La recente crescita dei dazi imposti dagli Stati Uniti sta creando tensioni importanti per l’export italiano, soprattutto nel settore agroalimentare. Le previsioni di Nomisma indicano una possibile perdita significativa di fatturato per le imprese che esportano negli Usa. Nel contesto segnato da oscillazioni del cambio euro/dollaro e da un clima di incertezza politica, gli effetti per l’economia italiana potrebbero essere rilevanti. Ciò emerge da una nota di Paolo De Castro, presidente di Nomisma e già europarlamentare, che delinea i rischi e le difficoltà per le imprese italiane coinvolte nei flussi commerciali transatlantici.
Come i dazi colpiscono il settore agroalimentare italiano
Secondo Nomisma, ogni aumento di 10 punti percentuali dei dazi americani comporta una perdita di circa 500 milioni di euro per l’export agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti. Anche se le quotazioni si fermassero al 10%, l’effetto sarebbe comunque significativo per diverse filiere. La stima prende in considerazione trend recenti e dati di scambio bilaterale, segnalando come i costi aggiuntivi sulle importazioni riducano la competitività dei prodotti italiani nel mercato Usa. Settori come il vino, l’olio d’oliva, i formaggi e altri prodotti tipici potrebbero subire rallentamenti nelle vendite.
Conseguenze per esportatori e filiere
Questi dazi rappresentano un ostacolo diretto per gli esportatori, costringendo molte aziende a rivedere i piani di produzione e distribuzione sul mercato americano. La perdita di fatturato si traduce anche in minori margini e potenziali ricadute sull’occupazione, specialmente nelle realtà più piccole. L’effetto si distribuisce lungo tutta la filiera: dal produttore agricolo al trasformatore fino ai canali di vendita finali.
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Il clima di incertezza frena investimenti e strategie
Paolo De Castro sottolinea come l’incertezza sulle aliquote daziarie metta in discussione le decisioni di molti operatori. Gli annunci continui, le proroghe e i ripensamenti sull’entità dei dazi hanno creato un quadro instabile. Gli esportatori italiani non sanno a cosa attenersi nel breve e medio termine, così come gli importatori statunitensi. Questa situazione di confusione porta a bloccare contratti e investimenti.
Effetti sui piani aziendali e il credito
In assenza di certezze sulle condizioni di scambio, le aziende evitano di impegnarsi in progetti o collaborazioni durature. La precarietà del contesto rende difficile pianificare campagne pubblicitarie, produzioni stagionali e nuove aperture di mercato. Anche il credito si irrigidisce, perché gli istituti finanziari vedono aumentare i rischi legati all’esposizione verso l’export Usa. Quindi, l’attività commerciale rallenta e si rischia di perdere quote di mercato a vantaggio di concorrenti esteri più stabili dal punto di vista regolatorio.
Il cambio euro/dollaro peggiora la situazione
Negli ultimi mesi, il tasso di cambio tra euro e dollaro ha subìto oscillazioni tali da ridurre ulteriormente la competitività europea nel mercato americano. In particolare, il dollaro ha perso valore rispetto all’euro arrivando a valori vicino al minimo storico. Ciò rende più costosi i beni europei per l’acquirente statunitense e ne condiziona la domanda.
Combinazione di dazi e cambio sfavorevole
Questa dinamica si somma all’effetto dei dazi, amplificando il problema per le imprese esportatrici. La minor convenienza valorizzata dal cambio sfavorevole genera una contrazione degli ordinativi. Dalla piccola bottega al grande operatore, tutti devono considerare questo elemento di rischio. Da un lato si affrontano dazi crescenti, dall’altro una moneta forte che penalizza le esportazioni. Nello scenario complessivo, i rischi di fluttuazioni imprevedibili restano l’incognita principale.
Le risposte europee e i rapporti commerciali con gli usa
La strategia della risposta europea ai dazi imposti da Washington appare complessa. De Castro indica che una reazione con controlli o controdazhi potrebbe scatenare un’escalation difficile da gestire. Questo genere di contrapposizioni rischia di bloccare i flussi commerciali e di innescare una guerra commerciale dai risvolti imprevedibili.
Posizione equilibrata e stabilità negoziale
Per il momento l’indicazione dell’Europa è di mantenere una posizione equilibrata e di non lasciarsi trascinare da decisioni impulsive. La stabilità negoziale sembra prioritaria, perché finora gli interventi Usa sono risultati piuttosto imprevedibili e non sempre supportati da un quadro coerente. Questo contesto richiede cautela e prudenza per evitare di compromettere ulteriormente i rapporti economici tra le due sponde dell’Atlantico.
I settori coinvolti restano sotto osservazione, mentre le dinamiche politiche continuano a influenzare il commercio internazionale e le strategie delle aziende italiane impegnate sui mercati esteri.