito a un errore nella documentazione relativa ai permessi 104, che lui utilizzava per assistere la moglie con invalidità riconosciuta. L’azienda aveva interpretato la svista come una “rottura del rapporto di fiducia”, giustificando così la decisione estrema del licenziamento. Fabio stesso aveva segnalato il problema nei documenti, ma la risposta dell’impresa è stata quella di un provvedimento immediato.

La situazione ha scatenato un forte malcontento tra i colleghi che hanno vissuto il licenziamento come un atto ingiusto, legato a un errore che l’operaio aveva cercato di correggere. In particolare, il licenziamento ha acceso un dibattito sulla gestione dei permessi per assistenza familiare e sul rispetto dei diritti dei lavoratori, soprattutto in un momento delicato per chi si occupa di familiari con disabilità. La controversia è andata al di là del singolo caso, diventando un simbolo di resistenza contro decisioni aziendali percepite come eccessive.

La protesta dei lavoratori: sciopero e presidio davanti alla fabbrica

Appena appresa la notizia del licenziamento, circa 200 lavoratori della fabbrica del milanese hanno deciso di lavorare in sciopero a oltranza. Il presidio permanente ai cancelli, durato quattro giorni dall’alba al tramonto, ha visto la partecipazione della quasi totalità degli operai. Le parole d’ordine “se toccano uno, toccano tutti” e “o rientriamo tutti o non rientra nessuno” hanno scandito le giornate di lotta collettiva.

I lavoratori hanno manifestato una forte solidarietà nei confronti di Fabio. La presenza costante di delegati sindacali provenienti da altre realtà e di attivisti della Fiom di Milano ha fornito supporto e visibilità all’azione. In questo modo lo sciopero si è trasformato in un segnale chiaro rivolto all’azienda, per chiedere il ritiro del licenziamento. La mobilitazione ha coinvolto anche aspetti organizzativi quotidiani della fabbrica, dando rilievo alla dimensione collettiva del conflitto.

L’intesa tra fiom e azienda: il licenziamento diventa provvedimento disciplinare

Dopo quattro giorni di confronto e pressione sindacale, è arrivata la svolta. La segretaria generale della Fiom di Milano, Elena Dorin, ha comunicato ai lavoratori in presidio il raggiungimento di un accordo con l’azienda. Il licenziamento di Fabio è stato trasformato in un provvedimento disciplinare, da discutere nel dettaglio con la direzione il giorno successivo.

Questo risultato ha avuto una forte eco tra le maestranze, che hanno risposto con applausi e manifestazioni di soddisfazione. Nel suo intervento, Elena Dorin ha evidenziato il ruolo determinante della solidarietà tra lavoratori e delegati, sottolineando come queste giornate abbiano permesso di cancellare quella che era stata giudicata come una ingiustizia. L’accordo rappresenta un compromesso che salva il posto di lavoro di Fabio e riconosce l’impegno collettivo di chi ha sostenuto la protesta.

Implicazioni sulla tutela dei permessi 104 e i diritti dei lavoratori

Il caso di Fabio ha riportato al centro dell’attenzione la gestione dei permessi previsti dalla legge 104/92, strumenti fondamentali per chi assiste familiari con disabilità ma soggetti a complessità amministrative. La vicenda dimostra come anche piccoli errori formali possano tradursi in conseguenze pesanti, se le aziende scelgono la via del licenziamento come risposta immediata.

Il riscontro collettivo ottenuto dalla protesta evidenzia l’importanza della partecipazione sindacale e della rappresentanza nei contesti produttivi. Il sostegno alla tutela dei diritti sociali si è dimostrato decisivo per imporre una revisione della decisione aziendale, garantendo una maggiore attenzione alla dimensione umana e familiare del lavoratore. È probabile che questo episodio influenzerà le relazioni sindacali e la gestione dei permessi assistenziali in altre realtà produttive.

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